I giochi servono per educare?

Lo abbiamo chiesto ad Alessandra Falconi, co-fondatrice di Calembour Design, la startup del giocattolo partner di #TwPinocchio.

La storia del giocattolo è anche la storia di un Paese. Lo stereotipo disegnerebbe un bambino di oggi con in mano uno smartphone immerso in un videogame per nativi digitali. Ma cosa c’è sotto quello stereotipo? E cosa rende i bimbi di oggi simili ai bimbi di ieri?

Forse è proprio il desiderio di giocare quello che permette ai bimbi di ieri e di oggi, di qui e di ovunque, di potersi sentire bambini felici. Il giocare permette al bambino di creare un mondo a sua misura dove progettare e immaginare il nuovo, elaborare il proprio mondo interiore, dare una forma a se stesso. Ancor prima che nel racconto, che arriva solo quando la parola ne apre le possibilità, il gioco è da subito un modo di toccare il mondo, osservarlo, testarlo, fargli domande con le proprie mani. E’ vero, oggi le mani dei bambini hanno troppo presto il tablet in mano: noi non siamo d’accordo. Da zero a tre anni, come ci ricorda lo psichiatra francese Serge Tisseron, sarebbe più opportuno che gli schermi fossero spenti. Solo più avanti con l’età una progettata attività tecnologica può arricchire il bambino dandogli strumenti nuovi per creare e immaginare. Non servono gli schermi baby-sitter, meglio accettare che il bambino possa annoiarsi visto che la noia è quella porta stretta attraversata la quale, a volte, il bambino comincia a progettare la propria attività di gioco. L’importante è che gli adulti non ne abbiano paura, non riempiano un silenzio opportuno e necessario.

In Italia, per parlare di educazione alla creatività, si fa spesso riferimento alle figure di Gianni Rodari e Bruno Munari. Come è possibile raccogliere concretamente un’eredità così importante quando si progettano giocattoli? I giochi servono ancora per educare? E come?

Raccogliere l’eredità è un pensiero che spaventa perché è impensabile esserne degni, vista la grandezza. Possiamo però porre loro delle domande andando a vedere in quanti e quali modi hanno trovato risposte. Sono biografie dalle quali attingere per nutrirsi in modo sano. I giochi servono per educare, se con questo verbo intendiamo la possibilità del bambino di dare forma al proprio mondo interiore per potersi mettere in dialogo con la realtà in modo creativo e costruttivo, trovando strade buone per sé e per gli altri.

L’innovazione culturale ha un problema di sostenibilità economica. Quali iniziative avete intrapreso per trasformare il vostro sogno in una realtà capace di affrontare le leggi del mercato? Quali impressioni avete avuto raccontando il vostro progetto e presentando i giocattoli che disegnate e realizzate all’estero?

Il progetto in effetti piace molto e questo è gratificante. Per poterlo rendere sostenibile a livello economico abbiamo immaginato strade di lavoro possibili e in dialogo tra loro, a partire dalle competenze del team, per poter più facilmente raggiungere l’agognata sostenibilità economica. Questo ha comportato uno sforzo nella precisazione delle proprie competenze e nell’analisi delle possibilità immaginabili nella realtà italiana e europea. Ne è nata una mappa che ha generato una strategia. Tra 18 mesi speriamo di poterci dire che tutto è andato bene, nonostante i prevedibili inciampi.

Sappiamo che avete in serbo una sorpresa per i lettori di #TwPinocchio, un giocattolo dedicato al burattino di legno di Carlo Collodi nato dalla collaborazione con l’illustratore Alessandro Sanna. Di cosa si tratta esattamente? E quando potremo vederlo?

Sì, si tratta di una delle novità del catalogo Italiantoy che sarà presentata a Norimberga 2015 in occasione della Fiera più importante nel settore del giocattolo. Per il momento quindi tutto è top secret ma confidiamo a febbraio di suscitare la meraviglia di adulti e bambini con un gioco che sarà firmato da uno dei più apprezzati illustratori italiani.

Alessandra FalconiAlessandra Falconi (@calembourdesign) – Dal 2000 dirige Zaffiria, Centro per l’educazione ai mass media e alla tecnologia in provincia di Rimini. Zaffiria nel 2013 ha ideato Italiantoy per proporre al mondo la bellezza del nostro Paese attraverso il gioco e il giocare. Con Marta Garaventa e Emanuela Stocco lavora per Calembour design, impresa sociale che si occupa di children e toy design. Dal 2006 partecipa al Gruppo di lavoro sull’educazione “Media Literacy Expert Group” promosso dal Media Programme and Media Literacy della Commissione Europea. Dal 2010 si occupa del progetto Extramedia (vincitore del Premio Fondazione Evens) che propone laboratori sui mass media ai bambini.