Hassan Bogdan Pautàs > Non è possibile argomentare per tweet, ma rileggere su twitter gli Scritti Corsari di Pier Paolo Pasolini è un modo per tornare a chiedersi cosa sia un testo argomentativo.
Si può argomentare per tweet? Sembra chiederselo Luigi Scebba, sulla strada che da #Leucò porta a #Corsari: “L’esperienza della letteratura aumentata mediante pratiche di scrittura collettiva, cumulativa o collaborativa, può generarsi a partire da un qualunque testo? Alla stessa stregua, un testo narrativo e un testo argomentativo sono suscettibili di riscrittura creativa?”.
Sono convinto che il suo dubbio ci aiuterà a delimitare meglio il campo in cui operiamo con le ‘riscritture’ su twitter dei testi letterari (twitteratura). La mia opinione è che se non si può argomentare per tweet, è tuttavia possibile disintermediare attraverso twitter anche i testi argomentativi.
Un testo argomentativo si contraddistingue per la presenza di una opinione e di almeno un argomento che la sostenga sulla base di una regola generale socialmente condivisa dalla comunità dei destinatari del testo stesso [1]. Se l’argomentazione non si presta ad essere esplicitata in un tweet, è proprio perché un testo di soli 140 caratteri difficilmente può ospitare simultaneamente un’opinione e un argomento. Detto in altri termini, un tweet non è un testo argomentativo, perché rappresenta al più un’opinione, ma non un argomento.
La ricotta (Pier Paolo Pasolini, 1963)
Chi ritenesse di poter scrivere un testo argomentativo mediante una successione di tweet, dedicandone alcuni alle opinioni ed altri agli argomenti, troverebbe invece maggiori difficoltà di chi provi a scrivere un testo narrativo su twitter: frammentare la lettura di un testo confligge infatti con la possibilità di considerarlo un elemento unitario. Un singolo tweet è un testo, ma una collezione di tweet non è non sarà mai un testo, bensì un metatesto che si riferisce ad un testo vero e proprio, anche a costo di farne un tweetbook (questo sì, un testo). Mentre il testo a cui si riferisce un tweet si collocherà sempre altrove: nella profondità del web, sulla carta o nella realtà fattuale.
Più interessante, invece, è la possibilità di utilizzare twitter per richiamare in una successione di tweet un testo argomentativo vero e proprio, dedicando alcuni cinguettii ad evocare l’opinione espressa nel testo argomentativo (l’ipotesi che aspira ad essere tesi) e gli argomenti che la sorreggono (gli elementi che consentono all’ipotesi di diventare una tesi sulla base di regole socialmente riconosciute).
E’ ora di riportare i tweet con i piedi per terra. Un tweet non rappresenta nulla di nuovo: è un titolo. Chi scrive tweet a partire da ciò che osserva nella realtà o da ciò che legge in un testo, non svolge un’attività dissimile da quella del titolista di un quotidiano: condensa in 140 caratteri (vincolo di spazio), il senso di un intero testo, invitando chi legge il titolo-tweet a leggere anche l’articolo-testo. Poiché un titolo non si sostituisce ad un articolo e ad uno stesso articolo può corrispondere un numero infinito di titoli-tweet diversi tra loro, una riscrittura su twitter di un testo letterario non fa che sovrapporre un layer ulteriore all’esperienza del lettore. Dal testo al metatesto, una riscrittura su twitter è un’esperienza di lettura aumentata, nel senso che essa è amplificata dai tweet che richiamano il testo originario, dal quale comunque non si può prescindere.
Sbatti il mostro in prima pagina (Marco Bellocchio, 1972)
Ma allora che senso ha leggere gli Scritti corsari di Pier Paolo Pasolini su twitter? Se non si può argomentare per tweet, che senso ha ‘riscrivere’ testi argomentativi con questo strumento? Proviamo a rovesciare la domanda. Chi legge più i testi argomentativi? A guardare per esempio i dibattiti televisivi, l’impressione è che ormai nella nostra esperienza di ‘telespettalettori’ contino solo i titoli, e non gli articoli. Noi siamo ormai abituati a identificare gli insultanti dialoghi tra sordi della televisione con l’esercizio argomentativo della dialettica. La televisione – medium freddo per eccellenza – ha congelato la nostra capacità di ragionare per opinioni, argomenti e regole generali, ci ha amputati dell’esercizio della logica. Anche twitter è un medium freddo, ed è così che per esempio lo usano vip e bimbominkia. Riscrivere gli Scritti corsari su twitter non è che uno dei modi per provare a surriscaldare twitter e Internet.
Del resto, non solo le persone non leggono più i testi argomentativi, ma finiscono per non leggere più neppure i testi che condividono sul web, a prescindere dal fatto che si tratti di testi descrittivi, narrativi o argomentativi. Secondo un’analisi condotta su Slate da Chartbeat, per esempio, non più del 30% delle persone che atterranno su una pagina web la leggono davvero, a dispetto del fatto che siano molte di più quelle disposte a condividerne il contenuto su un social network a partire dalla lettura del suo titolo o di singole righe.
Ciò, in effetti, non desta più particolare meraviglia. Quanti testi argomentativi vengono prodotti in ambito accademico, scientifico o semplicemente istituzionale per non essere mai letti? Nelle aziende, per esempio, la dittatura delle slide imposta dalle società internazionali di consulenza fa sì che l’attitudine ad argomentare divenga un fenomeno culturalmente deprecabile. L’importante non è dimostrare qualcosa a rigore di logica, ma essere ‘allineati’ – obbrobrio lessicale che si è fatto lingua – e conformarsi all’opinione di tutti gli altri, a prescindere dalla sua bontà. L’esempio migliore è la guerra che da anni conducono gli economisti Paul Krugman e Joe Stiglitz contro la vulgata omologante del Fondo Monetario Internazionale. E’ davvero rilevante che le politiche di austerità che tutti i governi del mondo hanno imposto ai cittadini di ciascun paese negli ultimi cinque anni si fondino spesso su dati sbagliati? No, nemmeno nel momento in cui lo si dimostra con la prova dei fatti.
Pier Paolo Pasolini e la televisione
Chi salverà l’attitudine umana ad argomentare? Dovrebbe farlo l’accademia, ma tutto lascia pensare – fatte salve poche lodevoli eccezioni – che da tempo abbia gettato la spugna. Dal momento che gli studenti trascorrono la maggior parte del proprio tempo sui social network e sui blog, è su quel terreno che l’Università dovrebbe accettare la sfida del pensiero argomentativo. Invece, l’impressione è che prevalga un approccio opposto: secondo i dinosauri del pensiero accademico, è meglio prendersela con gli studenti che non amano i soli testi degni di attenzione. Non gli articoli giornalistici – colpevoli semmai di aver dato avvio alla corruzione del pensiero logico, perciò guai a definire un editorialista à la Pasolini autore di testi argomentativi – ma le sacre monografie di riferimento di ciascuna disciplina, che gli studenti del memorificio sono costretti a recitare a memoria. Se questo è il comune sentire dell’accademia, – spero di essere smentito dal tempo e dai fatti, – come si può credere che gli studenti si appassionino all’eversivo vezzo illuministico di argomentare?
Io credo che anche il pensiero argomentativo debba essere disintermediato, perché gli unici a poterlo salvare sono i lettori di testi argomentativi. Nello specifico, si può dire che lo stile argomentativo di Pier Paolo Pasolini è piuttosto spurio, colmo talvolta di irrazionale lirismo e di diverse fallacie argomentative, a partire dall’attacco ad hominem. Eppure, in un contesto mediatico in cui l’assenza di ragionamenti piega il contenuto di un testo all’esercizio fine a se stesso della retorica dell’insulto, mi pare che l’argomentare spurio di Pasolini ci aiuti a riappropriarci dell’esercizio contrario: piegare la foga dell’argomentazione alla bontà e alla coerenza del contenuto. Se vedo un rischio, in un esercizio come #Corsari, è semmai quello di assumere le parole di Pasolini come elementi ideologici, interpretandone il pensiero in modo unilaterale. Per il resto, come ha spiegato alcuni giorni fa su #6 Gradi Isolaria Pacifico, la comunità di twitteratura.it per ora sta semplicemente prendendo Pasolini alla lettera: “La ricostruzione di questo libro è affidata al lettore”.
Il miglior regalo che si possa fare agli Scritti corsari, perciò, è cercare di confutarli.
__________
[1] Per un veloce rimando alla natura dei testi argomentativi suggerisco la lettura di Massimo Cerruti e Monica Cini, Introduzione elementare alla scrittura accademica, Roma-Bari, Laterza, 2007 (prefazione di Tullio Telmon) e, per approfondire questo tema, la lettura di Andrea Iacona, L’argomentazione, Torino, Einaudi, 2005.