Pinocchio a Quartu Sant’Elena

Le professoresse Silvia Corti e Stefania Cotza insegnano all’Istituto comprensivo “Porcu Satta” di Quartu Sant’Elena, in provincia di Cagliari.

Insieme, hanno partecipato, con le loro classi III A e III F, a #TwPinocchio, la riscrittura del libro di Carlo Collodi su Twitter organizzata da TwLetteratura. Il 20 dicembre 2014 le abbiamo incontrate a scuola, con i loro studenti, per un workshop sul metodo TwLetteratura.

Con #TwPinocchio avete condotto un esperimento di twitteratura in una scuola media inferiore, ovvero con studenti che per la loro età si affacciano proprio in questo momento sul web: come hanno affrontato questa esperienza?

SILVIA: L’esperienza di #TwPinocchio è stata molto interessante perché i nostri alunni hanno avuto l’occasione, importantissima per la loro formazione, di utilizzare gli strumenti forniti dal web anche per fini didattici. Infatti, ormai in modo sempre più evidente, gli alunni che frequentano la scuola media utilizzano frequentemente i social network ma raramente per attività scolastiche.

STEFANIA: I miei alunni sono stati da subito entusiasti di questa esperienza di #TwPinocchio anche perché hanno avuto modo di misurarsi con uno strumento che già alcuni di loro usavano. Tutti si sono cimentati nella riscrittura dei vari capitoli e poi non gli è sembrato vero di poter usare Twitter a scuola!

Oggi c’è un paradosso nel rapporto fra gli studenti e la scrittura: Internet e il suo paradigma di fatto spingono a leggere e scrivere più che in passato, ma spesso i contenuti sono estremamente superficiali. I vostri studenti scrivono? E soprattutto, cosa leggono?

SILVIA: I nostri studenti sono abituati a scrivere sia testi che riguardano la propria sfera personale ed emozionale, sia a riscrivere e rielaborare racconti: per questo il vostro progetto è stato l’occasione per approfondire e migliorare una serie di attività svolte nel corso del triennio. In classe sono stati letti molti libri, tra cui le Avventure di Pinocchio in prima media, e gli alunni avevano già avuto modo di cimentarsi nella riscrittura e nella rielaborazione del testo, oltre che nella sua analisi. Il vostro progetto ci ha permesso di riscoprire, ancora una volta, un testo amatissimo ma in un modo nuovo e in una dimensione ben più ampia di quella di una classe. Un’attività simile l’abbiamo effettuata anche l’anno scorso, anche se con modalità differenti, partecipando al progetto di Repubblica@Scuola.

STEFANIA: I nostri studenti sono abituati a scrivere sin dalla prima media. Non si limitano a scrivere testi ex novo, ma li riscrivono e li rielaborano. Per questo anche grazie al vostro progetto abbiamo avuto l’occasione per approfondire e migliorare le attività svolte di solito con metodologie più tradizionali. In classe leggiamo soprattutto testi letterari o brani delle antologie più legati al quotidiano. Su quei testi svolgiamo un lavoro di riscrittura, analisi e rielaborazione. Qualche volta abbiamo letto per il solo piacere di leggere. I libri sono di solito stati letti dai ragazzi soprattutto durante le vacanze. #TwPinocchio si unisce poi al progetto di lettura di quotidiani che la classe, grazie al Quotidiano in classe, effettua con entusiasmo già dallo scorso anno.

Spesso si ha l’impressione che la scuola finisca per supplire ad altre istituzioni in crisi, prima su tutte la famiglia. Come è possibile conciliare questa ‘supplenza’ con un impegno a tempo pieno per insegnare l’italiano?

SILVIA: La scuola non può avere il compito di supplire la famiglia, anche perché sarebbe un’impresa impossibile e poco entusiasmante, però ha il compito di aiutare i ragazzi e le famiglie che sono sempre più in difficoltà. Insegnare per me è una gioia, non senza difficoltà, e così deve essere l’intero processo educativo, che deve sempre partire dal singolo alunno e dal suo vissuto.

STEFANIA: Credo che la scuola non si debba sostituire alla famiglia salvo la necessità di fornire un supporto qualora questa si trovi in difficoltà. Io nel mio lavoro cerco di mettere entusiasmo e di dare agli alunni gli strumenti per crescere non solo sul piano delle conoscenze, ma cerco di fornire loro mezzi che gli permettano di ben giostrarsi e di gestire le problematiche della vita di tutti i giorni.

Se dovessi indicare i tre punti di forza e i tre punti di debolezza di un esperimento come #TwPinocchio, quali indicheresti? E soprattutto, cosa faresti per rendere questo gioco più strutturato ed efficace sul piano didattico?

SILVIA: Tra i punti di forza, secondo me, il fatto di utilizzare la lettura come momento di riflessione personale, di condividere con tante altre persone un momento così importante e utilizzare la lingua in modo corretto e sintetico. Per ora non ho individuato dei punti di debolezza e credo che sia il compito di ogni insegnante rendere efficace sul piano didattico un progetto come questo, applicabile ad ogni scuola. Per noi è stato molto importante ricevere Edoardo nella nostra scuola e avere la possibilità di giocare insieme. Per me è stata la prima esperienza e sono impaziente di ripeterla, prossimamente, con un’altra classe.

STEFANIA: Concordo con quello che ha detto la mia collega sia per ciò che riguarda i punti di forza di questa esperienza – cioè l’utilizzo della lettura come momento di riflessione personale, la condivisione con tante altre persone di un momento così importante e, ultimo ma non meno importante l’utilizzo della lingua in modo corretto e sintetico. Un aspetto molto importante è stata la presenza in classe, anche se solo per un ora, di Edoardo che ha permesso ai ragazzi di giocare con lui e di confrontarsi con qualcuno che non conoscono. I ragazzi erano entusiasti e vorrebbero che tornasse! E anche io credo non vi siano punti di debolezza e comunque dipende dal modo in cui ogni insegnante lo riesce a integrare con la propria programmazione. Spero di poter ripetere questa esperienza il prossimo anno!

Foto: Chris, Sundown in Cagliari (Creative Commons).

#TwPinocchio a Quartu Sant'Elena Silvia Corti, laureata in Lettere Moderne all’Università degli studi di Cagliari con una tesi dal titolo “Quando la speranza si chiamava America. L’immagine dell’America nella letteratura di Mario Soldati”, ha frequentato la Ssis (Scuola di Specializzazione per gli Insegnanti della Scuola Secondaria) ed è specializzata in Studi Sardi alll’Università di Cagliari. Attualmente insegna Lettere presso l’Istituto Comprensivo “Porcu-Satta” di Quartu Sant’Elena ed è molto contenta del suo lavoro e dei suoi alunni. È mamma di Leonardo e Violetta.

Stefania Cotza, nata a Cagliari il 15 marzo 1968, dopo la laurea in Lettere con una tesi in Storia dell’Arte Contemporanea ha iniziato a insegnare sia Lettere che Storia dell’arte e ora è docente di ruolo di Lettere alla scuola media. È anche giornalista pubblicista e lavora prevalentemente negli uffici stampa, ma collabora anche con alcune testate on line. Ha molti interessi: l’arte (appassionata di mostre e musei); la lettura; e viaggiare. E poi il mare, la cucina, la musica e tanto altro.