Alessandro Raveggi ha sperimentato #Invisibili con alcuni studenti americani della NYU di Firenze, un modo nuovo di usare Twitter per imparare una lingua straniera.
Nelle scorse settimane, hai sperimentato – presso la sede di Firenze della New York University – #Invisibili, una breve riscrittura delle Città invisibili di Italo Calvino (che la nostra comunità ha rivissuto dopo l’esperienza del 2013). Qual è stato il valore aggiunto dell’esperimento per la didattica “tradizionale”?
Twitter è una macchina calviniana straordinaria di consistenza e rapidità, permette di comunicare in modo esatto, efficace e allo stesso tempo creativo e condensato (e quindi profondo): gli studenti possono cimentarsi così nel crinale tra critica creativa e sintesi espositiva, possono cioè raccontare più che spiegare e allo stesso tempo ampliare il discorso. Per uno studente americano, il lavoro si raddoppia perché c’è anche un lavoro sulla seconda (anzi terza) lingua, che lo studente conosce magari a livello avanzato ma non pratica, visto che il corso di Letteratura Italiana del Novecento che insegno è in inglese con testi in traduzione. In questo caso, Twitter diviene una specie di agorà dove chi vuole imparare la lingua italiana si trova in una difficoltà costruttiva, quella di rispondere in una conversazione virtuale agli interventi degli altri utenti italiani.
Pertanto, la didattica tradizionale viene arricchita sia in modo intensivo che estensivo, sia dal punto di vista di un approfondimento personale di tematiche del corso che dal punto di vista delle abilità di mediare tra varie competenze (lo studio della letteratura e della lingua italiana). Un tempo si diceva che la prova più difficile per uno studente di lingua fosse quella di rispondere al telefono a un madrelingua; oggi si dovrebbe annoverare anche l’esperienza in lingua su Twitter.
Come mai proprio lo scambio su Twitter?
Lo studente lavora creativamente alla ricerca di una struttura essenziale e allo stesso tempo catchy, a livello di grammatica ma anche di stile. Inoltre, con la brevitas di Twitter si ottiene un flusso di comunicazione e di rimpalli tra vari utenti che simulano la situazione più estrema a livello orale per uno studente americano, cioè quella di trovarsi in una conversazione che si porta avanti su più fronti e con più interlocutori. Ovviamente, la forma scritta aiuta a diluirne la difficoltà.
Hai sperimentato con gli studenti gli effetti della condivisione della lettura: quanto è utile confrontarsi con altri utenti sconosciuti per comprendere e analizzare meglio il testo?
In questo caso si tratta anche di un confronto di lettura culturale: un americano di 20 anni come legge le Città invisibili rispetto a un utente medio italiano di Twitter? Come vi si appassiona? L’esperimento di TwLetteratura è avvenuto verso la fine del programma, quando lo studente era già stato introdotto a molta parte della letteratura novecentesca, e quindi quando aveva possibilmente compreso il livello d’orizzonte (in termini di distinzione e varietà) del lettore colto italiano, che immagino sia più o meno quello che su Twitter è disposto a discutere di letteratura, uno che legge 30 o più libri l’anno. Lo studente, insomma, era già stato fornito della capacità di discernere stili, epoche, movimenti, e optare per uno di loro: in tale dibattito, ha potuto anche solo applicare questa nuova opzione e arricchirsi attraverso le opinioni altrui.
Il 4 maggio hai tenuto un incontro che su Twitter hai presentato così: “Can we turn to technology as a way to represent contemporary literature and poetry?”. Come credi che la tecnologia possa rappresentare la letteratura contemporanea italiana? Quale autore potrebbe essere rappresentato meglio?
La letteratura italiana vive di una doppia velocità: da un lato molti autori sono presenti sui social e vi scrivono abbondantemente, dall’altro c’è il rifiuto della forma complessa e il ritorno a forme narrative ottocentesche. Per fortuna ci sono autori che ancora paiono aver letto almeno i modernisti e la loro lezione: Nicola Lagioia è uno di questi, Vanni Santoni un altro. Poi per esempio c’è il maestro del racconto breve Luca Ricci che su Twitter si auto-rappresenta in forma magnifica. Uno interessante da mettere su Twitter sarebbe Mari.
Foto: Sofronia, di Alessandro Armando (una delle opere realizzate in occasione della riscrittura di #Invisibili nel 2013, esposta a Cagliari e Milano).
Alessandro Raveggi (@colossale) – (1980) Scrive romanzi, poesie e saggi letterari. Insegna letteratura italiana alla New York University ed è stato per anni ricercatore borsista alla UNAM di Città del Messico. Ha pubblicato su (tra gli altri) Minima&moralia, Nazione Indiana, Poesia, Doppiozero, Le parole e le cose, oltre che su quotidiani come La Repubblica, il manifesto, il Corriere della Sera, nelle edizioni locali e nazionali. Il suo ultimo libro è la prima introduzione italiana a David Foster Wallace (Doppiozero, Starter 2014).
Qui il suo blog.
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