“In cammino in cammino” è il nono brano di Alfabeto privato, inedito di Antonio Prenna*: non un racconto, non una raccolta di poesie; bensì un corpo di frammenti che ritornano ad essere un testo. Un Alfabeto privato, appunto.
Antonio Prenna, In cammino in cammino
Ogni cammino è
come un’epopea di passi
leggenda di movimenti
testimonianza di coordinazioni muscolari
e di visioni laterali
riflessioni
parole che si formano sulla lingua
passi recuperati dagli immobilismi recenti
passi lenti per avvertirne la consistenza
passi che non lasciano orma
Il Percorso si inventa sulla strada
camminare permette questa libertà
a destra c’è una fuga
nell’altra direzione
il compimento di un sogno
ma da questa parte cosa c’è?
Mi permetto di guardare a terra
e non salutare i passanti
fino al momento dell’incrociarsi di sguardi
e di tensioni non-verbali
solo i gesti parlano
ad una donna anziana
di questa domenica poco affollata
insinuo con voce allegra
lo sguardo lontano
l’attenzione altrove
– Dicono che faccia bene una camminata –
sembra che voglia giustificarmi
– Come faccio io? – dice la donna
– ho raccolto queste –
indica un pugno di erbe varie
– come faccio altrimenti?
– Dicono che fa proprio bene –
ripeto e mi allontano
La incontro di nuovo
al secondo passaggio del Percorso
stavolta silenzio tra noi
il dialogo che non era nemmeno
un ragionar tra sé
Aguzzo lo sguardo
come nei giochi enigmistici
in cerca di segnali
Ne trovo qualcuno
davanti ad una casa in costruzione
ci sono diversi pacchetti accartocciati
di sigarette Pall Mall di colore azzurro
C’è anche un pacchetto rosso
dello stesso tipo di sigarette
Quando ripasso sul Percorso le rivedo
Ho intenzione di contarle
all’inizio ho questa intenzione
ma non mi sembra un indizio rilevante
nella statistica degli impercettibili
inutili fatti del quotidiano
ne conto comunque quattro
mentre adesso scrivo mi rendo conto
che il pensiero non si forma affatto
come ieri un passo dopo l’altro
vorrei ritrovare la danza verbale del viandante
che si rallegra in cuor suo
d’una skyline immutata sulla destra
quando sono in questa direzione di cammino
nei quasi due decenni in cui
– il tempo è stato sempre un Percorso –
quella linea non ha costituito
semplicemente uno Stato d’Animo
Scoprire i particolari
comporre l’incastro
laggiù – devo voltarmi –
c’era una torre medievale
sul punto più alto della linea
nella sua porzione centrale
Skyline
la linea del pensiero orizzontale
Ritorno a casa passando
per il sito di un piccolo monumento
che ricorda piccoli morti
mondi antichi
un angelo mesto sorveglia la scena
Una sorta di replay
focalizzare l’attenzione sui particolari
Il cippo dei caduti di guerra
da una parte ha una maggioranza di Cesari
nel versante opposto prevalgono i Giuseppi
questo penso sulle scale di casa
il portone cigola da qualche mese
il cigolio mi impedisce la concentrazione giusta
per non dimenticare i particolari della scena
in realtà voglio trovare un libro
A casa cerco il volume di Mastro Heidegger
intitolato In cammino verso il linguaggio
Non lo trovo subito
prima una doccia
ha una copertina dal doppio colore
rosso e verde scuro in brossura
devo rifare gli stessi gesti
di quando l’ho messo dove si trova
per ritrovarlo davvero
e quando lo trovo
– che animale che sono eccolo là –
apro a caso il volume
cerco un senso immediato nel testo
pagina 201 edizioni Mursia
prima pubblicazione italiana 1959
zur Sprache
Ci si inoltra per oscuri sentieri
nel Dire originario
– raccolgo un testimone spigoloso –
persiste una chiarificazione raccontante del linguaggio
che indica il cammino verso il linguaggio
che si spinge fin presso il linguaggio come linguaggio
quindi al suo traguardo
La verità è che nel pomeriggio
di un lontano primo aprile
arrancavo su un Percorso desacralizzato
accompagnato da un Cireneo caritatevole
che continuava a parlarmi
roteando quel suo dito
dove indossa un anello a forma di crocifisso
incurvato per consentire di indossarlo
un ronzio in testa mi impediva allora
– sto facendo salti come lampi nel tempo –
di capire le sue parole
Arrancavo fumando sigarette nervose
quell’ultima volta che ancora fumavo
Anche se in altro luogo
ed estraneo ormai a tutto
Sono accanto alla carrozza nera
concettuale ora
– Adesso la carrozza è proposta
per l’acquisto ad un miliardo –
Opera dell’artista di cui si celebrava la memoria
in quell’altro primo aprile di burle
a Gino De Dominicis
Nelle foto ci sono persone
– ma non io –
che appena passate le ore sedici
tutti con i bicchieri in mano degli aperitivi
vino bianco fresco per rallegrare in fondo
la triste serata che triste in realtà
non vorrebbe essere nelle foto
semmai serata evocativa eccetera
Ecco perché non c’ero
adesso mi ricordo
stavo morendo di morte lenta
anche se poi ghermito per i capelli
iniettatomi di sangue e terra d’altre latitudini
con altre coordinate linguistiche in testa
un miscuglio di lemmi singulti schiocchi
francesismi spagnolismi esse finali
parole con poco stupido senso grammaticale
che diventavano tutte insieme un suono spaventoso
che non ricorda altri sottofondi
tutto questo nel delirio di ricordi e di rimandi
La morte lenta soffice senza un apparente perché
sembrava tutto così triste
ma era un ripetere antiche formule giaculatorie
con il mio amico durante quel colloquio in penombra
La mattina dopo la domenica
il cammino e il pensiero che si forma camminando
nessuna cosa è dove la parola manca
[Le foto sono dell’autore stesso. Non occorre prescrizione medica, ndr.]
![]() |
* Antonio Prenna – (1956) Giornalista e blogger, di formazione antropologica, lavora alla televisione di stato della Repubblica di San Marino, dove si occupa di inchieste e servizi, soprattutto di tipo culturale. In venti anni e più di attività professionale si è imbattuto in incontri e amicizie singolari, fra cui ama citare Dario Fo, Mario Luzi, Mary De Rachewiltz, Tonino Guerra, Carlo Bo, David Grossman, Carolyn Carlson, Giordano Bruno Guerri. Ha lavorato in Rai realizzando documentari e programmi di intrattenimento, collabora con riviste web letterarie e vive nelle Marche. Partecipa con entusiasmo al progetto #twitteratura dall’estate 2012. [@antonioprenna] |