“Giorno di ferie con mamma” è l’ottavo brano di Alfabeto privato, inedito di Antonio Prenna*: non un racconto, non una raccolta di poesie; bensì un corpo di frammenti che ritornano ad essere un testo. Un Alfabeto privato, appunto.
Antonio Prenna, Giorno di ferie con mamma
Apro gli occhi molto presto
nella mia camera da ragazzo
ventiquattro anni che non dormo
nella vecchia casa familiare
Siamo i primi ad arrivare
al reparto oculistico
giornata particolare
abbozzata la sera prima
nello sprol.h.o.o.q.uio di Paolo Nori
al Teatro della Filarmonica
che è la seconda volta che ci entro
Nel 1975 su quel palco c’erano Terry Riley
La Monte Young e l’indiano Prandit Pran Nath
accovacciato nell’oceano sonoro del suo sitar
Trovo su internet un’immagine di quel posto
e vedo lezioni di tango nel salone del teatro
di palazzo Bourbon dal Monte
nella prestigiosa sede
della società filarmonico-drammatica
di Macerata
di via Gramsci
grazie alla disponibilità
data
dal consiglio direttivo
nella persona del presidente
Sulle sedie scomode
del corridoio d’ospedale
leggo quotidiani e Alfabeta2
osservo le altre persone
cerco con gli occhi la luce del giorno
che fatica a imporsi
Vedo una signora fin troppo loquace
il marito silenzioso le infermiere
la barista che guarda altrove
mentre mi prepara il cappuccino
esco a fumare ogni tanto
Incontro una mia cugina che dice
– Si corre per ospedali de ‘sti tempi –
parliamo di futuro dei figli di Parma del Ris
di architettura e di legami parentali
parliamo ancora
in un secondo incontro casuale
in tarda mattinata
invece la pioggia della sera prima
diventa già un ricordo e nostalgia
e ferruginoso inarcare del corpo
alla ricerca dell’impossibile equilibrio
tra l’esserci e l’ansia di mostrare di sé
la parte che interessa solo te
E’ vero il pubblico sei tu che t’ascolti
A cena una pizza nei locali assai fumosi
attorno a quel 1975
dove i congiurati del Manifesto
si riunivano torturando un grande tavolo
di scritte aggressive
Vogliamo tutto il pane e anche le rose
l’oriente è rosso
si parla di Sibilla Aleramo di libertà
e io ribatto dell’unica vera libertà che è il denaro
Si costeggia poi nella pioggia
il palazzo del mutilato
ripenso all’ex-Upim pieno di editoria locale
che ho attraversato nel pomeriggio
quell’ambiente che era la modernità della merce
e sguish salto nel tempo
La littorina che vola nella notte
via Sforzacosta Tolentino Albacina
Fabriano cambio a Fabriano
stazione di Fabriano poi Foligno
Orvieto Terni Orte
arrivo in capitale primo mattino
In chiesa accendo un lumino a padre Pio
di quelli elettrici
che basta infilarli su quel qualcosa
che spunta da sotto minaccioso
perché s’accendano di funebre luce tremolante
Incrocio un frate vorrei chiedergli
dov’è sepolto Alessandro
l’assassino di Marietta
gli dico solo – Buongiorno –
Sui muri occhieggia Giovannino Guareschi
dovevo portarmi la macchina fotografica
dimenticherò tutto l’aria è fresca
entro ancora in ospedale
alla cassa del parcheggio una zingara
continua a elemosinare spicci
la vecchia madre è di spalle
nella sala medicazioni
sta parlando di quando ci sono i figli
e di situazioni limite
di delitti e di interessi superiori
mi s’avvicina bendata all’occhio
che non sarà più opaco
e che sarà inumidito di colliri a intervalli regolari
un integratore accentuerà il lacrimarsi necessario
l’umidità del commuoversi
stabilita per prescrizione medica
S’esce tardi da colà
con mille raccomandazioni
si torna nella casa familiare
la TV spenta mentre si pranza
il vino forse sa di vino
m’addormento nella camera da ragazzo
sogno di Roncisvalle
di draghi che sbuffano via vapori
mi sveglio sudato
e la voglia di recuperare un libro
di cui parlava un altro mio cugino
la sera prima davanti alla filarmonica
Le macchine passavano radenti
io cercavo di togliergli via i tatuaggi dal braccio
e dicevo guarda sei tutto sporco
il libro si chiama scatti in movimento
parla di quel passato così spesso qui evocato
dalla metropoli alla provincia
comuni hippy festival di giovani proletari
pugni chiusi ritagli di giornali locali
incidenti alla mensa universitaria di macerata
i diciottenni sono duemila
anche nel Vangelo si parla di divorzio
il Cantagiro sfilerà per le mura
Era il 1966 avevo dieci anni
I Corvi cantavano Un ragazzo di strada
Gianni Morandi Notte di Ferragosto
Il giorno di ferie con mamma
finisce nel tramonto rosso Van Gogh
delle ondulazioni collinari
sullo sfondo il monte San Vicino
che si vede dappertutto da queste parti
[Le foto sono dell’autore stesso. Non occorre prescrizione medica, ndr.]
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* Antonio Prenna – (1956) Giornalista e blogger, di formazione antropologica, lavora alla televisione di stato della Repubblica di San Marino, dove si occupa di inchieste e servizi, soprattutto di tipo culturale. In venti anni e più di attività professionale si è imbattuto in incontri e amicizie singolari, fra cui ama citare Dario Fo, Mario Luzi, Mary De Rachewiltz, Tonino Guerra, Carlo Bo, David Grossman, Carolyn Carlson, Giordano Bruno Guerri. Ha lavorato in Rai realizzando documentari e programmi di intrattenimento, collabora con riviste web letterarie e vive nelle Marche. Partecipa con entusiasmo al progetto #twitteratura dall’estate 2012. [@antonioprenna] |