Sarajevo Rewind 2014>1914: sulle orme di Gavrilo Princip

Eric Gobetti, insieme a Simone Malavolti, sta per avventurarsi a cento anni di distanza sulle strade che portarono all’attentato di Sarajevo e allo scoppio della Prima Guerra Mondiale.



Due viaggi, due spari. Fra i tanti modi per ricordare la Grande Guerra, Sarajevo Rewind ne ha scelto uno singolare: ripercorrere il cammino di due uomini, Franz Ferdinand e Gavrilo Princip. Che cosa significa? E soprattutto chi è Nedeljko Čabrinović, il personaggio che tu interpreterai nel viaggio?

Il nostro progetto non riguarda tanto la Grande Guerra quanto la Belle Epoque. Noi raccontiamo i viaggi dei due protagonisti dell’evento che ha posto fine a un’epoca di pace e di progresso unica nella storia dell’Europa. Eppure in quei giorni prima del 28 giugno 1914 nessuno poteva sapere di vivere sull’orlo della catastrofe. Proprio come oggi. Noi guardiamo a quei giorni da storici ma anche con gli occhi di oggi, vedendo, anzi viaggiando adesso gli stessi luoghi di allora. E visti con gli occhi di oggi ognuno di questi personaggi ha un fascino particolare. Come Nedeljko, il meno serio fra i 7 attentatori, quello che scherza con le ragazze, che parla troppo, che nessuno considera davvero capace di agire, e che poi, alla fine, sarà il primo a provarci, lanciando una bomba sul corteo dell’Arciduca.


Tra i soldati che Emilio Lussu fronteggia sull’Altipiano di Asiago nel 1916 ci sono i musulmani bosniaci. La Grande Guerra fu una guerra fra popoli, e molti vi presero parte proprio perché aspiravano all’indipendenza della propria nazione. A cento anni di distanza, possiamo dire che la guerra liberò o imprigionò quei popoli?

L’idea di emancipazione dei popoli slavi era molto diffusa all’epoca in quelle terre. Tuttavia faceva riferimento a tre prospettive politiche differenti, in qualche modo intrecciate tra loro: i singoli nazionalismi, in particolare quello serbo in espansione; un macro-nazionalismo jugoslavo, che prospettava un’unione di tutti gli slavi del sud; un panslavismo che vagheggiava l’unità dei popoli slavi perlomeno nelle aspirazioni anche se non in un’unica entità statale. La Jugoslavia che si costituisce nel dopoguerra rappresenta il raggiungimento del secondo obiettivo, l’unione degli slavi del sud, ma con molte ambiguità rispetto al trionfo degli obiettivi del nazionalismo serbo. Se l’Austria-Ungheria era una “prigione dei popoli”, per molti lo fu anche la Jugoslavia monarchica tra le due guerre mondiali. 


La Confederazione Polacco-Lituana (1569-1795), l’Impero Austro-Ungarico (1867-1919), la Jugoslavia (1918-2006). È possibile fare un parallelo fra questi stati e l’Unione Europea di oggi? E se dovessi fare un parallelo fra la Bosnia e la Serbia di ieri e quelle di oggi?

1914-2014. Da una parte abbiamo una realtà balcanica che è molto più “balcanizzata” oggi di allora. Nel senso della marginalizzazione, del ritardo e dell’esclusione sia politica che economica, dal resto dell’Europa. Belgrado era una grande capitale in espansione; da Sarajevo si andava in giornata in ogni parte dell’Impero. Oggi sono luoghi “a parte”, soprattutto nell’immaginario del resto d’Europa. Dall’altro lato abbiamo un’Unione Europea che sembra afflitta dagli stessi problemi dell’Impero Austro-Ungarico: mancanza di democrazia, se non apparente; scarso rispetto dei popoli e delle nazioni, che infatti genera successi elettorali dei partiti nazionalisti; elefantiasi burocratica e sistema economico troppo ingessato. Insomma, gli ingredienti per un parallelo ci sono tutti, poi certo, c’è anche tanta differenza: è passato un secolo ma per molti versi pare un millennio!


Realizzare un progetto itinerante come Sarajevo Rewind significa anche combattere con la sistematica mancanza di fondi che affligge il sistema culturale. Come farete a finanziare il vostro viaggio? E perché nel nostro Paese è così difficile organizzare esperienze come questa?

Lavoro da un anno a questo progetto, ho provato a battere tutte le strade, dalle TV alle radio, dai produttori di documentari alle istituzioni pubbliche, dalle università ai bandi europei. Niente. Gli spazi per i progetti culturali sono sempre più ristretti e purtroppo vengono spartiti sempre tra gli stessi individui. Tante, tantissime persone “normali”, senza particolare passione per la Storia, si sono però appassionate al nostro progetto, e ci hanno spronato a continuare. Per questo abbiamo pensato ad una sorta di autofinanziamento un po’ alla buona, attraverso le iniziative di presentazione e il nostro blog: sarajevo14.wordpress.com. Cercheremo di spendere il meno possibile e stiamo cercando l’aiuto (gratuito!) di operatori più o meno giovani ed esperti ma soprattutto con la voglia di buttarsi in un progetto come questo. Rimane ancora aperta la questione del montaggio del documentario, che pare venga sostenuta da una fondazione. Nonostante tutto siamo decisi ad andare fino in fondo. Ora mi rendo conto che è stata una follia; spero di non dovermene pentire…  

Eric Gobetti - Sarajevo RewindEric Gobetti è nato a Torino nel 1973. È uno storico, autore di tre monografie sulla storia dei rapporti fra la Jugoslavia e l’Italia fascista (Dittatore per caso, L’ancora del Mediterraneo, L’occupazione allegra, Carocci, e Alleati del nemico, Laterza 2013). Adora quando i suoi amici slavi del Sud gli dicono: “Ti si naš!”.