Il diario di Stendhal

Il racconto distratto di Stendhal a spasso per la Brianza, con l’occhio più attento alle ragazze che al paesaggio. Lo leggiamo e commentiamo su Twitter con l’hashtag #phmb2014/Stendhal.

Lago di Pusiano

Nell’agosto del 1818 Stendhal compì un breve viaggio in Brianza, in compagnia dell’amico Giuseppe Vismara. Di questa gita resta un diario, cui l’autore non attribuì grande importanza e che infatti rimase abbandonato fra le sue carte. È la testimonianza di un soggiorno a tratti distratto, condotto dallo scrittore francese con la mente più alle belle e giovani brianzole che al paesaggio. Eppure ci sono, nella narrazione apparentemente superficiale di questo reportage, alcuni scorci interessanti: a tratti tendenti al comico, a tratti velati di malinconia.

Il testo che proponiamo qui sotto è quello curato da Sara Pozzi e Paolo Pirola, dell’Associazione culturale Brianze. Pozzi e Pirola si sono basati sulla trascrizione pubblicata da Gallimard nel 1982 (Voyage dans la Brianza, in Stendhal, Oevres intimes, 2 voll., a cura di V. Del Litto).

Leggi e commenta il Diario del viaggio nella Brianza il 23 e il 24 settembre 2014 con l’hashtag #phmb2014/Stendhal, nell’ambito del progetto di riscrittura per Ville Aperte in Brianza, di cui trovi qui il calendario completo. Puoi anche interagire con l’account di Stendhal (@StendhalTw). Fra il 25 e il 27 settembre, invece, riscriviamo insieme su Twitter il capitolo IX dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, di cui puoi leggere il testo qui.

Diario del viaggio nella Brianza

25 agosto 1818

Partiamo da Milano alle sette, il 25 agosto 1818, con un grosso mercante di Reggio che ritorna ad Asso, suo paese natale, dopo dieci anni, e con una…, brutta, ma con due occhi straordinariamente grandi.

L’uomo della diligenza di Asso ci vende ad un vetturino; noi gli avevamo dato 16 lire, lui ne dà soltanto otto al vetturino. Nell’uscire da Milano, faceva freddo. V…, che ha la passione dell’agricoltura, si occupa della campagna. B., a cui queste cose sono odiose a causa di suo padre, vede dappertutto eserciti in movimento. Il vetturino ci racconta che quindici giorni fa, presso Desio, un prete è rimasto ucciso da una sassata alla testa. Un particolare che serve a far capire la diffidenza che bisogna avere in Italia, è che il prete, sentendo dire che un tipaccio del paese era di ritorno e si informava di lui, aveva fatto vegliare il sacrestano (sacristt), fino alle due. Il ladro ha confessato tutto, a condizione che lo si mettesse subito a morte. Questo servizio gli sarà reso oggi o domani a Desio, dopo un giudizio statario.

Grande argomento di conversazione per le dame di nostra conoscenza, le signore Cher… e Tchek… Storia della fortuna dell’husband, attraverso l’agricoltura. Bel modo di prendere il volo di 80.000 franchi di diamanti; risate continue per il furto di 20 zecchini di candelieri. “Non ho denaro”, dice il Fra… “Ecco uno scudo”. La mother guadagna 15.000 lire con le uova ed altri minuti prodotti della campagna, come l’allevamento dei polli, ecc., ecc. Infine, la stessa Tchek… fa il commercio ed è interessata nella diligenza Mandelli e Franchetti, che guadagna più del 100 per 100. Ha guadagnato così più di 80.000 franchi, ma non pensa affatto a dare qualche cosa to the poor m.

Un nostro compagno di viaggio ci racconta che dopo due ore di pioggia l’acqua entrava dalle finestre del mezzanino a Reggio, e che la grandine ha rotto i tetti.

V… ha la felice idea, che io non avrei mai osato attuare da solo, di salire sul campanile di Giussano, ma prima piscia nell’acquasantiera. Il curato viene ad assistere alla nostra impresa, e ad avvertirci che le scale sono in pessimo stato; infatti un gradino mi si spezza sotto i piedi.

Bellissimo panorama dall’alto di questo antico campanile di pietra: non lo dimenticherò. Di fronte, il castello del marchese Cagnola; a mezzogiorno, il duomo di Milano chiaramente visibile e profilantesi in grigio; a destra la chiesa di Rho che fora quasi l’orizzonte; più a destra, il campanile di San Gaudenzio a Novara. V… mi dice male di questa città; gli faccio osservare che il filosofo disprezza ed odia sempre il paese dove ha imparato a conoscere la canaglia umana. Nel discendere, a momenti la chiave gli cade sul naso; giusto castigo per aver fabbricato dell’acqua benedetta.

A Inverigo, facciamo colazione in un albergo dove un prete aiuta a staccare i cavalli dalla carrozza. Andiamo a vedere il palazzo di Cagnola. Magnifica costruzione; la Rotonda è veramente grandiosa. L’asse è orientato sul duomo di Milano, che si vedrà di faccia dall’alto della scala. Le camere hanno una bellissima vista, e sono raggruppate intorno alla Rotonda. Può darsi che questa forma finisca col ricordare un po’ troppo la chiesa.
Ha cominciato quattro anni fa, e dice che gli occorrono altri quattro anni per finire. Ha 60.000 lire di rendita, cinquanta anni, una gobba, e una bella donna che può dargli dei figli.

È un peccato che il resto della costruzione sia stato sacrificato alla Rotonda. Vero è che quest’ultima è degna di un principe, mentre gli appartamenti e la scala non si distinguono da quelli di una buona casa qualunque.

In alto, bella semplicità della Rotonda; contrasto tra questo edificio e il barocco della casa Crivelli. Bella vista del paese, e, all’orizzonte, della pianura lombarda, che dà l’impressione del mare. Si vede Monticello al di là della pianura irrigata dal Lambro; questa è coperta di piccole querce piramidali (a cui vengono tagliati i rami ogni quattro anni) ed offre un aspetto monotono. Ci manca un gran fiume o il mare. La parte più bella è quella che guarda verso Novara: a destra, le montagne coperte di neve si innalzano ad un tratto dietro le colline ai piedi delle quali si vede il lago di Pusiano.

I pini vanno d’accordo a meraviglia con la grandiosità della Rotonda. Il palazzo del marchese Cagnola è costruito sullo spiazzo di una piccola montagnola. Bisognerebbe coprire lo spiazzo con un giardino all’inglese; ma vi mancherà sempre l’acqua. Beyle pensa che mettendo dei particolari architettonici, come aggetti, ecc., nell’interno della cupola, questa acquisterebbe il senso del grandioso. Il signor Cagnola commetterà un grande errore se alzerà ancora l’edificio che limita due lati del giardino, per nascondere i tetti, come ne ha l’intenzione.

Una cosa come questa sarebbe stata bene sul bastione di Porta Marengo, elevato di altri 30 piedi.

Scendendo verso la casa Crivelli, imbocchiamo un viale ombreggiato da carpini e abitato da un merlo. Il viale, che non è perfettamente diritto, e che va su in salita, ci conduce in una specie di trappola che qui chiamano bressanella. Vi troviamo prigioniero un uccellino al quale diamo la libertà.

Dal palazzo Cagnola non si vedono prati, che del resto sarebbero impossibili in un paese arido come questo.

Brutta linea del gigante della casa Crivelli; mi ricorda il disegno di Carl…, il ciarlatano che mi è sembrato così divertente ieri a Brera. Nel giardino alla francese le aiuole sono piantate a mais e a canapa; ci sono due file di pini che potrebbero servire in qualche modo. Molti di questi pini hanno tre piedi di diametro.

Vismara mi racconta la storia degli amori di Avk. Grettezza di questo ricco personaggio.
La cancellata che fiancheggia la strada di Asso, di fronte alla casa Crivelli, serve per così dire a preparar lo spirito alla vista del palazzo Cagnola.

Arriviamo al lago di Alserio. Traversiamo la strada che va da Como a Lecco. Costeggiamo il lago di…, dall’aspetto selvaggio. Begli alberi sulla montagna a sinistra. Vista di Canzo, grossa borgata.

Alle quattro arriviamo finalmente ad Asso. Ci siamo fermati due ore e mezza ad Inverigo. Le piccole e tortuose strade di Asso, con le loro ripide salite e il selciato su cui si scivola, mi ricordano la Madonna del Monte nel 1811, quando ero tanto innamorato di Gina, e ricordano a Vismara il seminario in cui lo mandava suo padre. Prima di arrivare a Canzo, incontriamo una deliziosa cascata. Il velo d’acqua è piuttosto largo e ricorda a Vismara Pissevache. Discreta vista del Lambro, incassato tra le rocce sotto il Pontescuro.

Andiamo a portare una lettera alla signora Bda Bonton; la sua presenza in un paese così piccolo ci stupisce. Tono amichevole dei due sposi. Per vent’anni di seguito c’è stato un teatro ad Asso. Le chiacchiere della cittadina (il pettegolismo) alla fine lo hanno fatto morire. È risuscitato per cinque anni a Como, ad un miglio di qui, e infine è morto del tutto.

Vismara trova strano e ridicolo che io scriva questo diario. Gli rispondo con la curva: 1818 1819 1825 1850

Un tratto di questa curva può aiutare a prevedere il resto. Rileggendo nel 1818 il diario del viaggio a Le Havre nel 1811, i più piccoli particolari mi ricordano e rendono presenti tutte le sensazioni di allora. Un diario simile è fatto soltanto per chi lo scrive.

25 agosto 1818

Vismara sale sulla scoscesa montagna che è ad occidente di Asso. Vi trova ottanta persone che falciano gli angoli dei prati. Lo dissuadono dall’andare avanti; e infatti in parecchi punti è costretto a togliersi le scarpe. Rientra a mezzogiorno. Beyle stava leggendo Amoretti, lo stupido Amoretti, e Lalla-Rookh.

Dopo una seconda colazione, ci mettiamo in cammino a piedi per il lago di Pusiano. Ammiriamo prima dal di sopra, poi di lato, e quindi dal basso la cascata di Vallategna. Vismara mi parla delle cascate della Svizzera, dove la gente vi si riunisce come in un luogo di ritrovo. Siamo su una strada circondata di castagni, che conduce al triste lago di Segrino. Il paese è selvaggio ed incolto. L’acqua sembra morta. Arriviamo infine su un’altura, da cui scopriamo il bellissimo lago di Pusiano, tanto più bello per noi che veniamo da Asso, dove tutto è insignificante. Del lago di Segrino non ricordiamo altro se non un bel castagno solitario che si vedeva sulla riva. Vismara dice che gli è rimasto impresso perché somiglia a un albero genealogico.

Il viaggiatore farebbe bene ad andare da Inverigo a Pusiano direttamente: Asso è una brutta montagna con una borgata qualunque.

La nostra ammirazione aumenta mentre scendiamo verso il lago per una scorciatoia. Contentezza alla vista dei begli occhi delle due sorelle dell’albergatore. Prendiamo la barca e andiamo a fare il giro di un’isola chiamata Delizie d’Adda. Brutta posizione della casa d’Adda venduta al principe Eugenio, e dove il viceré è venuto a pranzo recentemente.

Il lago è limitato a mezzogiorno da piccole colline non molto alte e coperte di boschi, che gli danno un aspetto tranquillo, in contrasto con la severità dei suoi confratelli circondati da alte montagne dai versanti ripidissimi. Queste montagne sono tutte a nord, dietro Pusiano. La montagna di Pusiano è senz’alberi e c’è a destra un villaggio. Molti campanili al di là del lago.

La sera, dopo cena, temporale; bellissimi lampi. La punta di un campanile illuminata a giorno. Strano rumore degli arcolai per la seta. Che idioti siamo stati a non andare a vedere, giacché la porta era aperta.

Oggiono, 27 agosto 1818

Vismara legge Grimm e Beyle dorme fino alle nove. Ci imbarchiamo per l’isola del lago di Pusiano. È più grande di quanto si potesse pensare, coltivata come una campagna e senza nessun abbellimento. C’è in mezzo un’altura sostenuta da muraglie. Un posto simile in mano a ricchi borghesi diventerebbe un incantevole giardino all’inglese. Si capisce subito invece, dall’aria selvaggia dell’isola, che essa appartiene ad un nobile (Marchese d’Adda).

Bella posizione per una casa di campagna, di fronte all’isola, a 30 tese di distanza dalla parte di Pusiano, e a 20 metri sopra il livello del lago. È uno dei luoghi dove mi piacerebbe stare; l’altro è a tre miglia da Varese; ma il più bello è alla Tramezzina, presso la casa Sommariva.

Dall’isola siamo andati a vedere l’imboccatura che è stata aperta per il Lambro, il quale quando è in piena può così versarsi nel lago. Di là, ad un nuovo canale che passa sotto la strada per mezzo di una galleria. Il progetto, ideato da…, lo stesso che ha fatto la casa… doveva essere eseguito a spese del principe Eugenio. I lavori sono già cominciati. Il canale dovrebbe fornire l’acqua a una parte della Brianza, che è un paese arido. Per poter innalzare il livello dell’acqua durante l’inverno, sono state comprate le rive del lago. L’acqua dovrebbe servire per l’estate. Il progetto di M… era stato rifiutato varie volte. Il viceré si rese conto della sua utilità, e fece dare un premio considerevole all’autore.

Di là all’Osteria Nova, dove un bicchiere di vino mi lascia un po’ ubriaco per tutto il resto della mattina. Vediamo un canale che viene dal lago Alserio e va al Lambro, poi uno scaricatoio del lago di Pusiano che va anch’esso al Lambro. La nostra barca costeggia la parte meridionale del lago. Cogliamo fra i giunchi bei fiori bianchi, e un fiore giallo che ha qualcosa di egiziano. Pranziamo all’una; Vismara era seduto di fronte a Maddalena, che faceva andare quel tale strumento che canta dipanando la seta. Egli le è riuscito molto simpatico.

Abbiamo lasciato questa brava gente alle tre. La padrona di casa ci indica ad Oggiono l’albergo…, dicendoci: ” Ci sono due belle donne senza uomini “. La strada attraversa dei castagneti; il sole che faceva capolino ad ogni momento mi dava fastidio. Vedevamo il lago molto in basso, a sinistra, e ci appariva come diviso in due da una lingua di terra. Traversiamo Annone; qui la vista cambia e si fa ancora più incantevole; ci sono a sinistra dei laghi e al di là di questi delle orribili montagne nude; vediamo a destra bellissime colline, coperte d’alberi e non molto alte, poi ancora a destra, in lontananza, la casa Crivelli e la Rotonda del marchese Cagnola.

Eccoci ad Oggiono, nei pressi dell’albergo; la nostra guida è scomparsa; vediamo una bellissima donna con un fanciullo. Le rivolgiamo qualche parola cortese e la seguiamo; era precisamente una delle due donne dell’albergo. Anche l’altra non è brutta; in un primo momento, ho forse lodato un po’ troppo la bella Luigia. È una bellezza che non ha niente di greco, perciò tanto più ammirevole ed originale. Figure simili si vedono nei pittori veneziani.

Andiamo a prendere il caffè, e di là al lago. Sentivo che avrei avuto un momento di piacere intenso. Il caffè, preso in quelle condizioni mi rimescola il sangue. Bellissima collina a destra, dopo una strana gola che conduce ad angolo retto fuori del bacino del lago.

Prendiamo una barca; una giovane donna viene con noi per farci da guida; c’è anche il fratello. “Voi siete pescatrice e peccatrice”, le dico scherzando; “Sì”, risponde con franchezza; un vecchio che preparava la barca si mostra un po’ seccato. Un fanciullo di quattro anni con il quale ci eravamo messi a scherzare vuol venire con noi, lo prendiamo. Un piccolo cicerone che ci veniva dietro da qualche tempo vuol seguirci anche lui; stavo per commettere la sciocchezza di mandarlo via, e senza Vismara lo avrei fatto; mi dava un po’ di fastidio.

Un gendarme ha dato la coca, cioè messo del veleno che stordisce i pesci. Egli ci presta un cappuccio, e ci divertiamo a raccoglierli mentre corrono alla superficie dell’acqua. Ne prendiamo una trentina. Viene la notte. Temporale a sinistra. Vismara ne è incantato. Poi arriva la pioggia. Stiamo ad osservarla dieci minuti. Bella darsena del generale Pino, che col suo portico somiglia perfettamente a un tempio antico.

Al ritorno, ci accorgiamo di aver dimenticato di dare qualcosa al piccolo cicerone. Chiediamo di lui alla padrona di casa, che ci risponde: “L’ho mandato via già da otto giorni; fa il ruffiano”.

Da questo momento per noi novus saeclorum nascitur ordo.

Gli diamo appuntamento per le dieci davanti al caffè (che facciamo riaprire alle nove e mezza). Quando ne usciamo, ci dice : “Niente da fare per questa sera”. Vismara gli parla a lungo; domani we can love right. Dice che se fossero qui le sue due cugine, le albergatrici di Pusiano di cui ammirammo gli occhi ieri sera, sarebbero anche loro del numero. E dire che abbiamo scherzato con esse tutto il giorno. Aggiunge che se gli si dà un cavallo andrà a prenderle.

Cadiamo dalle nuvole. La prospettiva da cui vedevamo il bel lago di Pusiano cambia ad un tratto completamente. Ah, quella porta lasciata aperta tutta la notte, e alla quale è stato dato un giro di chiave questa mattina! Alla nostra età, con la nostra intelligenza che regola il mondo e tratta a tu per tu con i re, siamo stati dei perfetti c…

Dopo le proposte del piccolo ruffiano, il nostro cervello acquista un’attività straordinaria. Ci mettiamo a discutere il modo of having i begli occhi (Luigia) dalle dieci a mezzanotte. In questo momento, a mezzanotte e un quarto, mentre un temporale si annuncia da lontano, io sono al mio tavolo e prendo questi appunti. Vismara, non meno agitato di me, sta ruminando certamente tra la botte dell’aceto, la madia, e l’insegna dell’albergo. Al nostro arrivo, la vecchia ostessa, che da giovane non deve aver perduto il suo tempo, ci ha detto: “Siamo senza uomini”. Ci siamo subito offerti: grande allegria. Di ritorno dal lago, mentre ordinavamo che ci cuocessero i pesci, ci è parso che gli uomini fossero arrivati. Un’ora dopo, quando viene a mettere la tovaglia, le diciamo: “Ebbene, ora avete i vostri uomini”. Ci risponde in un modo molto significativo: “Uno era mezzo ubriaco ed è andato a coricarsi; l’altro ha la colica ed è nella sua camera”. Un momento dopo, ci dice: “Come restono così da per loro?”, e ci invita a scendere. Dopo la minchioneria di questa notte, di non andare a vedere se la porta era aperta o chiusa, queste parole possono voler dire molte cose, aggiunte alla fisonomia più che eloquente con cui sono state pronunciate. Could we have i begli occhi? Questa sera abbiamo provato emozioni piuttosto forti.

Quanta varietà e vivacità nelle nostre occupazioni e sensazioni della giornata! Questo è viaggiare!

Vismara, al caffè, mi parlava delle usanze di Berna. Le ragazze vanno sole con i loro amanti, e quindi i bordelli vi hanno raggiunta una perfezione sconosciuta in Italia. In un certo senso Berna è più corrotta che Napoli, ma è un senso falso. Bisogna andarci, ma alloggiare in un’abbazia. Il racconto di Vismara mi interessa grandemente. Un amico lo invita a pranzo a casa sua: “Tutto ciò che vedete è a vostra disposizione”. Egli si getta furiosamente su una giardiniera dai bellissimi occhi, a cena le prende in mano le mammelle nude, in presenza di tutti, ma…. Ma fa lo stesso, è un viaggio ben curioso.

Oggiono, venerdì, 28 agosto 1818

Alle otto al caffè, alle nove siamo dalla vedova, che è un vero orrore. Il giardino del cavalier Fossati è in bella posizione, contro una collina folta d’alberi. Ci precipitiamo al lago, sicuri del fatto nostro; ci imbarchiamo con l’oggetto amato, senza fratelli; a gran fatica una…, ma minacciava di gettarsi in acqua; minc, minc , diceva di continuo. Essa… due volte; aria stanca che aveva dopo.

Alle dieci e mezza torniamo a riva, prendiamo il fratello, e in due ore facciamo il giro del lago. La collina su cui è situata la casa Pino è la regina delle colline, folta d’alberi fino alla sommità. Ma eravamo tutt’altro che in stato di provare sensazioni. Ieri sera fu l’ora delle speranze, e questa mattina dei fiaschi.

Per mezzo di un passaggio coperto d’erba, il lago comunica con quello che vedemmo venendo da Pusiano. Se fossimo stati in migliori condizioni, avremmo tentata l’escursione. Io finisco con l’addormentarmi. Torniamo all’albergo Manzoni a mandar giù un risotto.
Dopo una mezz’ora impiegata a desinare, tra le grida e il chiasso dei contadini riuniti per il mercato, ci arrampichiamo fino alla nuova casa del generale Pino. La strada è lastricata, ripidissima e faticosa, e c’è un solo zigzag.

Nei suoi ultimi anni, ammassò una ricca collezione di quadri. Aveva sposato sul tardi Donna Vittoria Peluso, vedova di un Calderara, che gli portò denaro e palazzi, tra gli altri la magnifica villa d’Este, presso Cernobbio, sul lago di Como.

La casa è veramente un gioiello alla francese. Vi regna una grande eleganza, benché tutto vi sia molto piccolo, per esempio le camere per gli ospiti. Bei quadri ai muri e bei mobili, eccetto gli specchi che sono piccoli. Si direbbe che il generale abbia voluto giustificarsi della sua condotta del 20 aprile 1814: egli si è fatto ritrarre tre o quattro volte nell’atto di fare ciò che avrebbe dovuto, e che non ha mai fatto. Era venduto agli A[ustriaci].

Un grande quadro ad olio di Radoz rappresenta uno dei più bei momenti del regno d’Italia: le truppe italiane di ritorno da Tilsitt, ricevute a Porta Romana dalle autorità civili. Il gesto del generale Pino è ben trovato: egli indica le truppe lasciando a loro tutta la gloria. Benché sia mal dipinto, il quadro è piacevole; luce e colore non vi sono trattati tanto male. Le figure in primo piano sono nella maggior parte ritratti. Il gesto del generale Pino lascia un po’ a desiderare, mentre è eccellente quello dell’aiutante di campo Riveira. Come era facile prevedere, la vista che si gode dalla casa è immensa, ma un po’ troppo a volo d’uccello. Si giudichi: al centro il lago di Pusiano; si vedono così quattro laghi (Alserio, Pusiano e Oggiono), quest’ultimo diviso in due; si distingue nettamente la cupola di Cagnola ad Inverigo, a 9 miglia di distanza; non si può vedere Milano, nascosta dalle colline boscose di sinistra. Una muraglia bianca che segna i confini della proprietà fa un pessimo effetto, come pure un velite dipinto sulla porta. Bello è invece il giardino, specialmente un viale diritto e stretto piantato di castagni. Stanno costruendo una stalla in una valletta molto profonda che per un caso fortunato si trova proprio dietro la casa. Un uomo abbastanza ricco o abbastanza prodigo per gettare 200.000 franchi in un capriccio di questo genere, dovrebbe sacrificare i prodotti della piccola valle e farne un giardino all’olandese, cioè completamente privo di visuale. Quale incanto perdere di vista i laghi e poi ritrovarli! Questa casa è esattamente il contrario di quella di Cagnola. Il generale dovrebbe darle il nome di una delle sue vittorie. A un quarto di miglio di qui la moglie ha un’altra casa, ma ha giurato di non venire mai in quella del marito.

La sommità della collina è straordinariamente fertile, non meno che la pianura.
Il generale, bell’uomo, ma pochissimo generale, è di una prodigalità sorprendente. Un ufficiale, avendo perduto tutto in Spagna, venne ad implorare il suo soccorso; il generale gli disse: “Per Dio, non ho denaro per aiutarti, ma prendi e fa denaro”; e gli dette degli oggetti preziosi, tra gli altri un paio di pistole a due colpi che gli erano costate 10.000 franchi. Vorrei pregare il suo amico R… di scrivere le sue memorie, costringendolo a parlare e a dire la verità su tutto, eccetto sul 20 aprile.

Dopo pranzo, abbiamo cercato inutilmente il ruffianello nei pressi del caffè. È molto probabile che abbia mentito su Pusiano, come pure sulla pescatrice.

Alle nove andiamo alla passeggiata sopra la chiesa. Non ricordo di aver mai visto le stelle così brillanti. È strano che gli italiani, che sanno collocare così bene le loro chiese, non abbiano messo quella di Oggiono duecento passi più su; la si sarebbe vista da tutto il lago. Invece si distingue soltanto il campanile, senza la chiesa né le case. Bellissima discesa in mezzo ai castagni da Oggiono al lago. Vi stanno aprendo una nuova strada. Dalla pietra ricavano lunghi blocchi per farci colonne. Io li lascerei come sono, e ne farei un portico per annunciare la casa Pino, all’inizio della strada che vi conduce. Sarebbe molto originale, e

Il me faut du nouveau, n’en fût-il plus au monde.

Nessuna crisi di nervi, eppure sono in campagna; soltanto un po’ di dolore al braccio, alla coscia e alla gamba sinistra. Niente più mi appassiona veramente, e faccio almeno sei miglia al giorno. Anche se non ne so la ragione, la cosa è chiara, e la provo da sei settimane: a Cadenabbia, a Varese, e in questo momento.

Occhi meravigliosi di Teresina, la figlia dell’oste; ha appena tredici anni, ed è intelligentissima.