Angela Cino insegna all’IPSSEOA (Istituto Professionale di Stato dei Servizi per l’Enogastronomia e l’Ospitalità Alberghiera) “Angelo Consoli” di Castellana Grotte (Bari). Ci racconta, ora che è conclusa, la sua esperienza con #TwPinocchio.
Nella biografia del vostro profilo Twitter di classe, @PrimaClasseD, c’è scritto: “Con le #newtechnologies + si legge + si scrive + si sa. La #scuola esce dalle mura e il mondo entra a #scuola”. La partecipazione della vostra classe a #TwPinocchio rientra in questa strategia? #TwPinocchio è la prima esperienza del genere per lei come insegnante e per la I D?
Con le New Technologies più si legge, più si scrive, più si impara a usare davvero la testa e… addio nozioni: la narrativa in un colpo di tweet. Ebbene sì, carissimi, sono felice di aver intrapreso, con la @PrimaClasseD, un percorso didattico innovativo e quanto mai ambizioso, utilizzando la strategia delle New Technologies. Un processo semplice affidato alle menti dei ragazzi che si attivano curiose per capire, al dito che pigia sul tasto tweet e invia per condividere in Rete. Devo ringraziare gli ideatori di questo splendido metodo TwLetteratura, Paolo Costa, Edoardo Montenegro e Pierluigi Vaccaneo, per avere messo a disposizione della narrativa d’autore una riscrittura mirata all’uso consapevole della lingua italiana con l’ausilio di Internet, dei social network e degli strumenti tecnologici come smartphone, tablet, computer.
Partecipare a #TwPinocchio è stata per me una sfida personale e professionale, un modo per ritrovare quell’entusiasmo che in quest’anno scolastico mi mancava e che spesso nella scuola manca. L’obiettivo/sfida è stato quello di analizzare in particolare l’impatto di attività di social network sulle pratiche di apprendimento nel contesto classe. Credo nella tecnologia concepita come mezzo per rielaborare i contenuti in maniera nuova: questa la sfida che la scuola dovrà affrontare per dare una formazione che veramente serva all’individuo fuori dall’aula. Per gli studenti #TwPinocchio ha rappresentato un modo alternativo di studiare la narrativa, una forma di apprendimento che li ha visti protagonisti, attraverso l’adozione del peer to peer: una modalità didattica che li ha stimolati e che ha creato relazioni vere e collaborazioni in classe e fuori. Del resto non è un mistero per nessuno che i ragazzi studiano con computer, smartphone e tablet: il futuro della didattica è ormai nella tecnologia e sono dell’opinione che sia ormai un processo irreversibile.
Il tutto è cominciato a settembre scorso, quando proposi loro di partecipare a #TwPinocchio. Sguardi sorpresi ed increduli: “Che cos’è Twitter? Pinocchio non è un libro per bambini?” Ma, dopo qualche piccola esitazione, hanno imparato in fretta. L’impegno e la gioia riscontrati dagli studenti mi hanno emozionata e divertita moltissimo. Si sono impegnati quasi tutti molto volentieri e non si sono mai annoiati. L’iniziativa ha ottenuto anche il totale consenso e approvazione dei genitori e del Consiglio di classe.
Non è stata facile l’organizzazione: il numero esiguo di laboratori e della banda larga ha spesso rallentato le attività, ma ho messo a disposizione i miei strumenti e la mia Rete. Molti tweet mi arrivavano tramite e-mail e in ogni orario della giornata li ho visionati, calibrati e pubblicati. Siamo stati molto prolifici: abbiamo riscritto tutti i 36 capitoli del romanzo producendo più di 650 tweet sotto forma di riflessioni dei ragazzi, rime e giochi linguistici, ironia, che mi sono serviti per spiegare ai ragazzi che avevano usato delle metafore, dei calembour, delle similitudini. Abbiamo scritto dei tweet anche sperimentando la metrica giapponese degli Haiku. Confrontarsi con le altre scuole, con gli esperti di letteratura per ragazzi e soprattutto poter interagire con i divertenti personaggi del romanzo, sono state le attrattive più seducenti dell’esperienza.
Nella lettura e scrittura non eravamo mai soli, era come se la scuola e noi tutti uscissimo dalle mura e il mondo entrasse a scuola: una sensazione inedita e stimolante. Una scuola che, anche in altri progetti e contesti, mi piace definire antropologica, connessa e che connette emozioni, conoscenze, competenze ed esperienze.
Ognuno degli interpreti di @PinocchioTw ha messo nel burattino un po’ di sé. Che cosa, di un istituto professionale come il suo, si è riflesso nei tweet di #TwPinocchio della sua classe?
Leggere Pinocchio “scombussola” un po’ tutti. Nel romanzo abbiamo riscoperto una ricchezza emotiva molto particolare. In tanti momenti ci siamo soffermati a riflettere di noi stessi. La considerazione più nota è stata quella di ammettere che tutti mentono: la bugia è stata, di certo, indiscussa protagonista e argomento di pagine di scrittura autobiografica. In questo modo ogni studente ha riflesso qualcosa di sé e sono emersi sentimenti contrastanti.
Serban: “A scuola voglio fare il bravo e prendere bei voti per far contenti i miei genitori, che fanno tanti sacrifici per me”. Questa frase mi è rimasta impressa, i miei genitori me lo dicono sempre, in continuazione. È stato come sentire mia madre: lo so che ci sono dei costi enormi per mantenermi a scuola e io devo ricambiare con impegno e diligenza. Mi sono iscritto a una scuola professionale perché pensavo si studiasse meno e invece… quanto è faticoso studiare!
Valerio: Vorrei essere come Pinocchio, lui di fronte a tanti guai e disavventure non si è mai perso d’animo. Non so se avrei avuto la sua stessa forza e il suo coraggio, ma lo ammiro per questo. Mi piace la libertà di Pinocchio, lui pensa tanto e si fa mille monologhi, alla fine fa tutto senza grossi condizionamenti. Mi piace per questo, sono capitano di una squadra di calcio e ho imparato che ogni limite è una prova per imparare a vivere e ad essere migliore.
Giuseppe: Pinocchio mi sta simpatico per il fatto che ancor prima di decidere, anche se sembra tentennare, ha già deciso. Mi ha divertito perché fugge sempre, si comporta in maniera inaspettata, rovescia e complica le situazioni e banalizza ogni insegnamento. Io sono un tipo molto allegro e giocherellone come Pinocchio, ma credo che forse sarebbe meglio ascoltare di più i genitori e andare a scuola come suggerisce il grillo parlante.
Martina: “Perché quando i ragazzi di cattivi diventano buoni, hanno la virtù di far prendere un aspetto nuovo e sorridente anche all’interno delle loro famiglie”. Ho trovato molto vera questa affermazione: i nostri genitori vogliono la nostra felicità e il nostro benessere. Molta della serenità familiare dipende dai comportamenti di noi figli/ragazzi.
Ognuno di loro ha raccontato quello ha visto di sé nel burattino più conosciuto del web. È emersa la fragilità degli adolescenti, la diversità e le paure di un corpo e di una mente che cambiano. Molto forte anche la dimensione che oppone il mondo dei ragazzi a quello adulto.
Un tweet del vostro account del 24 gennaio recita: “Ci divertiamo in classe a leggere Le avventure di Pinocchio. La sesta ora del sabato che è una pena, vola in un battibaleno”. Come hanno partecipato, concretamente, i suoi alunni alla riscrittura?
Le ore di italiano con #TwPinocchio sono letteralmente, e narrativamente, volate! Ogni volta che la campanella suonava, non si voleva interrompere la lezione se il capitolo non era finito. La sesta ora del sabato è la più dura: la mente è già a casa, è già domenica, ma leggere e twittare li ha fatti divertire e non annoiare. Ho utilizzato il circle time per invitarli alla lettura e i banchi a isola per una scrittura consapevole, condivisa e partecipata. Abbiamo registrato file audio, dove il vincolo era di non sbagliare e leggere rispettando punteggiatura e utilizzando una certa enfasi. Ho utilizzato la tecnica del role playng: drammatizzando le scene più divertenti e quelle più drammatiche, inventando anche rumori di sottofondo. I ragazzi si sono incontrati anche a casa per registrare file audio da riascoltare in classe: si sono divertiti da matti! Mi hanno raccontato che passavano ore per leggere e registrare un capitolo, ma avevano passato ore insieme cercando di modulare con i loro coetanei quegli stati d’animo negativi associati alla solitudine che l’uso non consapevole di smartphone, tablet e playstation sempre più spesso produce negli adolescenti. Tantissimi sono stati gli spunti di ricerca. Bellissimo ed interessante spaziare tra mille sfumature che vanno dall’alimentazione povera, alla diversità, ai proverbi, ai modi di dire, ai toscanismi, agli arcaismi della lingua italiana, alla povertà, emigrazione, fame, ecc.
#TwPinocchio avrà un seguito, presso la sua scuola? In che modo?
Il 2 marzo TwLetteratura mette in rete un nuovo progetto: la lettura e riscrittura del romanzo Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry con #PetitPrince. Noi ci saremo. Spero che altri colleghi e altre scuole del territorio possano aderire: io lancio, volentieri, la sfida!
Angela Cino (@AngelaCino) – Laureata in Pedagogia all’Università Aldo Moro di Bari con il massimo dei voti e lode, abilitata tramite concorsi pubblici in tutti i gradi scolastici, specializzata per l’insegnamento di sostegno, oltre a esperienze lavorative nel settore privato e nelle scuole pubbliche è docente di ruolo nella Scuola Secondaria Superiore dal 2004. Dice di sé: “Sono una prof che ama il suo lavoro. Mi aggiorno continuamente e in autonomia con esperienze vere e non mediate dalle logiche clientelari che, purtroppo, nella scuola esistono. Ciò che davvero conta, secondo il mio parere, è la capacità di fascinazione e fabulazione di un insegnante, la sua capacità di creare curiosità. Anche inquietudine, diceva Pasolini. Una capacità sicuramente non improvvisabile, ma che tutti dovremmo aver intuito da discenti. È questo saper essere che crea competenze e capacità negli studenti, il tutto destinato a lunga incubazione e a fruttificare in un futuro non prevedibile e quantificabile. Sono del parere che la scuola sia il luogo deputato per fare cultura e dove promuovere idee, sperimentazione, ricerca, dialogo e condivisione. La lettura e la cultura digitale sono le vere armi del successo”.