L’impegno della scrittura

Nelle scorse settimane, abbiamo partecipato al festival “Sicilia dunque penso” a Caltanissetta, con un workshop dedicato a Leonardo Sciascia e pensato per gli studenti di Caltanissetta. Abbiamo conosciuto Massimo Maugeri, con cui abbiamo fatto una chiacchierata sul senso pratico della letteratura, oggi.

Rocco Scuzzarella Caltanissetta-Gela

 

A Caltanissetta, con Sicilia dunque penso, abbiamo visto gli scatti del fotografo ragusano Giuseppe Leone a Vincenzo Consolo, Gesualdo Bufalino e Leonardo Sciascia (Storia di un’amicizia, Roma, Postcart, 2015); cosa rimane di quella Sicilia rurale e archetipica che quattro amici attraversavano in auto nella seconda metà del Novecento?

Intanto ci tengo a sottolineare che stiamo parlando di scatti eccezionali, dotati di una potenza narrativa ed evocativa fuori del comune. Guardando quelle foto, e riflettendo sulla tua domanda, verrebbe da pensare che di quella Sicilia rimane ben poco. Verrebbe da pensare, a dirla tutta, che la caratterizzazione di molti luoghi si sta a mano a mano perdendo, e che quelle diversità stiano sbiadendo come vecchie diapositive ingiallite dal sole. Chissà, magari rifacendo oggi quegli stessi “attraversamenti” in auto non sarebbe improbabile incontrare qualcuno dei protagonisti della odierna Sicilia rurale che smanetta con il suo smartphone di ultima generazione. Questo vale, naturalmente, non solo per la Sicilia. È uno degli effetti della globalizzazione, enfatizzato dallo sviluppo della tecnologia e dall’esplosione mediatica dei nuovi media legati alla Rete. Viviamo un processo di omologazione più o meno evidente, con i suoi pro e i suoi contro. Pare inevitabile che i luoghi finiranno con l’assomigliarsi sempre di più.

Ma questa considerazione è vera fino a un certo punto. Andandole a cercare, le differenze e le peculiarità esistono ancora, e restituiscono in fondo, l’immagine di una Sicilia polimorfica. In fondo, come ben evidenziava Bufalino, esistono tante Sicilie. Vari luoghi che, pur risentendo degli effetti metamorfici del processo di omologazione globale, conservano una loro identità. A chi volesse un esempio non troppo datato dei vari tipi di Sicilia che è possibile incontrare consiglio la lettura del libro di Roberto Alajmo intitolato L’arte di annacarsi (Laterza).

Promuovere la lettura è un esercizio complesso, perché la possibilità di cadere nella retorica del dover leggere si affaccia sempre. Quali metodi e strumenti ti sembrano più efficaci? A proposito di vagare per la Sicilia, mi viene in mente Filippo Nicosia e il suo Pianissimo Libri di ispirazione bianciardiana.

L’esperienza di Filippo è stata eccezionale. Gli ho chiesto di raccontarla a Letteratitudine e, tra le altre cose, mi ha detto: “È durato 23 giorni il primo viaggio dentro l’estate siciliana, piccoli paesi, incontri, letture, sorrisi e camionisti imbestialiti per la lentezza di Leggiu, il destriero-drago che ha portato più di 700 volumi sull’asfalto tutt’altro che ben rasato”.

Promuovere la lettura è senz’altro difficile ma, al di là dei possibili metodi o strumenti da proporre, credo che ci siano alcune parole da eliminare e altre da esaltare. Bisognerebbe eliminare parole del tipo “imporre”, “obbligare” e puntare su parole del tipo “affascinare”, “entusiasmare”. La lettura per prima cosa dovrebbe essere un piacere, come lo sport. Un piacere che magari richiede un certo impegno, un minimo di fatica. “Insegnare il piacere della lettura”, dunque; magari inventandosi qualcosa di nuovo. Impresa non facile, lo ammetto. Poi, certo, vengono le “utili conseguenze”: così come l’attività sportiva fa bene alla salute, la lettura fa bene alla mente e allo sviluppo del senso critico.

Con Letteratitudine da dieci anni ti impegni per parlare di libri e lettura attraverso il web. Come è cambiata la comunicazione culturale su Internet dall’era dall’affermazione dei blog alla diffusione ipertrofica delle piattaforme di social networking? Quali rischi e quali opportunità vedi all’orizzonte?

Il web è un “animale vivo” in continua metamorfosi e la comunicazione culturale su Internet è cambiata in maniera sostanziale, con pro e contro (come sempre). All’epoca dell’affermazione dei blog i dibattiti online si svolgevano in maniera più ordinata, ma coinvolgevano meno gente. Oggi, soprattutto con l’esplosione di social network come Facebook e Twitter, gli scambi coinvolgono molte più persone ma sono inevitabilmente ancora più caotici.

In estrema sintesi: tra le opportunità, vedo un maggiore dinamismo e una maggiore interattività; tra i rischi, una maggiore confusione e volatilità. Poi c’è l’ormai “annoso” problema di coloro che credono che online si possa scrivere ogni cosa, senza limiti e (s)cadendo in forme di violenza. Questo tema cominciai ad affrontarlo già nel 2008, con il supporto dell’amica scrittrice e magistrato Simona Lo Iacono, attraverso la pubblicazione di un post intitolato Responsabilità legale della scrittura in Rete. Un altro rischio che corriamo tutti potrebbe discendere da uno squilibrio nella gestione del nostro tempo, anche per via delle molteplici possibilità di scambio offerte dai new media. Questo naturalmente valeva anche all’epoca dell’affermazione dei blog, ma oggi mi pare ancora più evidente.

Faccio un esempio paradossale. Se con Letteratitudine cerco di promuovere i libri sperando che la gente legga di più, cercando di stimolarla con la pubblicazione di post e con la loro diramazione sui social network, devo anche ricordarmi di non dimenticare che più tempo trascorriamo online, meno tempo avremo da dedicare alla lettura di libri.

La figura di Sciascia è emblematica di una concezione del ruolo dello scrittore come testimone irriducibile del libero arbitrio, a prescindere da ogni tentativo di assimilazione da parte del potere. In una Sicilia che ha visto cambiare se stessa, i suoi cittadini e la mafia stessa, qual è il ruolo di chi oggi svolge una professione intellettuale?

Non credo che oggi in Sicilia ci siano figure carismatiche dotate del “peso” di Leonardo Sciascia (considerato anche il suo impegno “politico” e “civile”). Al tempo stesso temo che, se Sciascia fosse vivo oggi, “la sua voce” sarebbe meno incisiva di come è stata a suo tempo. Credo che da parte di tutti ci sia più propensione a dire la propria, un po’ meno all’ascolto (ancora una volta, con pro e contro).

Ciò premesso: quale dovrebbe essere, oggi, il ruolo di chi svolge una professione intellettuale, in un contesto come quello siciliano (e italiano), fortemente interessato dalla corruzione? A me viene in mente una parola: integrità. Essere fedeli a se stessi e alle proprie idee. Lavorare per portarle avanti senza svenderle. Sforzarsi di tenere la schiena dritta anche se il peso della vita odierna spinge a incurvarsi. Sembrerebbe qualcosa di banale e di apparentemente semplice, ma non è così. Se tutti (non solo chi svolge una professione intellettuale) guardassimo alla nostra “integrità” come a una pianta radicata in un terreno ostile da curare ogni giorno della nostra vita, realizzeremmo una piccola ma significativa rivoluzione.

Foto: Rocco Scuzzarella – Caltanissetta-Gela (Creative Commons).

massimo-maugeriMassimo Maugeri – Scrittore siciliano, collabora con le pagine culturali di magazine e quotidiani. Ha ideato e gestisce Letteratitudine – blog letterario d’autore del Gruppo L’Espresso, integrato da LetteratitudineNews. Su Radio Hinterland cura e conduce “Letteratitudine in Fm”: trasmissione culturale di libri e letteratura.


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