“Sono esperienze che vivono mentre vengono fatte, più che in un successivo posarsi in una forma”: Antonella Sbrilli dal 18 al 20 ottobre porta su Twitter il Tentativo di Perec.
Cosa è #ComePerec e come è nata questa idea? Ovvero, perché qualcuno dovrebbe passare tre giorni in un luogo per raccontare cose apparentemente insignificanti?
#ComePerec invita – per il 18, 19 e 20 ottobre 2013 – a scegliere un luogo, a trascorrervi del tempo durante i tre giorni e a scrivere ciò che si osserva nel periodo di sosta, come Georges Perec fece a Parigi, in place Saint-Sulpice, nel 1974, pubblicando poi su questa esperienza il Tentativo di esaurimento di un luogo parigino.
L’idea di #ComePerec è nata osservando il calendario di quest’anno 2013, dove i tre giorni del Tentativo di Perec – che erano il 18, 19 e 20 ottobre del 1974, un fine settimana – cadono come allora di venerdì, sabato e domenica. Questa coincidenza è capitata, in quasi quarant’anni, altre quattro volte e il fatto che si ripresentasse quest’anno, mentre è in corso diconodioggi.it – col suo desiderio di agganciare i giorni narrati al presente – mi è sembrato un richiamo a cui rispondere. Non con la pretesa di aggiungere qualcosa a Perec: l’edizione italiana del Tentativo, curata da Alberto Lecaldano per la casa editrice Voland, con le foto di allora, gli appunti del curatore, la cartina con lo schema delle strade e degli orari, è un’immersione filologica e ricreativa da cui trarre profitto in tanti modi.
#ComePerec tiene semmai il punto di vista del tempo ciclico, che ripresenta a determinati intervalli analoghe condizioni di luce e atmosfera, di ritmi sociali. È di nuovo ottobre, è di nuovo un week-end, sono di nuovo gli stessi tre giorni nell’abbinamento data del mese-giorno della settimana. L’ottobre del 1974, anno pari non bisestile, si è ripetuto tale e quale dopo undici anni, nel 1985, poi nel 1991, nel 1996, nel 2002 e di nuovo ora, dopo altri undici anni. Una contrainte calendariale: immaginare i tre giorni di Perec in una bolla di tempo, che si sposta con il pianeta, seguendo le regole periodiche del calendario; vedere la bolla fermarsi al 2013 e rianimarsi, rimettersi in azione; osservare l’andamento ricorsivo e variabile del tempo atmosferico e il comportamento degli abitanti di un luogo in un fine settimana d’autunno boreale.
Del resto, la scelta di Perec nel Tentativo è una specie di “forma simbolica” della vita cittadina, una cornice dell’esperienza che invita all’emulazione. In passato si diceva “Anche io sono pittore!”: anche io oggi sono l’osservatore del trascorrere del tempo in un luogo, con i suoi insignificanti accadimenti; anche io sono un pastore in questa Arcadia, fra il nulla e la continuità delle piccole cose di ogni giorno.
“Perché qualcuno dovrebbe passare tre giorni in un luogo per raccontare cose apparentemente insignificanti?” – chiedi giustamente – e forse bisognerebbe chiederlo a chi lo fa, a chi lo ha già fatto, a chi lo farà. Diversi sono i reenactment, le ripetizioni del Tentativo già proposti e sicuramente già studiati, attuati con diversi mezzi, dal video alla riscrittura pittografica. Perec ha messo in moto una forma fortunata, forse necessaria, ripetuta variando i parametri di durata, i mezzi di osservazione, le intenzioni, ma sempre appoggiandosi a quella porzione di tempo, infrasottile e tiranno, all’apparenza così familiare, che è l’oggi. #ComePerec prova un’altra volta a ripetere il Tentativo, con il vincolo dei 140 caratteri, dei 10 tweet, di un tempo stabilito (questo, a discrezione del giocatore), con la possibilità di interagire su Twitter durante il gioco. Qui le regole per partecipare.
“Dicono di oggi” è a suo modo un Je me souviens dell’era di Internet? Perché dovremmo conservare questa mania della memoria e del dettaglio ora che il web ricorda per noi?
La raccolta di citazioni letterarie da cui ha origine diconodiggi.it è il libro Il gioco dei giorni narrati (Giunti editore) e risale al 1994, quando Internet era poco usata e non c’erano repertori significativi di libri elettronici. Era un’antologia personale, fatta a mano, cercando di portare in primo piano i crononimi delle storie, i tentativi finzionali di rappresentare il tempo, sistemati sulla griglia di un calendario perpetuo di 366 giorni; una griglia che valeva anche come un sistema di memoria.
A gennaio di quest’anno, grazie all’incontro con la blogger @stazzitta (Daniela Collu) e alla collaborazione con Valerio Eletti (che cura diconodioggi su Facebook), quell’antologia – e il database che intanto si era sviluppato a partire da essa – si è affacciata sui social network, incontrando il contributo dei lettori e il tempo-reale della pubblicazione. Questo vale soprattutto su Twitter (@diconodioggi), dove si può inviare on line, per esempio, l’ultima pagina di Fuga senza fine di Joseph Roth, quando Franz Tunda si ritrova a Parigi, superfluo come nessuno al mondo, il 27 agosto “alle quattro del pomeriggio”.
Per sua natura la data è legata alla memoria: date e memoria vanno insieme, dalla scuola elementare alle storie di famiglia, ai grandi eventi e alle ricorrenze che segnano l’orientamento collettivo nel tempo. È vero che ora il web e i dispositivi digitali che usiamo ci ricordano continuamente le date e una quantità di informazioni collegate ad esse.
Ed è probabile che questa condizione stia già modificando la memoria umana e la percezione del presente: in questo appoggiarsi alle macchine e alla rete, la memoria potrebbe diventare ibrida, sviluppando mnemotecniche di scala diversa. Invece di un singolo ricordo dettagliato, si andrà in cerca di famiglie di ricordi, estratte dai grandi dati con strumenti semantici, alla cui base c’è e ci sarà comunque l’esperienza dei tanti Je me souviens precedenti, dei loro criteri, delle loro selezioni, delle loro traiettorie.
Twitter è un luogo colmo di contraintes formelles à la Perec, ma siamo sicuri che serva da palestra della scrittura? Non credi che lo stiamo sopravvalutando?
La parola palestra, che hai usato, mi sembra che dia uno spunto proficuo alla risposta. Mai come in questo periodo le palestre sono affollate, tutti facciamo esercizio, senza per questo gareggiare, a volte senza neanche scegliere una disciplina precisa. Potrebbe essere un motto: “Anche io in palestra”, anche io voglio provare, mi voglio allenare.
Twitter è una palestra aperta, accessibile a tutte le ore, dove facciamo vedere i nostri allenamenti e osserviamo nello specchio gli esercizi di stile degli altri, seguendo un ritmo e un andamento che si auto-organizzano.
Sono esperienze che vivono mentre vengono fatte, più che in un successivo posarsi in una forma. Anche le nuove modalità di pubblicazione mantengono l’idea che l’unità di misura del valore non è la singola pagina o il singolo autore, ma le nebulose (di significati, invenzioni, interazioni) che si creano, si addensano, si diradano.
E anche questi esercizi, con le loro varianti più o meno riuscite, confluiscono in repertori di grandi dati da analizzare, da interpretare, in una dimensione dove la quantità e la risonanza possono far emergere accezioni diverse di qualità.
A più di cinquant’anni di distanza dalla fondazione dell’Oulipo, i nomi di Queneau, Calvino e Perec restano al centro di ogni gioco di scrittura che si faccia sul web o altrove. È possibile andare oltre?
Sull’Oltre (OuLi)Po non mi azzardo a rispondere! Considero la domanda dal punto di vista del tempo, poiché la possibilità per tante persone di interagire insieme, nello stesso momento, mi sembra che offra delle novità “giocabili”. Penso alle storie e ai giochi che si intromettono nel tempo reale, dando appuntamenti ai lettori-giocatori fuori della finzione; a opere come l’installazione The Clock di Christian Marclay, fatta di frammenti di film che “segnano l’ora”, e sincronizzata sul tempo-reale; all’invito a filmare la giornata del prossimo 26 ottobre per un film collettivo, sul modello del 24 luglio 2010 di Life in a Day prodotto da Ridley Scott.
Antonella Sbrilli (@asbrilli) – E’ nata in Toscana e insegna storia dell’arte alla Sapienza di Roma, dove si occupa anche di informatica, tema sul quale nel 2001 ha pubblicato il libro Storia dell’arte in codice binario (Guerini). Autrice de Il Gioco dei giorni narrati (Giunti 1994), nel 2010 ha ideato, e curato con Ada De Pirro, la mostra “Ah, che rebus! Cinque secoli di enigmi fra arte e gioco in Italia” (Roma, Istituto Nazionale per la Grafica, catalogo Mazzotta). Nel 2013 è uscito l’e-book Memoria per le date. Date per la memoria (Atti della giornata di studio Lectures on Memory. Giochi di memoria, Guaraldi-San Marino University Press). Ha fondato e gestisce il blog www.diconodioggi.it sul tempo nella finzione artistica.