Paolo Costa >
Finalmente un contributo critico serio sul rapporto fra Twitter e letteratura. È di Hassan Bogdan Pautàs (@TorinoAnni10), che lo ha al Salone del Libro di Torino.
Finalmente un contributo critico serio sul rapporto fra Twitter e letteratura. È di Hassan Bogdan Pautàs (@TorinoAnni10), che lo ha presentato all’incontro del 13 maggio scorso su Twitteratura? Intersezioni, rotture e continuità nelle pieghe letterarie di Twitter durante il recente Salone del Libro di Torino. Lo si può leggere nel blog di Hassan Bogdan Pautàs, qui.
L’aura calviniana e, in particolare, il riferimento alle Lezioni Americane mi sembra un buon punto di partenza per comprendere il senso di Twitter, o la sua consistenza. C’è un punto sul quale varrebbe la pena un supplemento di indagine: la dialettica superficialità/profondità. Twitter è superficiale, perché non offre uno spazio sufficiente per argomentare. Twitter è profondo, perché contiene sonde che si inabissano nell’universo dei significati (“ancore multimediali”). La metafora pelagica è davvero pertinente e ci riporta a Calvino e al dramma di Palomar, che cerca di decifrare l’alfabeto delle onde del mare: “Solo dopo aver conosciuto la superficie delle cose […] ci si può spingere a cercare quel che c’è sotto. Ma la superficie delle cose è inesauribile”. Quello di Palomar è il dramma della consistenza dei significati, che sta nelle pieghe del rapporto fra la superficie instabile del mare, sempre in movimento e mai uguale a se stessa, e le profondità nascoste cui attingere per reperire il vero significato delle cose. Ma non è forse Twitter, questa superficie increspata con lampi di inatteso spessore?
Parafrasando un altro scrittore oulipiano, Kobo Abe, affermiamo che Twitter è “un infinito limitato, un labirinto dove non ci si perde mai”, come la Tokyo ctonia in cui il detective senza nome di Moetsukita chizu (La mappa bruciata, del 1967, disponibile in traduzione inglese) si immerge alla ricerca del signor Nemuro.
