Il 24 maggio 1915 l’Italia entrava in guerra. Era l’inizio della nostra “gaia apocalisse”. Cent’anni dopo rileggiamo il diario di Giani Stuparich, combattente sul Carso. Hashtag: #Stuparich.
Giani Stuparich, scrittore, patriota triestino, irredentista, salutò con entusiasmo, il 24 maggio 1915, l’ingresso dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale. Ventiquattrenne, partì volontario per il fronte, insieme al fratello minore Carlo e all’amico Scipio Slataper, come “semplice gregario” inquadrato nei Granatieri di Sardegna. Sognava di liberare l’italico suolo – Trento, Trieste, l’Istria – dalla presenza austriaca. A cent’anni di distanza abbiamo deciso di ricordare la tragedia della Grande Guerra proponendo alla comunità di TwLetteratura una pagina del diario di Stuparich, da leggere e commentare insieme su Twitter. Sarà questo il nostro 24 maggio.
Il libro
Uscito prima sulle pagine della “Nuova Antologia” e poi, in volume, per i tipi dell’editore milanese Treves (1931), Guerra del ’15 (Dal taccuino di un volontario) fu pubblicato più volte, da Garzanti ed Einaudi. Sparito dagli scaffali delle librerie, è riapparso quest’anno grazie alla lodevole iniziativa di Quodlibet, che lo ha ripubblicato a cura di Giuseppe Sandrini. Ed è dunque grazie a Quodibet che possiamo tornare a leggerlo oggi.
Che cosa fu la guerra per Stuparich? Ferito due volte, catturato dal nemico, internato in cinque campi di concentramento, il giovane scrittore si guadagnò al termine del conflitto una medaglia d’oro al Valor Militare e una consapevolezza nuova di ciò che la tragedia bellica non può mai dare. In compenso Stuparich perse in guerra l’amato fratello, che – circondato dal nemico austriaco – preferì togliersi la vita per non cadere prigioniero. Due mesi di trincea bastarono a cancellare ogni vociana epica della morte, ogni illusione. Del resto il giovane triestino andò in guerra animato non da un sentimento di distruzione, ma di fatale ineluttabilità.
Stuparich antieroe
Un atteggiamento antieroico che ritroviamo intatto nel suo diario, dato alle stampe quindici anni dopo. Guerra del ‘15 è un documento personale di quella esperienza, ma anche una lezione di coerenza e di stile. Il sentimento della morte non ha nulla di classico o risorgimentale, la rappresentazione della trincea non ha nulla di poetico: “Siamo saliti quassù prima dell’aurora, per prepararci all’assalto. È la volta del nostro battaglione, il quale deve tentar la conquista delle trincee nemiche che tutta l’altra notte tutto ieri hanno resistito ai nostri assalti. Penso, con calma, che bisognerà morire”.
Non a caso il diario di Stuparich piacque poco al regime fascista, come osservò Carlo Emilio Gadda recensendo l’opera sulle pagine di “Solaria” nel 1932. E invece Guerra del ‘15 contiene, in nuce, tutti i tratti del suo romanzo sulla Prima Guerra Mondiale, quel Ritorneranno che vedrà la luce solo nel 1941 (oggi disponibile presso Garzanti).
Come si partecipa
Per tutta la giornata del 24 maggio puoi leggere e commentare su Twitter la pagina di Guerra del ‘15 scelta per l’occasione, usando l’hashtag #Stuparich. Trovi il testo qui.
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