#Invisibili, la Mostra dedicata alla riscrittura su twitter de Le Città invisibili di Italo Calvino, promossa da Twitteratura.it per festeggiare i 90 anni dalla nascita dello scrittore, è stata inaugurata venerdi 13 dicembre 2013 al Ghetto di Cagliari.
“Sogno immense cosmologie, saghe ed epopee racchiuse nelle dimensioni di un epigramma.[…] Io vorrei metter insieme una collezione di racconti d’una sola frase, o d’una sola riga, se possibile.”
Italo Calvino, Lezioni americane
Con #Invisibili una comunità composta da più di 4mila persone ha riscritto, in circa due mesi, tutte le 55 città invisibili dell’opera, producendo più di 80mila tweet. Un corpus di commentari, rielaborazioni, traduzioni, parafrasi, ricopiature per la produzione delle quali la comunità aggregatasi attorno al progetto si è riappropriata del testo originario. Leggendolo. Più di una volta. La Mostra di #Invisibili, che nasce dai tweet prodotti dalla comunità, è un ulteriore passaggio di questo processo che rimette il libro in mano al lettore.
I tweet sono diventati opere d’arte e Alessandro Armando, Francesca Ballarini e Elena Nuozzi sono il gesto che ha portato un’esperienza on-line a diventare qualcosa di concreto e reale: un nuovo fatto culturale.
La Mostra dedicata a #Invisibili è curata da Simona Campus. Qui la sua presentazione.

Al volgere di questo 2013 nel quale Calvino avrebbe compiuto novant’anni, si rivela intatto il mistero affascinante del romanzo Le città invisibili, pubblicato per la prima volta nel novembre 1972. Il mistero vive nella malinconia dell’imperatore dei Tartari e nell’immaginazione di Marco Polo, nella tensione perpetua tra ricerca della razionalità e groviglio irrazionale dell’esistenza. Le città conquistate da Kublai Kan hanno nomi inconsueti di donne e sono asimmetriche, policentriche, stravaganti. Felici e infelici. Ideali, nella misura in cui Marco vi proietta, per granelli, la sua Venezia. Utopiche certo, ma di quella «utopia polverizzata, corpuscolare, sospesa» che contraddistingue la nostra contemporaneità. Sono città invisibili, dunque, perché frammentarie e segrete, perché si leggono e non si guardano. D’altro canto, se il mondo non può essere racchiuso in definizioni d’esattezza, le città sono necessariamente, allo stesso tempo, invisibili e visibili. La visibilità appartiene, secondo Calvino, all’elenco dei valori da salvare, per non rischiare di perdere «una facoltà umana fondamentale: il potere di mettere a fuoco visioni a occhi chiusi, di far scaturire colori e forme dall’allineamento di caratteri alfabetici neri su una pagina bianca, di pensare per immagini». Pensate per immagini, Le città invisibili intrattengono con le immagini dell’arte un rapporto privilegiato. È privilegiato, ad ogni evidenza, il rapporto con le sculture di Fausto Melotti, che nel 1976 crea Le torri della città invisibile, tributo fatto di leggerezza, lirica inquietudine, musicalità. A seguire, nel corso degli ultimi quattro decenni, numerose illustrazioni, meglio sarebbe dire riflessioni, ispirate da Le città invisibili e interpretate mediante una molteplicità di linguaggi, che fanno da contrappunto alla complessità della narrazione. Il progetto #Invisibili rafforza il legame tra il libro e la visibilità, mettendo in dialogo la letteratura e l’arte, le idee, le persone, utilizzando le potenzialità della rete per una cultura condivisa e partecipata. Le opere in mostra di Alessandro Armando, Francesca Ballarini e Elena Nuozzi presuppongono la rilettura, condivisa, e raffigurano la riscrittura, partecipata, del testo di Calvino, capace di generare nuovo stupore e nuova poesia.
L’attitudine architettonica trapela nei disegni di Alessandro Armando, prevalentemente realizzati a matita e china con tecnica composita rapida e sapiente, nella costruzione dei volumi e nella consistenza familiare degli spazi. Zobeide accoglie distesa un corpo femminile morbido e plastico, case di bambù e zinco svettano a Zenobia dall’alto delle palafitte. Si riconoscono le quattro torri d’alluminio di Dorotea, a difesa delle mura possenti, e le sessanta cupole d’argento di Diomira. Alcune città sono compatte, altre più lievi, alcune quadrangolari, altre sbilenche, alcune quasi bicrome, altre coloratissime. I colori s’intersecano fluidi con le linee, facendo dei fogli, in dimensioni variabili e spesso irregolari, il luogo della contaminazione. A contaminarsi sono soprattutto le parole e le immagini, sottolineando l’analogia di testo e città: come in un gioco di specchi, spiega Alessandro Armando, cominciato con il mito di Eco e Narciso per giungere alla twitteratura.

La metafora dello specchio ben si connette anche alle immagini di Francesca Ballarini, in arte Nina, che affrontano il romanzo senza intenti didascalici, ma rendendo esplicita la relazione tra codici differenti, traducendoli e traslandoli. L’amore di Nina per Calvino risale ai tempi del liceo, i suoi disegni sono nati in tempi diversi, anche prima della twitteratura; nell’ambito del progetto #Invisibili, sono stati rimeditati per il tramite dei tweet, riordinati e stampati a comporre le pagine di un diario, a custodire la magia che unisce le città e gli stati d’animo, i desideri e le paure, le certezze e i dubbi. Le città sono ritratti e autoritratti, e sono personificazioni di città, così Adria ha capelli lunghi tanto da toccare il cielo. Oppure nelle città ci sono gli abitanti: una donna, per esempio, suona la chitarra a Marozia, un cappellaio preso in prestito al paese delle meraviglie si aggira ad Adelma. Su un sentiero di Dorotea, un uomo cammina verso il tramonto avendo perso il tempo della cognizione, in una immagine esemplare di quella “deriva” tra scrittura e grafica, commenta Nina, che a mezz’oceano si incontrano.

Elena Nuozzi lavora al progetto #Invisibili a partire dai tweet, scegliendone dodici tra tutti. Dodici testi per i quali elabora dodici immagini che, esprimendo lo spirito interdisciplinare, interattivo e multimediale della twitteratura, costituiscono un percorso del tutto inedito, basato sulle suggestioni, i rimandi e le associazioni. Le città si configurano simili a delicate macchie cromatiche, con il ricorrere dei toni blu e azzurri, intensi. Proiettano ombre metafisiche e incantate nell’aria rarefatta. Sfiorano la linea dell’orizzonte. Anastasia fluttua libera, bagnata com’è da canali concentrici, libera come gli aquiloni che volano vicini al sole. Isaura, città dai mille pozzi, sembra in bilico nel paesaggio, un po’ naturale e un po’ industriale. Ad Aglaura il paesaggio invisibile condiziona il paesaggio visibile; in certe ore, in certi scorci di strade, può comparire qualcosa di magnifico. E compare Icaro.
In chiusura, una annotazione: la sequenza delle opere esposte in mostra non corrisponde, per ogni autore, alla sequenza delle città nel romanzo. «Ogni vita», infatti, insegna Calvino, «è un’enciclopedia, una biblioteca, un inventario d’oggetti, un campionario di stili, dove tutto può essere continuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili».
La Mostra di #Invisibili, visitabile dal 13.12.13 al 12.01.14 è organizzata da Twitteratura assieme al Consorzio Camù e a Palabanda. Con il patrocinio della Fondazione Cesare Pavese e del Corso di laurea in Scienze della Comunicazione dell’Università di Cagliari. Social media partner: Premio Italo Calvino.
Simona Campus è storico dell’arte, critico e curatore. Collabora con la cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea dell’Università di Cagliari e nell’ambito della Scuola di dottorato in Studi Filologici e Letterari studia le relazioni tra letteratura e arti visive con specifico riferimento al contesto italiano degli anni Cinquanta. I suoi interessi si orientano sui temi della interazione tra codici e contaminazione tra linguaggi espressivi. Dopo la laurea in Lettere, all’Università di Cagliari si è specializzata in Storia dell’Arte discutendo una tesi sull’opera grafica e pittorica di Pier Paolo Pasolini. Sullo stesso argomento ha pubblicato un articolo su rivista (2010). Ha perfezionato i suoi studi al Centro di Ricerca per i Beni Culturali della Scuola Normale Superiore di Pisa e come curatore all’Università di Roma “Sapienza”. Nel 2012 ha trascorso un periodo di studio e ricerca alla University of Cambridge. Tra le sue pubblicazioni una monografia dedicata ad Aligi Sassu (2005), la collaborazione al catalogo del MAXXI-Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, edito da Mondadori Electa (2009), i contributi storico-critici su Costantino Nivola e lo showroom Olivetti a New York (2012), sugli influssi letterari nelle opere di Maria Lai (2012), insieme con i numerosi cataloghi di mostre. Tra le curatele, soprattutto a Roma e a Cagliari, l’esposizione delle opere grafiche di Joan Miró per preziosi libri d’artista (2011). Oltre che per #Invisibili, con il Consorzio Camù sta lavorando ad un nuovo progetto espositivo, riguardante le immagini elaborate da Salvador Dalí e Robert Rauschenberg per la Divina Commedia.