Andrea Bolioli e Vittorio di Tomaso di CELI ci raccontano di CBOOK – il libro scomposto – e del progetto #Librare, che promuove l’innovazione a scuola.
Con il progetto Librare, il CBOOK (il libro “crunched”, “sgranocchiato” o “scomposto”), che la comunità di TwLetteratura aveva già sperimentato con #TwPinocchio, assume una veste nuova. Quali sono le principali novità? Come sono stati selezionati i libri proposti per il progetto Librare?
Abbiamo migliorato l’usabilità dell’applicazione web, grazie alle sperimentazioni realizzate durante l’anno scolastico 2014-2015 in più di 40 classi in tutta Italia. Abbiamo disegnato una nuova veste grafica, migliorato le funzionalità di annotazione manuale, riprogettato le funzionalità per l’aggiunta dei contributi personali degli utenti, e abbiamo iniziato a lavorare su nuove opere letterarie che potete usare entrando nel CBOOK. Le nuove opere su cui stanno lavorando gli studenti (Odissea e Il mago di Oz, anzi The wizard of Oz in inglese) sono state proposte dagli insegnanti del Living Lab del progetto Librare o da insegnanti esterni tramite un questionario e una votazione online presente nella homepage del CBOOK.
Quali impressioni avete raccolto confrontandovi con gli insegnanti delle scuole coinvolte nel progetto?
Dopo le sperimentazioni dell’anno scolastico 2014-2015 abbiamo raccolto i feedback degli insegnanti attraverso delle interviste personali con 10 insegnanti di tutta Italia, che ci hanno suggerito in che direzione andare e quali modifiche fare. Con gli insegnanti di 6 scuole di diverso ordine della Regione Piemonte (dalla primaria alle superiori), stiamo facendo dei Living Lab molto interessanti coordinati dal CSP. Il panorama della scuola è variegato. Per noi è importante collaborare non solo con le eccellenze ma anche con chi ha meno strumenti e competenze digitali. Siamo felici di segnalare che le insegnanti trentine Magda Niro e Silva Filosi, che collaborano alla progettazione e sperimentazione del CBOOK dal 2013, sono tra le finaliste del premio docente innovatore della Fondazione Mondo Digitale, con il progetto dei Promessi sposi 2.0.
Le Digital Humanities sono un driver di innovazione importante, del quale tuttavia sembriamo non ancora completamente consapevoli: cosa ci aspetta per il futuro? Come impattano e come impatteranno sulle nostre vite?
Le Digital Humanities sono già una realtà se pensiamo ad un progetto gigantesco come Google Books, che ha coinvolto molte importanti biblioteche del mondo ed è stato portato avanti dalla più grande azienda internet esistente. Per quanto riguarda il settore della ricerca, ci sono diverse università e centri di ricerca molto interessanti che si occupano delle Digital Humanities o più in generale del patrimonio culturale digitale (Digital Cultural Heritage), in Gran Bretagna, Germania, Stati Uniti e fortunatamente anche in Italia. L’uso in ambito scolastico e nel learning di questi strumenti ed approcci è una esperienza vivace e stimolante, sia per i ricercatori che per gli studenti e gli insegnanti. Il CBOOK è arrivato terzo qualche mese fa al concorso internazionale dei Digital Humanities Awards nella sezione Best DH Tool or Suite of Tools.
Il Piemonte è una regione in cui editoria e innovazione sono due pratiche diffuse e consolidate. In che modo progetti come Librare contribuiscono al riposizionamento strategico di un territorio?
Il ruolo e il futuro dei “libri” è uno dei temi più dibattuti nell’area del Digital Cultural Heritage. Che ruolo avranno i libri e la lettura nella formazione e nella vita dell’individuo? Come si sta integrando il mondo del web con i libri di carta, le biblioteche, e gli altri oggetti e luoghi della tradizione umanistica? Nel mondo della scuola queste tematiche si declinano attualmente in modalità variegate, che vanno dalla rivendicazione dell’importanza dei libri di carta o, al contrario, dell’importanza del web e del mondo digitale, a tentativi di integrazione in cui si cerca di mettere in relazione strumenti e processi che hanno età e tradizioni molto diverse. Nel progetto di ricerca Librare abbiamo cercato di affrontare alcune di queste tematiche, immaginando che i libri avranno un ruolo da protagonisti anche nel mondo digitale, e la dicotomia cartaceo-digitale sarà superata nell’interazione tra persone, oggetti, strumenti e saperi. La Regione Piemonte è all’avanguardia in questo ambito, come nel settore dell’Internet of Things e Internet of Data, e nei (linked) open data per i beni culturali.
Andrea Bolioli ricercatore di CELI e linguista computazionale. Vittorio Di Tomaso presidente di CELI e linguista computazionale. CELI si occupa di Natural Language Processing da più di 15 anni, realizzando motori di ricerca semantici, applicazioni per il Digital Cultural Heritage, componenti software e consulenze multilingue per lo speech, piattaforme software e applicazioni per il social media monitoring e il text mining.
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