Il libro è un monolite o un attrezzo? Abbiamo chiesto a Riccardo Dal Ferro di raccontarci perché ha fondato Fucina Creativa, laboratorio di scrittura fra social e letteratura.
Organizzare e sostenere un laboratorio di scrittura è un compito assai difficile. Anzi, io temo che la scrittura in sé neppure si possa insegnare. Allora cosa è Fucina Creativa? Quali sono i punti di riferimento dell’hashtag #Creiamo?
Dici bene. Non si può insegnare la scrittura. Tantomeno la creatività. È pazzo, e forse disonesto, chiunque abbia mai voluto far credere il contrario. Partiamo perciò da quello che Fucina Creativa non è: non è il tentativo di promuovere un’idea di letteratura, mia o di chicchessia, trapiantandola nel cervello di chi partecipa al laboratorio; non è un manuale di tecniche narrative, ché la scrittura è fatta in minima parte da tecnica, e tutto il resto è ben altro che meramente tecnico; non è un’accademia della creatività, e nemmeno un corso di auto-analisi, in cui il “paziente” debba trovare le risposte giuste per risolvere quello che erroneamente verrebbe considerato un “problema”.
Fucina Creativa è un corto-circuito, e il punto di riferimento principale di #CreiAmo è trasformare la domanda “che cosa significa?”, retaggio di un intellettualismo ammuffito, nella questione “a che cosa mi serve?”, smontando molecola per molecola tutta la teoria della letteratura, i suoi canoni e pregiudizi, i libri stessi e le tecniche narrative. Il libro non è più un monolite che spaventa, ma una cassetta degli attrezzi che posso utilizzare, con cui posso giocare, ganglio dal quale produrre, e non solo traguardo al quale giungere.
Non temi che – come direbbero molti accademici dal tomo lungo, – rompere la barriera fra docente e discente sia pericoloso? Se la letteratura diventa liquida, come osi dire, non c’è il rischio che la qualità si perda? Insomma, che ne sarà della critica letteraria?
Io temo al contrario che quegli accademici dal tomo lungo trasformino, come sta accadendo, una cosa gioiosa, frastornante e dinamica come la letteratura in una lapide dura, fredda e immobile. Tutti continuano a denunciare il fatto che in Italia si legge sempre di meno, ma nessuno si chiede il motivo di questa tendenza. Non sarà forse che l’immagine dell’autore-oracolo, che dall’alto dell’empireo cala la propria rivelazione concedendola ai poveri plebei, abbia fatto il suo tempo?
Non è più un mondo per coloro che fanno dell’arte una proprietà, e rendere liquida la letteratura significa liberare le idee, lasciarle circolare, rendendo insensato il paradigma docente-allievo. Perché non partecipare all’arte, smettendola di essere spettatori esclusi? Lo siamo davvero stati o ci siamo solo fatti convincere di esserlo? Fucina Creativa libera energie, scioglie legacci, ponendosi con umiltà dalla parte della moltitudine partecipante. La letteratura è una cosa troppo importante per essere lasciata agli scrittori. La parola scritta è una cosa troppo meravigliosa per poter essere posseduta, rinchiusa, venduta. Mettiamoci dalla parte della legalizzazione della sostanza più stupefacente che esiste: l’idea! E questa è a tutti gli effetti una lotta per la qualità, non contro di essa.
Condivisione, interattività, cortocircuito, apertura. Perché la creatività non si può insegnare? Non eravamo tutti destinati a morire leggendo un post di Brainpickings? In fin dei conti, ci sono sempre 10 regole d’oro da seguire scritte nero su bianco su un pantone giallo. O no?
La prima regola di Fucina Creativa è: mai parlare di Fucina Creativa. La seconda regola è… No, dai, scherzi a parte, la creatività non si può insegnare, per il semplice fatto che essa non è una proprietà, è invece il bene comune per eccellenza. Moriremo sui decaloghi, sui manuali, sulle convinzioni di quello o di quell’altro guru, ma ciò che è liquido scorre continuamente, ed è un’illusione poterlo cristallizzare in una forma statica. Ci sarà sempre un movimento di privatizzazione del pensiero che fallirà miseramente. E quelli che stavano creando sistemi diventeranno livorosi, nel vedere il proprio insuccesso; chi scriveva regole morirà triste e solo, quando quelle regole risulteranno inutili. Nel frattempo, i coraggiosi che non si saranno posti un limite avranno creato qualche cosa di bello, e forse non saranno felici, ma di certo avranno fatto la felicità di qualcuno, perché quello è l’unico risultato della liberazione di un’idea.
Quando parlo di condivisione, interattività, cortocircuito, apertura, penso alla libera circolazione delle idee, al loro scontro/incontro, unico modo per uscire dalle continue impasse in cui ci troviamo, quando cerchiamo di porre dentro confini qualcosa che di confini non ne ha.
User generated content, Scrittura industriale collettiva, Twitteratura e Tweetbook. Il lettore sta entrando sempre più a fondo nei prodotti autoriali. Siamo sicuri che gli autori prima o poi non si ribellino al metatesto, segreghino il testo e ci sbattano tutti fuori? E soprattutto, perché non dovrebbero essere in grado di farlo?
Che i segregatori si segreghino pure! Vorrei con tutto il cuore essere sbattuto fuori dal loro “dentro”, che è un posto buio, pieno di silenzi, puzzolente e malaticcio. Anche l’aggettivo “industriale” mi va stretto, mi piace molto di più parlare di scrittura rampicante, formicaia, mirmetica! L’autore che diventa molecola del contagio, che si insinua, più che adagiarsi. L’idea come virus, la parola come grimaldello. Ed è facile penetrare in quelle torri d’avorio, non per trafugare segreti (non ne hanno), ma per mischiare le loro carte ammuffite, mettere a soqquadro le convinzioni, rimettere in movimento ciò che hanno tentato di atrofizzare. Non è bello, trasformarsi in guastatori del senso? E non esiste antidoto, perché non si tratta di veleno. Con Twitteratura, siamo entrati di soppiatto nelle Città invisibili, e abbiamo trafugato, smantellato, rovesciato, scherzato, contagiato. Il libro è diventato una cassetta degli attrezzi, abbiamo edificato cose impensabili, sentieri-non-più-interrotti, nuovi sensi. Fucina Creativa è un laboratorio per la formazione di perfetti boicottatori del significato. #CreiAmo praterie, dove ci sono vicoli ciechi. #CreiAmo oceani, dove ci sono ruscelli. #CreiAmo libertà, dove c’è confine. E i segregatori, che se ne stiano quieti nelle loro cantine. Il mondo non è più di loro proprietà, perché non lo è mai stato.
Riccardo Dal Ferro (@RickDuFer) – E’ nato a Thiene (VI) il 18 marzo 1987. Ha conseguito il diploma classico e si è laureato in filosofia presso l’Università di Padova. Collabora con numerose riviste, interessandosi a diverse tematiche: politica, filosofia, letteratura. Insegna scrittura e sceneggiatura presso alcune scuole, e ha collaborato con la cattedra di Storia del pensiero scientifico del professor Fabio Grigenti, dell’Università di Padova. Nel 2013 pubblica tre volumi di racconti illustrati, racchiusi nella collana digitale “Sotterfugi”, edita da LA Case Books e tratta dal blog sotterfugi.org. Il progetto Fucina Creativa nasce grazie all’assidua attività su Twitter e dalla collaborazione con Twitteratura.