Testo e cooperazione

Paolo Costa >

“Un testo vuole che qualcuno lo aiuti a funzionare”: era il 1979 e Umberto Eco pubblicava da Bompiani il suo saggio Lector in fabula. La cooperazione interpretativa nei testi narrativi. Vale la pena di ricordare oggi i fondamenti teorici definiti dalla semiotica alla base del meccanismo generativo del testo, che incorpora due strategie: quella dell’autore e quella del lettore.

Ieri Isolaria Pacifico, sul blog del Corriere della Sera Sei Gradi, ha ricordato che il mondo della letteratura aumentata, ossia abilitata dalle tecnologie computazionali e della connessione, è fatto di scritture di varia natura (vedi qui). Ci sono le scritture d’autore, al singolare. Quelle pseudo-collettive, ma in realtà “solo” cumulative. E infine quelle collaborative. Poi ci sono le riscritture: un nuovo modo – anch’esso collaborativo – di aiutare un testo a funzionare, per dirla con Eco. È quella cosa che noi abbiamo provato a fare con Twitter, chiamandola twitteratura. Il post di Isolaria ha prodotto un fulminante dibattito a colpi di tweet. Lo ricostruiamo di seguito.

@titofaraci, autore di #tWeBook insieme a Angioletto Free: “Un narratore racconta storie che qualcuno legge. A me piacciono ruoli chiari e separati.”

@ArtNite, autore del libro Zagreb e della versione digitale arricchita eZagreb: “Secondo me siamo tutti scrittori e tutti lettori.”

@isopaci: “Sono modi diversi. Li ho raccontati. Scrittori/lettori/editori lavorare sulle sfumature.”

@titofaraci: “Non sono sfumature, ma confini importanti.”

@isopaci: “Sono o erano o dovrebbero essere?”

@00doppiozero, sito web dove si producono testi, si dà spazio ai singoli autori e si progettano opere collettive: “La pratica di scrittura e di lettura è la medesima.”

@titofaraci: “Suona bene, ma non capisco il senso. Scrivere è scrivere, leggere è leggere.”

@00doppiozero: “Preferisco pensarla così: differenti ruoli, una pratica.”

@isopaci: “Altro lavoro è pubblicare. Almeno ora.”

@sictwit, ovvero la voce di Scritture Industriali Collettive, che ha appena dato alle stampe il romanzo resistenziale In Territorio Nemico (ne ho parlato qui): “Il punto è che la staffetta non può produrre letteratura. Da questa consapevolezza già nel 2006 partiva la progettazione SIC. Non è un caso che ci siano voluti sei anni.”

@titofaraci: “Complimenti. Concordo al 100% sul progetto.”

@isopaci: “Il punto è capire se c’è modo di produrre letteratura (e valore) in modalità collettiva.”

@sictwit: “Non sta a noi dirlo ma lo scopo di questi sei anni di lavoro era rispondere a tale domanda. #InTerritorioNemico non nasce per aprire questioni, ma per chiuderle.”

@titofaraci: “Qualcuno legge una storia che qualcuno leggerà. Bene.”

Integrazione alle ore 11.00: Il dibattito è proseguito questa mattina.

@TW_letteratura: “I ruoli devono essere differenti, ma al centro sta il libro.”

@isopaci: “Cioè tutto il lavoro editoriale, lettori compresi.”

@titofaraci: “I lettori non fanno parte del lavoro editoriale.”

@isopaci: “Alcuni sì. Comunque aiutano il testo a funzionare. (Mi piace un casino il tuo dogmatismo)”

@titofaraci: “Ma no, è semplice realismo.”