Incontriamo Stefano Bessoni, il regista e disegnatore che ha recentemente presentato, in occasione del Lucca Comics, la sua personale “riscrittura” di Pinocchio. L’intervista è a cura di Erika Pucci e Alessandro Pigoni.

La prima volta che abbiamo incontrato il regista e disegnatore Stefano Bessoni è stato in occasione del Salone del Libro di Torino 2014, in cui presentava “I Canti della Forca”. Le illustrazioni e i burattini originali di questa opera di Stefano sono stati poi esposti a maggio anche a Roma, nell’atmosfera calda di “Guerrini Bistrot”,con due epiche sessioni di booksigning e tovagliette autenticate. Le nostre strade di lettura continuano così a incontrare i sentieri ed i tratti di Stefano e questa volta per un evento veramente speciale. Il suo “Pinocchio” è stato infatti presentato durante la rassegna “Lucca Comics” riscuotendo un evidentissimo successo di pubblico accompagnato, e non è così frequente, dal consenso degli addetti ai lavori. Ha avuto coraggio Bessoni a lanciare il suo personale Pinocchio proprio nella terra di Collodi: il libro sul burattino più famoso del mondo rappresenta infatti una vera e propria riscrittura soprattutto nel segno grafico che la contraddistingue, avvicinando la storia a una favola gotica, in bilico tra gli echi di Frankestein e tratti romantici Shelleyani. Io (Erika) ho fatto vedere le illustrazioni ai bambini in classe, in diretta da Lucca Comics con Stefano via twitter, con loro grande emozione: sono rimasta stupita da come gli alunni di terza elementare abbiano trovato interessanti, belle quasi “catartiche” le raffigurazioni insolite dei personaggi di Pinocchio.
.

Così nella folla numerosa che ha assediato Lucca per la rassegna “Comics and Games” Stefano ha trovato tempo per una entusiasta chiacchierata con noi. Ci sediamo sulle poltrone dietro lo stand della casa editrice Logos, una piccola isola di tranquillità in mezzo al carnaio che affolla la manifestazione durante il weekend. Stefano dice sorridendo che ha avuto solo il tempo di un panino, su quelle stesse poltrone, poi è dovuto tornare al lavoro per dediche ed autografi, come consuetudine. Le parole scorrono veloci, una chiacchierata al bar più che un’intervista.
La prima domanda ovviamente verte sulla scelta: perché proprio Pinocchio?
Le motivazioni sono molte, ma la prima sicuramente è di carattere personale e legata ai ricordi. Pinocchio è il primo libro letto, anzi il primo libro che mi sia mai stato proposto, il primo libro che ho mai approcciato (NdR: anche il mio!). I ricordi di quel primo approccio sono mescolati con le immagini del famoso sceneggiato di Comencini, quello con Manfredi che fa Geppetto, e con il ricordo di mio padre che costruiva un Pinocchio per me. Da subito, quindi, ho amato il libro. Da adulto poi mi è capitato di rileggerlo e di apprezzarne tutte le sfumature e tutte ciò che sottende. Questa è la seconda ragione per cui ho voluto lavorare sul Pinocchio.
Oltre a disegnare, la tua è stata anche una riscrittura del testo originale. Come ti sei approcciato a riscrittura?
Ho tagliato molto e tenuto solo quello che mi interessava. La verità è che la storia la conoscono tutti, diciamocelo. Non serve a nulla ripercorrerla per intero. Ho preferito soffermarmi sulle cose che ritenevo interessanti, prediligendo quegli aspetti che solitamente rimangono fra le righe, ma che sono ben presenti nella testa dell’autore: il romanzo gotico ottocentesco, le teorie lombrosiane, il periodo storico tumultuoso…
È un libro che si presta a vari gradi di lettura, che possono sposarsi perfettamente col tuo stile grottesco e macabro…
Esattamente. Pinocchio è spesso considerato erroneamente un romanzo per bambini. Per bambini è la seconda produzione di Collodi. Pinocchio è un romanzo ottocentesco a tutti gli effetti, un grande romanzo. Molto meglio del libro Cuore (che è di una noia mortale, Ndr). Collodi andrebbe annoverato fra i grandi scrittori dell’ottocento, come Edgar Alla Poe o Maupassant. Le varie versioni edulcorate lo hanno reso una favola, ma in origine non era così. Riprende moltissimi temi di quella letteratura. Basti pensare al viaggio. Così come i personaggi sono caricature di “tipi” dell’epoca: siamo negli anni del brigantaggio, così dovremmo leggere il Gatto e la Volpe. Oppure il tema del diverso, con lo stigma, segnato profondamente dalle idee del Lombroso. In una cultura che cercava una sua identità, in uno Stato appena creato e solo nei confini, Pinocchio rappresenta la storia di un diverso, anche in senso sovversivo. È la storia di “aborto di legno” e del suo riscatto, cosa ci può essere di più diverso? Civati lo descrive come un romanzo alchemico…

Una bella interpretazione del processo di “forgiatura” (o dovremmo dire di trasformazione di vile materiale in materiale prezioso) che attraversa tutto il libro. Ma il nostro immaginario è stato traviato dalle varie riduzioni, soprattutto quella Disney, che sovverte completamente il senso del libro.
La Disney per motivi di pubblico ci ha confezionato delle favole completamente sovvertite, tutte simili, ma senza quel rapporto col macabro e la morte, che nel libro è molto stretto, invece. La Fatina è la bella bambina coi capelli turchesi morta, cioè è un fantasma! Pinocchio dovrebbe essere sugli scaffali delle librerie vicino a Frankenstein. Il nostro immaginario è stato tarpato dall’idea della morte ad opera dei cartoni Disney (la morte non viene rappresentata per molti decenni, ma solo fatta intuire. NdR). È un tabù, ma c’è, ben presente, in noi e nel libro.
Per questo, forse, ai bambini piace il tuo libro, nonostante questa attenzione al macabro. O forse proprio per questo.
Viviamo in una cultura del rimosso, con la morte come tabù, ma i bambini capiscono in maniera empatica, o forse con la mente ancora pulita dai preconcetti che la cultura impone. Capiscono la morte e non ne provano disgusto né rimorso (non ancora). In fin dei conti è un processo completamente naturale, eliminarlo dalla cultura non può che creare danni!
Torniamo verso casa con le nostre copie di “Pinocchio” che racchiudono i disegni estemporanei di Stefano e la certezza che per il nostro #TwPinocchio il richiamo alla riscrittura e ai disegni di Stefano possono sollecitare stimoli e motivazioni interessanti, per piccoli e grandi lettori.

Erika Pucci (@erykaluna) – Laureata in Cinema, Musica e Teatro, insegnante. Blogger appassionata di letture, scritture, fotografia, viaggi, interessata a media e social, vive a Viareggio con la famiglia. Ama esplorare le potenzialità di Twitter nell’ambito culturale, letterario e didattico; partecipa con passione ai progetti di Tw Letteratura. Il suo sito è erikaluna.net.
Alessandro Pigoni (Ale_Pig). Laureato in medicina, con l’intenzione di diventare psichiatra, quando non è impegnato a salvare vite in ospedale si dedica a letteratura e cinema. TwLettore della prima ora, #corsaro e #titano, da sempre appassionato del progetto Tw Letteratura.