Il fachiro di Tebe

Il secondo appuntamento con Coniglioviola e “Le notti di Tino di Bagdad” di Else Lasker-Schüler è per martedì 7 luglio 2015.

 
Le notti di Tino di Bagdad” è un esperimento  di storytelling diffuso attraverso lo spazio pubblico, basato sulla realtà aumentata, che il duo artistico Coniglioviola conduce a Torino. L’opera della poetessa tedesca Else Lasker-Schüler è stata smembrata e diffusa attraverso la città per essere ricomposta dai lettori: ad alcune fermate degli autobus, i manifesti di #TinoBagdad invitano i cittadini a visualizzarli dalla smartphone con la app TINO, per osservare la scena animarsi.
 
Martedì 7 luglio 2015 | Il fachiro di Bagdad | #TinoBagdad/02

Sacerdoti in vesti bianche andavano sulla strada che porta a Tebe; io m’inchinai alla loro sacra vita e li pregai di accogliermi in mezzo a loro. E gli uomini pii sorrisero benevoli, solo il fachiro (era stato già più volte seppellito e aveva raccolto le forze della terra) aggrottò la fronte, quando feci la mia richiesta. Odiava le donne e sterminarle era una delle sue sacre imprese. Ma si accorse dell’anello al mio dito con la rara pietra di Caelum. Proveniva dal tesoro di un guerriero sconfitto di Latinia. Il Caelum cambiava colore con il tempo del cielo. Al mattino irradiava meraviglioso argento, a mezzogiorno era gonfio di dolce nostalgia lillà e poi abbracciava il tramonto e si oscurava con la notte di innumerevoli stelle. Il fachiro non staccava gli occhi dal mio anello e mormorava parole incomprensibili. Avevo paura. Quando raggiungemmo Tebe e le donne notarono in mezzo ai sacerdoti il fachiro, i loro corpi furono attraversati da un fremito, come all’ora della nascita. Molte lasciarono cadere le brocche e corsero a casa. Poiché la donna toccata dal fachiro, dalla sua mano senza carne, avrebbe sanguinato per quaranta giorni. Ed era, quando lui si mostrava, come un’epidemia; presto in città un quarto delle donne in fiore sanguinò. Io, che rimanevo in compagnia dei sacerdoti, camminavo vicino a lui, e l’orribile santo mi risparmiava – guardava il mio anello, la sua pietra; quella gioiva, e luceva chiara come il cielo di Tebe. Io però ero molto afflitta per le sorti della città, e poiché nessuno dei suoi abitanti osava avvicinarsi al fachiro, io caddi in ginocchio davanti a lui, afferrai il suo piede esangue e lo pregai di non sacrificare più le mie sorelle alla sua sacra impresa. Lui guardò avidamente il mio anello, la pietra meravigliosa, in cui portavo il cielo. Volle quello in cambio della sua grazia. Io feci segno di no, testarda, e il giorno stesso sanguinarono tutte le donne della città. E fu come un mare pauroso su Tebe, dal rigoglioso verde dei boschi tutte quelle gocce d’uomo!!! E non c’era casa che non fosse tinta del rosso di sangue della sua donna, e gridava al cielo.

Il Caelum al mio dito mi minacciava, era una notte rossa! E io caddi in ginocchio davanti al fachiro, gli baciai il piede esangue, e lo implorai di toccare anche me con la sua mano senza carne. Quella si abbassò lentamente sulla mia spalla, ma non feci in tempo a sentirne l’alito di muffa, che il gesto morí. Lui però si allontanò da me con disprezzo, che non ero degna della sua sacra impresa..

(Trad. it. di Eloisa Perone © Mi)
 
Coniglioviola - Il fachiro di Tebe
 
Come si gioca
Giocare con Coniglioviola e TwLetteratura a #TinoBagdad è semplice. Ogni giorno, leggi il brano in calendario che verrà pubblicato su twletteratura.org. Installa l’app TINO (disponibile su Android e entro pochi giorni su iOS) e inquadra l’immagine per osservare il quadro prendere vita. Commenta l’episodio insieme alla comunità di @TwLetteratura con brevi messaggi di 140 caratteri: con un tweet puoi riassumere, parafrasare, trasformare o riambientare il testo a tuo piacimento. Puoi raccogliere i tweet più belli su Tweetbook e condividerli con la comunità. Interagisci online con i testi e con gli altri lettori. Leggi tutte le informazioni sul progetto “Le notti di Tino di Bagdad”.
 

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