Nelle scorse settimane si è svolto Librare, un progetto con cui le scuole piemontesi e la comunità di TwLetteratura hanno sperimentato l’innovazione editoriale. Emanuele Pulli di Ulixe, il partner di progetto Librare che ha realizzato la app Librando, ci racconta gli aspetti chiave del progetto.
Un computer che non è online, non comunica con gli altri. Possiamo dire lo stesso per i libri? E soprattutto, come si trasformano i libri in una rete di relazioni tra le persone?
Direi che è necessario ragionare sull’ordine di grandezza. La diffusione dei libri è e resta assai ampia già nel formato cartaceo: ne sono un esempio le biblioteche pubbliche e le biblioteche scolastiche, che nel panorama torinese sono assai ben fornite e interconnesse. C’è maggiore volatilità per quanto riguarda il digitale: lo riscontriamo a partire da Amazon e da altre piattaforme online. L’aspetto su cui Librare interviene è la possibilità di comunicare con i libri e di esplicitare la relazione tra i libri e i lettori stessi.
I giovani studenti sono sempre particolarmente veloci nell’adottare nuove soluzioni. Il futuro del libro dipende anche dalla sua velocità di adattarsi alla velocità della tecnologia?
Più che della velocità di adattamento del libro all’evoluzione tecnologica è della velocità delle istituzioni che dovremmo preoccuparci: dipende infatti da queste far sì che nelle scuole ci siano gli strumenti necessari a reggere il passo con l’evoluzione tecnologica. Librare va proprio in questa direzione, e vede la collaborazione fra aziende private e istituzioni pubbliche per innovare in modo significativo la filiera del libro. Le istituzioni già oggi offrono, in molti casi, la connettività, aule 3.0 e altri strumenti che permettono di interagire e applicare in ambito didattico l’uso di smartphone e tablet, nonché di applicazioni che agevolano l’utilizzo dei libri fra i ragazzi.
Uno degli aspetti chiave di Librare è la geolocalizzazione: perché è utile sapere dove si trova un libro? E in che modo le soluzioni di Librare possono aiutarci a comprendere dove i ragazzi leggono?
Forse dovremmo chiederci perché oggi i ragazzi manifestino il bisogno di taggarsi ovunque essi siano. Perché esistono strumenti come Foursquare? Perché è possibile geolocalizzare i propri post, status, tweet e fotografie? Di fatto, domina la volontà di avere scambi con altre persone. Sapere che qualcuno sta leggendo un certo libro in una biblioteca può essere uno stimolo per andarci a nostra volta. Tutto ciò non riguarda solo le scuole e le biblioteche, ma anche i luoghi di book crossing e altri luoghi meno convenzionali. Il tentativo, quindi, è cercare di comprendere dove le persone trovino più piacevole leggere un libro.
Ulixe è un’azienda informatica con una forte proiezione internazionale: quanto è diverso sviluppare software in Italia e all’estero? Cosa occorre fare per superare davvero i propri confini?
Sì, Ulixe è un’azienda di ampio respiro internazionale (USA, Regno Unito, Spagna). La nostra scelta, tuttavia, è stata di mantenere il cuore e la mente in Italia, perché crediamo nella qualità del lavoro nel nostro Paese e stiamo cercando di esportarne il valore, a dispetto del fatto che oggi non sia adeguatamente percepito: in questo senso, vogliamo essere controtendenza. Una realtà italiana che vuole generare impatto all’estero deve capire le differenze fra i diversi paesi attraverso adeguate indagini di mercato, che consentano di approfondirle. Occorre capire in quale mercato ci si sta muovendo, in modo da fare investimenti congrui: adottare un modello unico in ogni Paese, infatti, può rivelarsi una strategia fallimentare.
Foto: Panz – L’avventura di un lettore 2 (Creative Commons).
Emanuele Pulli – 29 anni, nato a Savigliano (Cuneo), ha conseguito una laurea in Scienze Politiche all’Università di Torino prima di specializzarsi in Marketing e Relazioni Internazionali presso la Fondazione Italia-Stati Uniti. Con un passato da aspirante giornalista sportivo e di cronaca, è un umanista con la passione per le lingue. L’incarico di project manager che ricopre in Ulixe – spiega Emanuele – è la dimostrazione che esistono aziende serie, che vogliono davvero investire sui giovani. Emanuele ha partecipato a diverse attività in ambito civile come volontario nel settore della promozione e della cooperazione sociale; nel tempo libero, continua a seguire questa passione.