All’Università degli Studi di Palermo, Alessia Licata ha discusso una tesi di laurea su lingua e letteratura nella rete esaminando il fenomeno della twitteratura. Relatrice, la professoressa Marina Castiglione
Twitteratura è un progetto ideato da tre persone nate prima dei personal computer. La prima domanda che vorrei farti, perciò, è se ti consideri una nativa digitale e se in ciò individui eventualmente implicazioni specifiche.
È vero, sono figlia di una generazione che ha vissuto una rapida rivoluzione informatica e comunicativa, ma sono nata alla fine degli anni Ottanta ed ero già grande quando cominciarono a girare in casa i primi cellulari e in seguito il primo computer, davvero all’avanguardia a suo tempo, ma che occupava quasi una stanza. Più che definirmi una nativa digitale direi che sono cresciuta insieme alla svolta informatica della tecnologia.
Nella pratica di lettrice-scrittrice, poi, ho sempre riscontrato delle dicotomie personali; ad esempio per la lettura e per lo studio dei testi preferisco il formato cartaceo, e mi sento ancora legata al feticcio del libro, mentre per la scrittura anche privata scelgo schermo e tastiera. Faccio parte di una generazione collocata a metà: nata in un contesto analogico ma cresciuta nella rivoluzione digitale; una buona condizione, credo, per l’analisi e l’utilizzo delle nuove tecnologie. Nel progetto #Twitteratura, per esempio, ho riscontrato una perfetta conciliazione tra il passato comunicativo e letterario e l’oggi: il libro in una mano, lo smartphone nell’altra. L’uso di Twitter come strumento di divulgazione culturale è una pratica davvero innovativa e socialmente efficace, poiché è potenzialmente capace di coinvolgere aree della produzione, della diffusione e della fruizione del sapere ancora escluse dalla comunicazione rapida.
La maggiore difficoltà di chi voglia scrivere un testo accademico sul rapporto fra Twitter e letteratura è l’assenza di una bibliografia consolidata. Come hai affrontato questo problema? Se non ha una bibliografia corposa, un saggio argomentativo sulla letteratura e su Twitter può davvero essere scientifico?
L’assenza di testi a cui fare riferimento ha sicuramente condizionato il mio lavoro, ma da qualche parte bisognava pur cominciare. Credo che la mia generazione debba mettersi in gioco e forzare i campi, spesso accademicamente rigidi, del sapere. I pochi testi linguistici che si sono occupati, in generale, della comunicazione nei social network mi hanno offerto le linee guida per l’indagine; gli articoli pubblicati su twitteratura.it e quelli dei blog afferenti mi hanno aiutato a instaurare un dialogo più diretto con i tweetbook e con le indicazioni, anche metodologiche, del progetto.
Acquisite le coordinate base il mio compito, nei fatti, è stato lo stesso da cui parte la twitteratura: la lettura. Ho letto e riletto, originali e 2.0, e ogni volta dai testi emergevano sfumature e voci diverse. L’elevato numero dei tweet prodotti ha reso la ricerca linguistica abbastanza intricata ed è stato impossibile, in un solo lavoro, formalizzare ogni dinamica rintracciata. Il mio lavoro, dunque, non è completo, ma rappresenta un inizio. Volevo dare un senso determinato al mio percorso di studi, e volevo occuparmi di un oggetto adeguato alle tendenze comunicative e culturali del presente. I percorsi di riscrittura sono stati illuminanti in questo senso, poiché possedevano le caratteristiche che cercavo in un argomento di ricerca: l’innovazione e la conformità al mio percorso di studi in Lettere moderne.
Analizzando i contenuti di #TweetQueneau, #LunaFalò, #Leucò e #Corsari ti sei scontrata con una difficoltà ineludibile: come è possibile analizzare un metatesto nato su Twitter attraverso i tradizionali strumenti dell’analisi linguistica? Insomma, ciò è davvero possibile? E soprattutto, ne vale la pena?
Potrei rispondere a questa domanda dicendo che condurre una ricerca linguistica su un metatesto nato da Twitter è utile se serve anche, come è successo nel mio caso, a far conoscere percorsi innovativi a professori universitari che in seduta di laurea si appassionano e si incuriosiscono al progetto. Esperienze di questo genere spesso, e purtroppo, restano escluse dall’accademia, soprattutto in quei corsi dove ancora il cartaceo non compete nemmeno con il digitale. L’interesse linguistico nei confronti dei progetti di riscrittura è solo parte della mia curiosità; il campo linguistico mi ha dato modo di osservare un fenomeno sociale, culturale e comunicativo da un punto di vista determinato. Il linguaggio è infatti movimento, cambiamento, e da sempre, in vario modo, il nero su bianco ha tessuto la trama delle dinamiche sociali.
Twitter è una fonte inesauribile di materiale linguistico, il cui studio potrebbe fornire tracciati di fenomeni storici e culturali in atto (come, per esempio, nel caso dei movimenti di protesta e del loro utilizzo dei social network). I riscrittori di Queneau, Pavese, Pasolini nei loro tweet hanno inserito non solo ciò che ricavavano dal testo originario, ma anche il loro quotidiano, le loro associazioni simboliche e linguistiche, le loro parole, e sono proprio quelle parole, scelte tra tante, organizzate sintatticamente entro il limite dei 140 caratteri, le tracce di una comunicazione in piena trasformazione che bisognerebbe studiare.
Come sai, dopo aver giocato con Queneau, Pavese, Pasolini e Calvino, abbiamo deciso di sfidare Manzoni e farlo leggere su Twitter dagli studenti. Perché mai dovrebbero seguirci, visto che le scuole spesso non dispongono di strumenti tecnologici abilitanti e che sul web ci sono cose più divertenti di Manzoni?
Ci si approccia a Manzoni, e alla lettura de I promessi sposi, in un’età critica e distratta, l’adolescenza, che spesso non favorisce la comprensione di un testo generalmente avvertito dagli studenti come estenuante e datato. Riscrivere su Twitter è un’idea coinvolgente. Se potessi tornare ai miei anni al liceo, credo che mi appassionerei a un progetto di riscrittura che mi permetta di utilizzare praticamente la mia chiave di lettura del testo e di scatenare la fantasia verso associazioni tra l’opera e le mie esperienze quotidiane.
La tecnologia avanza e le strutture scolastiche non sono ancora adeguate, ma è pur vero che gli studenti di oggi sono i veri nativi digitali, che utilizzano quotidianamente internet e le sue applicazioni, anche ai fini dello studio, e vivono totalmente inseriti in un contesto informatico. Il web offre risposte a ogni esigenza, dalla più ludica alla più scientifica, ed è anche sperimentazione: l’uso didattico del web, già praticato ogni giorno dagli studenti che nella rete trovano un supporto di approfondimento e/o di semplificazione del testo scolastico, dovrebbe essere preso in considerazione dall’istituzione. Manzoni su Twitter è un esempio di adeguamento dei sistemi didattici alle esperienze e alle pratiche delle nuove generazioni.
Leggi la tesi
Alessia Licata
Lingua e letteratura nella rete. Il caso della twitteratura
Università degli Studi di Palermo
Relatrice: prof. Marina Castiglione
Alessia Licata (@Blustasi) – Laureata in Lettere Moderne, è nata ad Agrigento nel 1988 e ha vissuto parte delle sua vita a Grotte, piccola ma preziosa realtà di provincia, nella quale ha esercitato, negli interstizi degli obblighi scolastici e delle pratiche ludico-relazionali, l’attività di blogger. Nel capoluogo si è invece impegnata in progetti di teatro sperimentale con la compagnia “I vetri blu”, ottenendo riconoscimenti anche in ambito nazionale. Ha svolto la sua prima esperienza universitaria fra l’Università degli Studi di Palermo e l’Universidad de La Coruña. Attualmente è iscritta al Corso di Laurea Magistrale in Teoria delle Comunicazioni (curriculum “Cultura Visuale”). Vive e attraversa Palermo impegnandosi attivamente in progetti culturali e politici di autogestione di spazi universitari e abitativi.