A IfBookThen 2015 si parlerà di come lo storytelling stia cambiando grazie al digitale. Con #IBT15/Peter commentiamo insieme il testo di Peter Brantley.
Come nel 2010, possiamo dire che anche oggi gli e-book sono ancora un concetto di nicchia. In pochi anni la loro popolarità è aumentata in modo esponenziale, contribuendo a trasferire la lettura e la scrittura in formato digitale e diventando un nuovo canale di fruizione delle storie. Questo è accaduto in fretta – ma molto è ancora in divenire.
IfBookThen è uno degli eventi internazionali più autorevoli, che ha seguito e segnalato questo processo. È il punto di contatto tra la comunità digitale italiana e gli esperti internazionali in fatto di innovazione editoriale, media e comunicazione. IfBookThen è una rete di persone che portano avanti il dibattito sull’innovazione culturale. In una giornata, IfBookThen combina il meglio della visione, dell’ispirazione e provocazione sondando lo stato dell’arte in fatto di innovazione e nuovi modelli di business. L’obiettivo di IfBookThen è quello di incoraggiare il coinvolgimento delle persone, favorire la condivisione di informazioni utili, stimolare l’incontro tra persone interessanti e ricordare che in questo mestiere il divertimento è essenziale.
IfBookThen (evento internazionale a numero chiuso) si terrà venerdi 27 marzo 2015, a Milano, presso la Sala Convegni di Intesa Sanpaolo in Piazza Belgioioso, dalle 9 alle 16.
Per l’edizione 2015 di IfBookThen, Peter Brantley (@naypinya), uno dei relatori protagonisti della giornata, decide di mettersi in gioco e stimolare la comunità di Twitter a confrontarsi sui temi dell’editoria e dei nuovi media, attraverso un brano tratto da uno dei suoi testi.
Il brano è “Books as Text” e lo trovate qui sotto nella sua versione originale e tradotta in italiano da Iuri Moscardi. La sfida è parlare di libri, ebook, editoria e innovazione riscrivendo su Twitter questo testo, assieme al suo autore, da mercoledi 25 a venerdi 27 marzo 2015, utilizzando il Metodo TwLetteratura con l’hashtag #IBT15/Peter. Tutti i tweet prodotti verranno poi stampati, nel corso di IfBookThen, sui rotolini di TweetBook, letti e consegnati a Peter al termine del suo intervento.
Books as Text, by Peter Brantley
(da Hugh McGuire e Brian O’Leary, Book: A Futurist’s Manifesto)
Despite the felicity of media-agnostic machine-mediated information creation and access, text remains an attractive format for idea production and consumption. Via literacy, it offers a low threshold for cognitive processing and conceptual understanding. Although often punctuated with illuminations, such as graphics, pictures, maps, and the placement of text on the virtual or physical page as a canvas, text as a base layer is easily converted into mental imagery and learning. It is an efficient way of telling stories and providing narratives, whether fictional or not. It is also, fortunately, one of the most parsimonious vehicles for cultural preservation possible.
All books that have been migrated to the network present the availability of enrichment: linking out to resource articles, online interactive maps, multi-user environments that add new layers of engagement.
Yet a simple textual, and often linear, narrative offers something even simpler: the ability to not fully elucidate, to not share extra layers of detail and information, and create shadow through parsimony.
Part of story-telling is about choosing artifice. The curation of a certain amount of obscurity enlists our minds in the drafting of a story, a mood, and a dream — all in concert with the work of the author. Great literature is made in the interweaving of self and story.
I am increasingly convinced that a great deal of human story-sharing must persist at the simplest level available. We are not very intelligent creatures; we poison our world, craft intricate designs of power that do violence to hopes and dreams, and treat each other with willful, artful cruelty. These are not necessarily the hallmarks of a long-lived species. I suspect our ability to use the full level of technical tools at our disposal to assist our storytelling has been superseded by the potential complexity of the stories those tools can tell. It is our storytelling singularity, and one we have yet to master. We are just beginning to grapple with how we learn from and use complex media.
Creative arts will have to acquire an understanding of when and how we can take advantage of presentation technologies now emerging. When should their affordances be made visible, and when should they collapse into transparency? Most importantly, we need to ensure the reader can retain control of the experience they increasingly help to craft, always permitting them to choose when they suspend disbelief. Stories will increasingly become ours at an explicit level through choice and act, rather than simplest of otherwise frozen facts; first one way and then another. Sort by name, street address, or zip code.
Examine one response cross-tabulated by another. These were the beginnings of databases made fluid in a digital form, through query. They offered a target for a curiosity more nimble than the scrutiny afforded by older finding aids: tables of contents and indices. Unlike the printed book, computer card decks were inflexible in the formats of information they could capture: text and numbers. Computers were hardly residential: the requisite analytical equipment was impractical to acquire for the home environment. One could not compare black-eyed pea recipes in one’s cookbooks by throwing a deck of cards into an analytical engine.
Traduzione in italiano a cura di Iuri Moscardi
Nonostante la bellezza di un mondo in cui possiamo creare contenuti e accedervi attraverso infiniti canali e una molteplicità di “device”, il testo rimane un formato ideale per la produzione e il consumo di idee. Attraverso l’alfabetizzazione, il testo offre una bassa soglia per l’elaborazione cognitiva e la comprensione concettuale. Anche se spesso punteggiato con luminarie, come la grafica, le immagini, le mappe e la posizione del testo come su una tela (sulla pagina virtuale o fisica), il testo come strato di base è facilmente convertito in immagini mentali e apprendimento. Si tratta di un modo efficace di raccontare storie e fornire narrazioni, sia questo fittizio o meno. È anche, per fortuna, uno dei veicoli più parsimoniosi di conservazione culturale. Tutti i libri che sono stati migrati in e-book presentano delle possibilità di arricchimento: il collegamento ad articoli esterni, mappe interattive online, ambienti multi-utente che aggiungono nuovi livelli di coinvolgimento.
Tuttavia una narrativa testuale, e spesso lineare, offre qualcosa di ancora più semplice: la possibilità di non spiegare del tutto, di non condividere strati aggiuntivi di particolari e di informazione e di creare oscurità tramite la parsimonia. Parte della narrazione riguarda la scelta di trucchi. Il mantenimento di una certa quantità di oscurità coinvolge le nostre menti nel dare forma a una storia, a un’atmosfera e a un sogno – tutto ciò in accordo con il lavoro dell’autore. La grande letteratura è fatta dall’intreccio di sé stesso e storia.
Sono sempre più convinto che un grande risultato nella condivisione di storie da parte dell’uomo debba rimanere al livello più semplice possibile. Non siamo creature molto intelligenti; avveleniamo il nostro mondo, costruiamo complicati schemi di potere che fanno violenza a sogni e speranze e trattiamo tutti gli altri con deliberata, originale crudeltà. Questi non sono necessariamente i segni di riconoscimento di specie che vivono a lungo. Sospetto che la nostra abilità di usare la gamma completa di strumenti tecnici a nostra disposizione per aiutare la nostra capacità di raccontare storie sia stata sostituita dalla potenziale complessità delle storie che questi strumenti possono narrare. È l’eccezionalità della nostra narrazione, e qualcosa che dobbiamo ancora controllare. Stiamo iniziando ora a lottare con il modo con cui impariamo dai e usiamo i media complessi.
L’arte deve comprendere quando e come trarre vantaggio dalle innovazioni comunicative che stanno ora emergendo. Quando le loro caratteristiche peculiari dovrebbero essere rese visibili e quando dovrebbero rimanere invisibili? Soprattutto, abbiamo bisogno di accertarci che il lettore possa mantenere il controllo dell’esperienza che aiutano sempre più a modellare, consentendo sempre loro di scegliere quando debbano sospendere l’incredulità. Le storie diventeranno sempre più nostre a un livello esplicito attraverso scelta e azione, piuttosto che essere più semplici di altri fatti congelati; prima un modo, poi un altro. Ordinati per nome, indirizzo o codice postale.
Esaminiamo una risposta incrociata con un’altra. Questi furono gli inizi di database resi fluidi in una forma digitale, attraverso una query. Offrivano un obiettivo più agile per la curiosità rispetto all’esame fornito dagli strumenti di aiuto più datati: sommari e indici. A differenza dei libri stampati, i computer erano inflessibili per quanto riguarda la struttura di informazioni che potevano trattenere: testo e numeri. I computer erano difficilmente adattabili alla casa: procurarsi l’attrezzatura tecnica necessaria era poco pratico per un ambiente domestico. Non si potrebbero paragonare ricette di fagioli dall’occhio nero in un libro di cucina gettando un mazzo di carte in un motore analitico.
Peter Brantley (@naypinya) – È direttore del settore Digital Library Application presso la New York Public Library. Prima di questo, è stato Director of Scholarly Communications presso Hypothes.is, Director of the Bookserver Project presso Internet Archive e Executive Director della Digital Library Federation. Peter è anche direttore del popolare Books in Browsers, una conferenza annuale rivolta agli editori digitali incentrata sul lavoro degli sviluppatori e designer che stanno costruendo il futuro del libro e sugli strumenti per l’online storytelling. Peter, infine, è contributor di Publishers Weekly e si occupa di editoria online, librerie e diritto d’autore.