Veglione di Capodanno

“Veglione di Capodanno” è il decimo brano di Alfabeto privato, inedito di Antonio Prenna*: non un racconto, non una raccolta di poesie; bensì un corpo di frammenti che ritornano ad essere un testo. Un Alfabeto privato, appunto.



Antonio Prenna, Veglione di Capodanno

Veglione ai Settecolli di Filottrano
– mia patria d’elezione –
come ai vecchi tempi
selezione di affettati e formaggi
stavolta i vecchi eravamo noi
sformatino di polenta con fonduta e porcini
Aprile è il più crudele dei mesi
genera lillà da terra morta
confondendo memoria e desiderio
in una saletta laterale del ristorante
quasi lontano dalla confusione degli oltre 200 ospiti
crespelle alla svizzera
verdicchio all’inizio un rosso indistinto poi
il dj annaspa tra pezzi trash
– “suona” persino Rettore
persino sigle di cartoni d’annata –
e qualche brano house eccita gli animi
ma solo per un po’
rock a tratti brigittebardot
e meu amigo charlie charlie brown
chitarrine al ragù di faraona
quando tutti sono intenti a sollevar le braccia
urlando UAI EM SI EI dei Village People
un’orda di ragazzini avanti e indietro
si mescola a quelli che vanno a fumare fuori


Veglione di Capodanno

L’inverno ci mantenne al caldo
ottuse con immemore neve la terra
nutrì con secchi tuberi una vita misera
L’estate ci sorprese
spallino di vitello al forno
carrè di maialino arrosto
tutti sono  molto ‘eleganti’
persino io indosso una cravatta verde con dei pallini
la prima tirata via dal mucchio
ma che ci sta benissimo con la camicia
su un blazer blu anni 80 stile Brian Ferry
Le signore che  nei vecchi tempi
erano le ragazze per lo più vestite di scuro
capelli fatti pelle ritoccata dal trucco
tutti gran sorrisi un trionfo di tubini
cipolline al balsamico patate al rosmarino
all’inizio si balla con i sempreverdi apripista
le stesse trite parole cantate
urlate da almeno 40 anni
semifreddo al caffè caffè e liquori
nella saletta su un tavolino i superalcolici
Mcallan whisky scozzese di puro malto 
quello che beveva Mordecai Richler
fumando un Montecristo
già mi suona bene la presenza del Macallan
rende ‘letteraria’ la serata
ma niente grappa
al bar qualcuno prepara finte dosi di cocaina
con lo zucchero su un carrello smaltato
l’esibizione si ferma all’arrivo dei bambini
qualcuno fotografa
qualcuno taggherà quelle foto su Facebook
Quali sono le radici che s’afferrano
quali i rami che crescono
da queste macerie di pietra?
Figlio dell’uomo
tu non puoi dire né immaginare
perché conosci soltanto


Veglione di Capodanno

Un cumulo d’immagini infrante
alterno balli con la lettura della Terra desolata
e il Corriere della Sera trovato sotto un divano
leggo di Jonathan Franzen
nell’innamoramento di Paolo Giordano
per l’atteso romanzo Freedom
che Obama la scorsa estate leggeva in vacanza
leggo di Abel Ferrara tossico criminale a Scampìa
– La prima volta che andai a Scampia
non fu per fare sopralluoghi per il film
ma per cercare la droga ero un tossico
e in quanto tale un criminale
Intanto adesso sto scaricando da Torrent
New Rose Hotel che stenta a partire
downloading 0,01% i picchi di upload
ogni tanto compaiono poi spariscono
Città irreale
sotto la nebbia bruna di un’alba d’inverno
dopo la cena servita con un buon tempismo
il prosecco a mezzanotte
quindi i brindisi i baci
arrivano quelli che passavano di qui per caso
con i loro giubbotti e sciarpe ben calzate
per affermare la loro provvisorietà
continuo a leggere Eliot
La tenda del fiume è rotta
le ultime dita delle foglie
s’afferrano e affondano dentro la riva umida
il vento Incrocia non udito sulla terra bruna
le ninfe son partite
Dolce Tamigi scorri lievemente
finché non abbia finito il mio Canto
Il fiume non trascina bottiglie vuote
carte da sandwich fazzoletti di seta
scatole di cartone cicche di sigarette
o altre testimonianze delle notti estive


Veglione di Capodanno

Le ninfe son partite e i loro amici
eredi bighelloni di direttori di banca della City
il Sermone del fuoco lo rileggo almeno tre volte
qualcuno mi guarda leggere
e dentro di sè credo si stupisca
che qualcuno abbia l’ardire di leggere qualcosa
a un veglione di capodanno
sul Corriere leggo della Costa d’Avorio
di Gabgbo che non cede e resterà al potere
di Alassane Ouattara vincitore delle elezioni di fine novembre
Dalla metà degli anni Novanta
l’epoca della morte del primo e celebrato presidente
Félix Houphouet-Boigny
la Costa d’Avorio non è più riuscita a ritornare
alla stabilità dei primi decenni
della sua esistenza come Stato indipendente
La crisi ivoriana ha origine in quegli anni
nella lotta di successione tra Ouattara
allora primo ministro
e il presidente dell’Assemblea nazionale
Henri Konan Bedié
tuit tuit tuit
giag giag giag giag giag giag
così brutalmente forzata
Tiriù penso a come Ezra Pound
miglior fabbro
ha prosciugato il delirio di Eliot
e a quanto ‘materiale’ avrà cassato
con una matita di quelle spesse
per rendere il poema leggibile come è ora
Città irreale
sotto la nebbia bruna
di un meriggio invernale
leggo sul giornale
– strano sfogliarlo in questa situazione –
delle ‘morti’ di personaggi famosi


Veglione di Capodanno

Nel 2010 sono morti Lino Banfi e Lucio Dalla
o almeno questo hanno scritto alcuni siti e letto
– e creduto almeno per un momento –
milioni di internauti
Ai tempi di internet il confine tra vero e verosimile
può infatti farsi molto sottile
basta un clic e le verità apparenti
fanno il giro del villaggio globale
in pochi secondi osservo intanto chi mi sta intorno
chiedo a mia moglie chi è questo chi è quello
conosco tutti e non conosco davvero nessuno
tra i ritardatari che son passati di qui per caso
e vengono a salutare
c’è chi si stupisce della mia cravatta
e mi fotografa
Con attitudine da criminologo
– forse più da antropologo che da giornalista –
cerco di capire i rapporti di chi mi sta intorno
quei due ragazzi sono insieme per esempio?
chi sta con chi?
– che ti importa? – dice mia moglie
arriva il campione locale di ciclismo
bacio anche lui
di qualcuno cerco di evitare gli sguardi
saluto il sindaco chiamandolo signor sindaco
bacio anche il sindaco
quando il dj comincia a cantare
Stasera mi butto
penso sia davvero troppo
dove sono i bei ritmi che ti spingon
a muovere il corpo come fossimo tutti
sul set di Pulp Fiction?
con l’indice e il medio a V
passato di fronte agli occhi?
o con i pugni avanti e indietro
intrecciati come in manette?


Veglione di Capodanno

Nell’ora violetta
quando gli occhi e la schiena
si levano dallo scrittoio
quando il motore umano attende
come un tassì che pulsa nell’attesa
Io Tiresia benché cieco
pulsando fra due vite
vecchio con avvizzite mammelle di donna
posso vedere nell’ora violetta
nell’ora della sera che contende il ritorno
e il navigante dal mare riconduce al porto
e il risveglio non è traumatico
niente più dolori al collo e alla schiena
d’altronde ben sopportati al ristorante
prima azione dell’anno
ancora accendere la tv a caccia di immagini
stamattina c’è Sodoma e Gomorra c’è Totò
vedo un accenno di Alice non abita più qui di Scorsese
nella notte profonda invece
quando a Times Square
ormai si sono baciati tutti
e dove vorrei essere
almeno una volta nella vita a capodanno
qualcuno saluta qualcuno rivolto alla webcam
tra la 46th Street e la 7 Avenue
Cerco immagini in tv
vedo i fuochi di Berlino
intravvedo su Current Marco Travaglio
niente mi soddisfa come sempre
su RaiStoria vedo un vecchio servizio Rai
dove incredibilmente il cronista dell’epoca
si aggira tra il traffico
fermando gli automobilisti
che passano col rosso
il microfono col filo attaccato alla cinepresa
– riprese in pellicola –
mi chiedo come faccia
ad aggirarsi all’incrocio così abilmente
senza essere investito


Veglione di Capodanno

Il fiume trasuda olio e catrame
le chiatte scivolano
con la marea che si volge
vele rosse ampie sottovento
ruotano su pesanti alberature
Intanto adesso è quasi mezzogiorno
mia moglie traffica in cucina
per preparare l’arista all’arancia
spremete le arance e grattugiate la scorza
facendo attenzione a non usare
anche la parte bianca che è amara
Insaporite il succo con il rosmarino
la menta lo spicchio d’aglio tritato e l’alloro
Fate marinare la carne in questo succo
rigirandola per farla insaporire su tutti i lati
Fate sciogliere una noce di burro
in una casseruola e rosolateci la carne
sempre rigirandola
in modo da farla dorare su tutti i lati
Condite con olio sale e pepe
e irrorate con qualche cucchiaio
di succo della marinatura
Cuocete in forno già caldo a 180 gradi
per circa 1 ora
sempre rigirando la carne ogni tanto
Nel frattempo filtrate il succo della marinatura
e insaporitelo con qualche cucchiaio di aceto balsamico
un pizzico di sale una macinata di pepe fresco
e lo zucchero
Irrorate la carne con questo succo
e fate cuocere ancora qualche minuto
Avvolgete l’arista in un foglio di carta stagnola
e fatela raffreddare
Nel frattempo fate sciogliere una noce di burro
con la fecola aggiungete il fondo di cottura
e mescolate in modo da ottenere una salsa cremosa
Servite l’arista a fettine
cosparsa con la salsa all’arancia
Forse al veglione mancavano però le donne
che andavano e venivano
parlando di Michelangiolo


[Le foto sono dell’autore stesso. Non occorre prescrizione medica, ndr.]

Antonio Prenna * Antonio Prenna – (1956) Giornalista e blogger, di formazione antropologica, lavora alla televisione di stato della Repubblica di San Marino, dove si occupa di inchieste  e servizi, soprattutto di tipo culturale. In venti anni e più di attività professionale si è imbattuto in incontri e amicizie singolari, fra cui ama citare Dario Fo, Mario Luzi, Mary De Rachewiltz, Tonino Guerra, Carlo Bo, David Grossman, Carolyn Carlson, Giordano Bruno Guerri. Ha lavorato in Rai realizzando documentari e programmi di intrattenimento, collabora con riviste web letterarie e vive nelle Marche. Partecipa con entusiasmo al progetto #twitteratura dall’estate 2012. [@antonioprenna]