Bruno Munari, Fantasia, Roma-Bari, Laterza, 1977
Oggetti pensati come tanti invece di uno.
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Un altro aspetto elementare della fantasia appare quando si moltiplicano delle parti di un insieme, senza altre infiltrazioni. Il drago dalle sette teste è forse l’esempio più noto. Molte divinità indiane hanno tante braccia, altre tanti occhi o tante teste. Recentemente sono stati fatti esperimenti di fantasia infantile, dallo psicologo Edward De Bono, e pubblicati in un suo libro edito da Garzanti, dal titolo: I bambini di fronte ai problemi. Il De Bono ha dato a dei bambini alcuni problemi e ha invitato i bambini a risolverli con un progetto in parte disegnato e in parte scritto. Fra i vari problemi, uno diceva: Migliorate il corpo umano. I bambini erano liberi di fare qualunque tipo di progetto; per loro migliorare il corpo umano vuol dire modificarlo in modo che si possa fare quello che non si può fare con il nostro corpo normale. Fra le più frequenti risposte troviamo la moltiplicazione degli elementi. Dice una bambina di nove anni che ha fatto un autoritratto con sei braccia: «Io vorrei due altre paia di braccia così posso usare le cose più in fretta e toccare meglio. Ne vorrei due davanti e due di fianco. E vorrei cinque dita in più su ogni mano ».
Questo tipo di moltiplicazione degli elementi o delle parti di un insieme non modifica le funzioni note degli elementi moltiplicati: tanti occhi ma sempre per guardare, tante mani ma sempre per prendere o toccare. E spesso non c’è, in questo aspetto elementare della fantasia, nemmeno una variazione di dimensione: gli elementi moltiplicati sono uguali tra loro. In certi altri casi invece, troviamo variazione dimensionale degli elementi moltiplicati: vedi le famose bambole russe, di legno tornito e dipinto, una dentro l’altra con dimensioni degradanti. Lo stesso si può dire delle scatole cinesi, una dentro l’altra come le bambole. In questo caso la fantasia ha utilizzato un altro elemento che è quello della sorpresa e cioè, si vede un oggetto ma non si sa se e quanti altri come lui ne contiene.
Un viale di alberi uguali, disposti a distanze uguali, è un altro caso di moltiplicazione di un elemento, considerando il viale come l’insieme. Caso di fantasia elementare, specialmente quando il viale di alberi uguali è situato in una strada cittadina dove già abbiamo un allineamento di case. Il viale di alberi uguali sta certamente meglio in aperta campagna dove lo si può percorrere avendo ai due lati la visione del paesaggio variato della campagna con altri alberi, cespugli, coltivazioni, orti, case, animali. In città, casomai, sarebbe più giusto e più evoluto, fare un viale di alberi diversi, una composizione lineare che si presenti non in modo monotono come il resto del paesaggio cittadino, ma che formi un insieme variato come un giardino lineare con fioriture stagionali diverse, con alberi a foglia perenne e non. Dice: vienimi a trovare, abito al numero 39 vicino alla magnolia piena di uccelli.
Oggetti pensati come tanti invece di uno.
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