#Twitterville: cosa è inferno su Twitter?

A due giorni dall’inizio di #Invisibili, la riscrittura su Twitter de Le città invisibili di Italo Calvino, intervistiamo Blutrasparente su #Twitterville, vincitore del premio Parolario per #PaesiTuoi

Cosa è #Twitterville, come è nato e perché? Ovvero, da un hashtag può nascerne un altro: perché #PaesiTuoi e #Twitterville si integrano, senza annullarsi l’uno nell’altro?

#Twitterville - @alessarmando
#Twitterville in un disegno di @alessarmando
Nei mesi trascorsi su Twitter, ho assunto nel tempo uno sguardo volutamente più ‘esterno’, da spettatrice, rilevando l’importanza che questo social rivestiva nella quotidianità di molte persone a livello di comunicazione e non solo di informazione. Approfondendo e osservando, ho notato che effettivamente per la tipologia di rapporti, di stimoli, di opportunità, di ‘ragnatele’ che si creano questo spazio web si poteva effettivamente paragonare a una città, ovviamente ‘invisibile’. Onestamente, studiando e amando molto Calvino, il web come spazio intangibile ma vissuto mi ha richiamato molte delle idee dello scrittore sugli spazi mentali e dell’immaginazione come una delle sponde oltre la razionalità per comprendere e vivere il reale.

Da questa idea è nata #Twitterville – leggi l’@hiTweetbook – e #Paesituoi è stata una collocazione naturale. Le persone nel contest di Pavese hanno iniziato a raccontare i loro luoghi del cuore in Italia, mentre su #Twitterville si sono messi in gioco passando in rassegna uno spazio non convenzionale eppure sperimentato. Credo che i due hashtag si siano completati a vicenda. Raccontare un luogo invisibile, partendo ciascuno da un’idea personale di ciò che è #Twitterville è stata una bella sfida e #PaesiTuoi ne è stata la “sintassi”. Utilizzare l’affettività, il senso di #PaesiTuoi per provare a descrivere una città invisibile che però esiste. I due hashtag si sono completati, vivendo ciascuno il proprio percorso e intersecandosi. Un cammino che di certo ha fatto venire voglia ai viaggiatori di esplorare le vere città #Invisibili.


Nel tuo @hiTweetbook su #Twitterville, che ha vinto il premio Parolario nel contest #PaesiTuoi, hai deciso di dedicare ogni capitolo ad un classico, perché? Ovvero, ragionare di twitteratura non significherà restare confinati nel recinto dei classici?

Il premio di Parolario è stata una grande soddisfazione: ha significato, a mio avviso, conferire valore alla sperimentazione e alla creatività di #twitteratura nelle modalità di scrittura collettiva senza un percorso predefinito. Quando ho iniziato a sollecitare gli interventi su #Twitterville avevo in mente solo 3 o 4 grandi temi (la forma, le relazioni, le prospettive future di Twitter), ma una delle criticità di questo esperimento è stato proprio il non-controllo del flusso di tematiche e di tweet, come avviene credo per la twitteratura in generale. Io ho lanciato temi e provocazioni, ma essendo una risorsa aperta ciascuno ha apportato la propria personalità, il proprio contributo, la propria idea e storia. Senza nemmeno saperlo molte persone, delle oltre 50 coinvolte, hanno tracciato le direzioni del discorso su #Twitterville. E’ stato di certo il punto più difficile da gestire: lasciare assoluta libertà, ma al tempo stesso tracciare un filo del discorso che non ci facesse disperdere ma continuare a essere in viaggio insieme.

Al tempo stesso la bellezza di #Twitterville è proprio la collettività: io ho solo fatto da spettatrice privilegiata, proponendo tematiche e poi raccogliendole, ma è un viaggio fatto da una ‘comunità’. L’aspetto umano che ne è emerso è davvero prezioso. Questa mia operazione di ‘tirare le fila’ per dare una disposizione ai tweet, mi ha posto dinanzi alla necessità di raggrupparli per temi, operazione avvincente e complessa ma necessaria per dare al contenuto una certa narratività. Il difficile era ‘titolarli’ in modo che rapidamente, senza molte spiegazioni, potessero comunicare al lettore il contenuto delle sezioni: il lettore ideale che io avevo in mente come destinatario del tweetbook non necessariamente era esperto di Twitter. Pertanto mi occorreva dare titoli che fossero brevi ed efficaci, ma soprattutto condivisi, cioè sapessero evocare tematiche con la suggestione di titoli appartenenti alla cultura, non solo classica. I titoli sono stati evocati ma giocosamente variati adeguandoli al contesto virtuale e non sempre appartenenti ai classici, ma anche al botteghino, per usare un termine da cinema: “50 sfumature di tweet”, titolo proposto dai twriters. La rapidità è effettivamente uno degli aspetti con cui i percorsi di twitteratura si confrontano più fortemente, come effettivamente la necessità di uscire da Twitter: i titoli “famosi” sono stati inseriti per rispondere a questa necessità.

Per l’ultima parte della tua domanda penso che i classici siano un ottimo trampolino di lancio per fare twitteratura e che forse la twitteratura possa contribuire a riscoprirli. Ma in Twitter le cornici sono labili, e la bellezza dello strumento è proprio uscire dalle righe in imprese non facili ma avvincenti: offre l’opportunità di uscire dai binari convenzionali tentando testi meno classici ma fondamentali, come twitteratura.it del resto ha fatto con #TweetQueneau, #Leucò o #Corsari e la partecipazione intorno a questi eventi è la prova di una scommessa vinta fuori dalle scelte “classiche”.


Fin dall’inizio, #Twitterville ha teso ad evocare immagini cinematografiche. Non ti pare contraddittorio, visto che Twitter è un microblog testuale? Ovvero, non sarà che Calvino aveva ragione sulla letteratura come necessità irriducibile di evocare immagini in assenza?

Potrei raccontarti la mia esperienza personale, ossia che dopo aver studiato e amato Calvino ho scelto di laurearmi al DAMS in cinema per giustificare questa risposta proprio sulla base del rapporto parola-immagine su cui Calvino a lungo ha scritto sia come critico che come autore di romanzi, ma sarebbe troppo facile e personale. L’evocazione di immagini è stata necessaria soprattutto nella parte iniziale di #Twitterville. Paradossalmente, tracciando le linee di una città invisibile i twriters hanno sentito il bisogno di paragonare alcuni aspetti di #Twitterville a città derivate dal serbatoio di immagini cinematografiche. Il cinema è stato un territorio che ha veicolato l’idea soggettiva di ciascuno su #Twitterville per renderla oggettiva e condivisibile, il passaggio da un’indentificazione individuale a una extrasoggettiva. Vero che Twitter è un microblog improntato sulle parole, ma non possiamo dimenticare, partendo dall’esperienza stessa dei bambini, il valore fantastico dell’iconologia perfetta per una trasfigurazione rapida e ‘leggera’ di mondi in un contesto di scritture brevi come quello di Twitter. Le immagini del cinema evocate non sono state riciclate: sono state utilizzate in un contesto nuovo cambiandone quindi il significato. Concludo ispirandomi a Calvino nelle Lezioni americane: “Il mio procedimento vuole unificare la generazione spontanea delle immagini e l’intenzionalità del pensiero discorsivo”.


Non temi che trasformare Twitter in una città sia un modo per celebrare uno strumento in senso ideologico? Insomma, quale è il lato oscuro di #Twitterville? Ovvero, cosa è inferno e cosa non lo è su Twitter?

Sorprendentemente #Twitterville non è stata celebrativa, anzi, se hai letto i tweet proposti dai twriters in alcuni passaggi la critica verso lo strumento è stata notevole. Ti racconterò il paradiso e l’inferno su Twitter partendo proprio dai tweet che sono pervenuti nell’@hiTweetbook. Il paradiso di Twitter è il senso di comunità e di stimoli variegati che provengono dagli incontri tweet dopo tweet. Le persone hanno evidenziato una compensazione di una solitudine profonda attraverso Twitter. Solitudine, bada bene, non solo come condizione sentimentale o ambientale, ma soprattutto come impossibilità di condividere nel reale alcune passioni quali la scrittura, la lettura, la musica, la fotografia. Che nel nostro paese reale lo spazio per queste cose non sia corrispondente alla necessità che ne emerge?

Un altro aspetto di paradiso è poter accedere a confronti con persone con competenze ed esperienze che completano le proprie, per altro su uno spazio non limitato al proprio territorio. Su Twitter si varcano i confini della propria città, ci si confronta con persone e contesti anche molto lontani, si può allargare lo sguardo. L’inferno di Twitter è indubbiamente la mancanza dei cinque sensi: le persone hanno evidenziato la frustazione che deriva dall’instaurare rapporti e relazioni amichevoli e non potersi guardare negli occhi, abbracciarsi, e anche la difficoltà di esprimersi in 140 caratteri, molto stretti per certe discussioni. Gli altri inferni su Twitter sono l’anonimato e l’impossibilità, come molti strumenti web, di rintracciare la veridicità delle fonti.

Possiamo anche se vuoi inserirci il purgatorio, sebbene Marco Polo non lo avesse contemplato. La rapidità è il purgatorio di Twitter. La velocità anche efficiente con cui sui comunica e si informa è paradisiaca, ma anche infernale perchè a livello emotivo e mentale molto veloce. Le cose passano, si trascorrono ore sul social network, viene da chiedersi: tutto ciò ha un senso o andrà perduto? Io credo che ci sia del paradiso su #Twitterville e nel mio piccolo ho voluto salvarlo, renderlo memoria oltre che proiezione, ma credo che siano le iniziative come #twitteratura a poterci salvare dall’oblio. Ciò che in questi percorsi prendiamo dal confronto con l’altro e diamo, ciò che ci accresce come persone e ci cambia stimolandoci poi a difendere e portare bellezza nel mondo reale non potrà esserci tolto, nemmeno quando Twitter finirà, così come l’aspetto umano che ne scaturisce. Un tweet che diventa abbraccio, telefonata, risata vera e le opportunità di crescita che esperienze come #twitteratura offrono credo che siano il paradiso più importante su Twitter: “questo bisogna farlo durare, e dargli spazio”, direbbe Calvino.


Erykaluna e la twitteratura * Blustrasparente – Nata a Firenze 7 anni dopo l’allunaggio, ha una laurea in Cinema, Musica e Teatro conseguita a Pisa, 12 anni di entusiasmante insegnamento nella Scuola Primaria Statale, 1 specializzazione in italiano L2 per alunni non italofoni, il salmastro di Viareggio sulla pelle, 31 mt di libri in 60 mq di appartamento, 8433 foto in 88 città del mondo, 322 film recensiti in 15 righe, una beagle, una gatta, un compagno, un figlio, 8 video, 70 tipi di sabbie collezionate, 12 spezie sempre presenti in casa, 8 anni di blog, 2 romanzi incompleti e tutta la passione con cui ostinatamente vive di queste cose. [@erykaluna]