Con Movieday il film lo decidi tu

Movieday è una delle startup selezionate con TwLetteratura per il bando di Innovazione Culturale di Fondazione Cariplo: Antonello Centomani ci spiega come rivoluzionerà il nostro modo di vedere i film.

Con Movieday il film lo decidi tu
 
Avete messo al centro della vostra startup il cinema, o meglio un nuovo modo di fruire il cinema: come mai? Cosa manca, sotto il punto di vista della distribuzione, oggi? Gli altri Paesi sono più avanti di noi?

Negli ultimi anni lo scenario audiovisivo internazionale è profondamente cambiato. Grazie alle nuove tecnologie “sociali” dell’informazione e della comunicazione, stiamo assistendo allo spostamento culturale da un mercato di massa a un mercato di nicchie. Allo stesso tempo, la digitalizzazione delle sale cinematografiche ha reso impreparato il sistema distributivo tradizionale di fronte al vero e proprio “tsunami” di contenuti disponibili. Quindi ci siamo chiesti: come evolve lo scenario distributivo nelle sale cinematografiche? Come sfruttare i vantaggi e le potenzialità dei nuovi scenari tecnologici e sociali? Il problema più evidente rilevato nella fruizione del cinema in sala è il totale scollegamento, se non addirittura il conflitto, tra i tre profili d’interesse: esercenti, distributori, spettatori. Così è nato Movieday, un progetto di ricerca e sviluppo sull’implementazione della “social demand” applicata al cinema secondo un modello business basato su Long Tail del mercato e Participatory Culture. Questo modello è stato già inaugurato con successo negli Stati Uniti, in Olanda, in Inghilterra, e Francia.

Nella vostra presentazione sul sito di Fondazione Cariplo scrivete: “Grazie a Movieday, spettatori, scuole, università, associazioni, potranno scegliere dal catalogo capolavori di ogni epoca, film in anteprima e pellicole indipendenti, decidere la sala e organizzare con amici e appassionati le loro proiezioni al cinema. Movieday ha ideato una piattaforma che personalizza l’offerta delle sale consentendo la distribuzione diretta dei contenuti cinematografici attraverso le richieste del pubblico”. Quanto è stato importante, per questo obiettivo, il digitale?

Il nuovo prorompente scenario della digitalizzazione, dopo i mezzi di produzione, ora sta rivoluzionando quelli di distribuzione. Il cinema, così come lo abbiamo conosciuto da oltre cento anni, con la pellicola, le pizze e i proiettori a 16, 35 e 70 millimetri, è totalmente diverso. Da gennaio 2014 le pellicole non sono più distribuite, lasciando il campo a film racchiusi in hard disk e proiettori digitali ad alta definizione. Ciò abbatte sicuramente i costi di stampa, spedizione e deposito delle pellicole, ben diversi da quelli di una pellicola che pesa mediamente circa 20 kg. Un film digitale, inoltre, può essere arricchito di vari metadati implementabili nel tempo, come sottotitoli, audiodescrizioni, tracce audio con diversi doppiaggi, che gli esercenti, grazie ai pieni poteri di gestione sui proiettori digitali, possono gestire come vogliono.

Grazie alla digitalizzazione anche tutto il patrimonio esistente può essere preservato e sfruttato meglio. Attraverso quattro steps – selezione, restauro (se necessario), digitalizzazione e registrazione/archiviazione (insieme a metadata vari) nei database – il patrimonio è disponibile sul mercato alle stesse condizioni (fisiche) delle nuove uscite. A tal proposito è stata istituita anche la Digital Agenda for European Film Heritage, DAEFH. L’Unione Europea, infatti, si esprime così sui bisogni legati al nuovo panorama: “La rivoluzione digitale ha trasformato l’industria cinematografica europea. Ha permesso la riduzione dei costi distributivi portando a un aumento del numero e della diversità dei film europei diffusi in tutto il mondo. Tuttavia, la digitalizzazione comporta dei rischi che devono essere gestiti, così tutte le sale cinematografiche (in particolare le più piccole e i cinema d’essai) possono beneficiare dei vantaggi e in modo che il patrimonio cinematografico europeo resti accessibile alle generazioni future”.

Ci siamo conosciuti durante il progetto di Innovazione Culturale di Fondazione Cariplo: qual è stato l’apporto più importante di questa esperienza? Quali competenze che prima non avevate avete sviluppato?

Il percorso di accelerazione imprenditoriale di Innovazione Culturale è stato determinante nel passare dal DIY (do it yourself) all’apprendimento guidato degli svariati elementi che compongono un qualsiasi progetto di business (project management, marketing, branding, project design, eccetera). Confrontare e mettere in discussione le proprie conoscenze ed esperienze in un percorso di tre mesi porta a una “distruzione creativa” che rappresenta l’obiettivo principale di qualsiasi percorso. Infatti, non vogliamo cambiare il mondo, ma solo il modo di vederlo.

Quali sono i vostri progetti nel futuro più immediato? Quali i vostri concreti prossimi passi?

L’obiettivo prossimo e primario è terminare lo sviluppo – non facile – della piattaforma, sia dal punto di vista tecnologico che commerciale. Si tratta di un’impresa durissima iniziata tre anni fa: ora che ci stiamo avvicinando all’obiettivo, dopo tanti sacrifici, quasi non sembra vero. Ma lo sarà!

Movieday teamMovieday (@Movieday_Italia) – È:
Antonello Centomani (1979): Il padrino – Movieday è un’offerta che non potete rifiutare.
Vittorio Mastrorilli (1956): Il neurone destro di Antonello – Basta un’alzata di sopracciglia, anche al telefono, e il team è tutto con lui.
Stefano Perna (1979): Mastro di cavi, ricercatore, designer – Col cavetto giusto può connettere tra loro cose improbabili.
Paolo Nepi (1985): Il contabile – Chi siete, quanti siete, che film volete vedere: un fiorino!
Alessandro Aniballi (1978): Lo svuotacantine – Vi ricordate quel film che avete messo sotto gli scarponi da sci del nonno e affianco al vestito della comunione? No? Lui sì.
Maya Breschi (1982): Trafficante internazionale di film – Consulente cinematografica tra Europa e Stati Uniti, praticamente alle Azzorre.
Davide Stanzione (1993): Il piccolo scrivano siculo – Il pupo di Movieday: si occupa di nuovi media perché non ha mai usato quelli vecchi.
Alfiero Santarelli (1976): Startup guru – Un santone, cammina sugli hard-disk ardenti.
Mattia Reali (1982): L’imbratta-pagine Web – Quest’uomo non ha più una casa, ha una home page. Alle finestre ha i menu a tendina.
Il suo sito Internet è www.movieday.it