Il liceo Da Vinci di Reggio Calabria ha partecipato a #TwSposi con cinque classi seconde dello Scientifico.
Una squadra determinata e aperta alla sperimentazione guidata da un ex studentessa, Josephine Condemi, che usa la twitteratura per riflettere sul senso delle origini e dell’appartenenza, oggi come ieri.
Josephine, sei stata tu a proporre alla tua ex scuola di partecipare a quest’esperienza?
Sì, sono stata io a proporre al liceo di aderire a #Twsposi. Appena usciti da #Invisibili/Sud, leggendo il
post di “recruitment” classi ho chiesto alla preside Giuseppina Princi se la scuola fosse stata disponibile a partecipare. Quindi ho coordinato le cinque classi che hanno aderito.
Quale aspetto di #TwSposi ti ha convinta a far partecipare la scuola?
Ho conosciuto Twitteratura saltellando di link in link. Ho trovato subito estremamente stimolante la possibilità di una lettura interattiva e condivisa, possibilmente senza prendersi troppo sul serio. Un gioco nel gioco, una specie di ipertestualità “vissuta” che apre la mente. Mi piaceva l’idea che i ragazzi del mio ex-liceo avessero questa possibilità.
Come hanno preso gli insegnanti e la preside la proposta? E gli studenti?
Devo premettere che la scelta è caduta sul Liceo Scientifico “Leonardo Da Vinci” non a caso. Oltre a motivi “sentimentali” (è appunto il mio ex-liceo), conoscevo da tempo la sensibilità della preside rispetto a possibili sinergie utili ad aumentare gli strumenti a disposizione dei ragazzi. E infatti Giuseppina Princi è stata subito entusiasta, suggerendo l’adesione delle seconde classi (che per programma devono comunque studiare Manzoni) e mettendomi in contatto con i docenti. Direi che è stata una partenza “diesel” sia da parte degli insegnanti che dei ragazzi: prima, più o meno perplessi gli uni e più o meno curiosi gli altri; poi, sempre più coinvolti man mano che è aumentata l’interazione con i personaggi e le altre scuole.
Il tuo account è @TwSposiMeta e durante #TwSposi con le classi del Da Vinci avete cercato di analizzare le metamorfosi dei personaggi: vuoi spiegarci innanzitutto cosa intendi per metamorfosi e perché l’avete considerata così importante?
Diciamo che è ancora un work in progress. Fin dall’inizio, abbiamo concordato con le insegnanti un calendario interno che ci permettesse di twittare senza stravolgere troppo la programmazione didattica tradizionale: #TwSposi/meta continuerà quindi almeno per tutto aprile. “Meta” è una suggestione che riguarda sia le metamorfosi che il metaromanzo. In un cartellone della scuola c’è scritto: “Occorre una scossa forte. Non una rivoluzione, che spesso conduce a destini incerti, ma una metamorfosi”. Tuttavia dire che “meta” sia nato da questo, come direbbe qualcuno, è una tentazione letteraria. In realtà, uno dei flash decisivi è stato “il sugo di tutta la storia”: Renzo che a fine romanzo dichiara cosa ha imparato, e Lucia che gli fa da contraltare, per due modi (quanto diversi?) di intendere e interpretare gli eventi. E poi le grandi e piccole conversioni di Gertrude, dell’Innominato, di Don Rodrigo… “round characters” fino a che punto? Fare riflettere su questo degli adolescenti, che attraversano un periodo di metamorfosi in senso forte, ci sembrava più che interessante. E siamo già nel metaromanzo, la forza di Tw Letteratura: andare oltre giocando tra persone e personaggi, attualizzando, riscrivendo, creando connessioni.
Meta è una parola che ci ha permesso e ci permette di esprimere tutto ciò e di “unire i puntini”. Una possibilità tira l’altra: chi l’avrebbe mai detto che, ospiti in radio del programma Ossi di Seppia, saremmo stati coinvolti in un progetto regionale di riscrittura a partire da Corrado Alvaro?
Quali sono stati nel concreto i metodi di lavoro impiegati dalle varie professoresse?
Lo sforzo è stato ed è quello di affiancare alla didattica tradizionale gli spunti offerti da #TwSposi. Non ringrazierò mai abbastanza le professoresse Giovanna Canale, Maria Antonietta Falcone, Mariangela Labate, Mila Lucisano, Mafalda Pollidori per aver deciso di mettersi in gioco e tuffarsi in quest’avventura!
Insieme si è verificata la disponibilità dei ragazzi a partecipare; insieme, come accennavo prima, si è stabilito di affiancare al calendario di riscrittura nazionale un calendario personalizzato: questo ha comportato innanzitutto un lavoro di concertazione rispetto ai ritmi delle diverse classi. Insieme, si è deciso di attivare per ogni classe un account, non tanto per avere un “controllo” sui ragazzi quanto per aiutarli a “rompere il ghiaccio” e appropriarsi del mezzo (Twitter è stata una sfida sia per i docenti che per gli alunni). Operativamente, le insegnanti hanno dedicato più tempo alla lettura in classe del romanzo, raccogliendo a fine lezione (o assegnandole per casa) le suggestioni sotto forma di tweet (in 140 caratteri) e pubblicandole online. La maggior parte dei docenti ha utilizzato WhatsApp sia per la messaggistica individuale che creando un gruppo di classe, una specie di forum permanente in cui i ragazzi hanno progressivamente abbandonato eventuali inibizioni (“Va bene? Ho pensato una stupidaggine?”) diventando più sicuri sia delle loro idee che del modo di esprimerle. Abbiamo cercato, per quanto possibile anche con degli incontri pomeridiani, di fare lavorare gli studenti sulla propria scrittura: “Sono proprio necessarie tutte quelle parole o ti stai sbrodolando?”; “Cosa vuoi dire? Qual è la parola che può esprimere meglio il tuo concetto?”; “Mettiamo in fila soggetto predicato e complemento?” Una sfida resa “pepata” dalle interazioni con i personaggi (“Ci ha risposto la Provvidenza!”). In ogni classe, poi, c’è chi scrive di più, chi è più portato a utilizzare la tecnologia e supporta i compagni, chi, da vero/a leader, incoraggia e gestisce il gruppo: #TwSposi è anche questo.
Con la Scuola media di Gioiosa Marea avete organizzato l’Addio ai Monti contemporaneo: i Promessi Sposi sono ancora un libro attuale per descrivere le storture della nostra società?
L’idea della riscrittura del’Addio ai monti è nata mentre ero ancora immersa in #Invisibili/Sud, un altro esperimento “meta” per tentare di raccontare morfologia e rappresentazione delle città meridionali. In un primo momento, insieme a @TwLuciaM e i ragazzi di Gioiosa Marea si era pensato addirittura a uno “spoiler”, un’anteprima di #TwSposi sul link, forte, dell’emigrazione dal Sud Italia, un addio ai propri monti invisibile e spesso forzato che, come dimostrano numerosi studi, ha ripreso i ritmi del Dopoguerra.
Cassato lo spoiler per motivi di tempo (#TwSposi è anche organizzazione e fatica), abbiamo quindi seguito il calendario “geolocalizzando” l’ottavo capitolo. E, magia di Tw Letteratura, il gioco si è allargato diventando uno spunto per tutti i personaggi del romanzo sul motivo del viaggio: partire perché, restare perché. Penso che tutti i classici, se sono tali, in qualche modo ci mettano davanti allo specchio. I promessi sposi non fa eccezione ma viene sempre più spesso considerato l’antenato del genere di romanzo “lui ama lei, lei ama lui ma ci mettono 800 pagine a fidanzarsi”. Rileggendolo (fuori dalla scuola) ho scoperto invece un potente affresco sociale, in cui con toni apparentemente sussurrati e pacati si fendono pungenti stilettate. Un romanzo sul potere, oltre che sull’amore. Ci fosse stato #TwSposi, magari l’avrei scoperto prima!
Josephine Condemi (@JCondemi) – 23 anni, laureata in Scienze della comunicazione con indirizzo in editoria e giornalismo. E’ specializzata in Metodi e linguaggi del giornalismo presso l’Università di Messina. E’ nata e vive a Reggio Calabria. Legge soprattutto, scrive (anche) su L’Ora della Calabria, s’interroga sulla direzione dello sguardo. È appassionata di epistemologia della complessità e di social innovation.