Dal 14 al 17 dicembre la rivista Il lavoro culturale ha proposto #UnaBiografiaCritica, la riscrittura in 330 tweet della biografia di Walter Benjamin Una vita critica appena pubblicata da Einaudi. Il responsabile del progetto, Lorenzo Alunni, ci spiega da dove nasce l’idea.
Con #UnaBiografiaCritica hai proposto, in quattro serate, un racconto in tweet della biografia di Walter Benjamin Una biografia critica: come mai proprio quest’opera e questo autore?
L’idea è venuta leggendo il libro da cui sono tratte le notizie storiche alla base dei tweet: Walter Benjamin. Una biografia critica, nuova e importante opera di Howard Eiland e Michael W. Jennings, tradotta da Alvise La Rocca e pubblicata da Einaudi. Mentre leggevo, mi è venuto in mente che, in fondo, lo stile per frammenti e citazioni adottato da Benjamin in alcune sue opere capitali era qualcosa di non molto lontano – e allo stesso tempo distante anni luce – da certi tipi di utilizzo di Twitter o di altri social network. Così mi è venuto in mente di abbinare le due cose: la sua vita e questi micro-testi. Ma si trattava solo di uno spunto iniziale, senza pretese di accostamento teorico. C’era poi una ragione piuttosto egoistica: scrivere i tweet, mentre leggevo il libro, era per me uno stimolo a prestare un’attenzione specifica al testo. Non migliore né peggiore, ma specifica sì. In ogni caso, il tutto si basava su un desiderio di condivisione. E per fortuna che ero uno di quelli che ha sempre diffidato di questo tipo di operazioni su Twitter.
#UnaBiografiaCritica è fatta di 330 tweet, estratti dal libro originale: come mai proprio questo numero di tweets? Quali parti del libro hai maggiormente considerato?
Il numero non era prestabilito, ho scritto i tweet sulle parti che mi parevano più appropriate per un’operazione del genere, e alla fine il numero è risultato quello. Troppi? Può darsi, ma l’intenzione era anche quella di una sorta di fidelizzazione (e auto-fidelizzazione, prima di tutto). Mi sono concentrato perlopiù sulle vicende biografiche, compresi quegli aneddoti che “insaporivano” la narrazione e che potevano essere ignoti anche agli esperti di Benjamin. Ho lasciato invece da parte, salvo in alcune eccezioni, le belle parti del libro in cui Eiland e Jennings entravano nei contenuti delle opere di Benjamin, sintetizzandoli ed esprimendo a volte la loro interpretazione di quegli scritti.
I tweet sono estratti dal libro: si tratta quindi di micro citazioni del testo originale oppure di forme più elaborate di micro riscrittura? Come hanno interagito con te gli altri utenti di Twitter?
Nei tweet ho più che altro rielaborato, sintetizzandole, le notizie biografiche che davano Eiland e Jennings. Non ho mai citato le loro parole: di citazioni vere e proprie ce ne sono state solo dagli scritti di Benjamin (a loro volta citati dagli autori), sempre fra virgolette.
Durante la pubblicazione serale dei tweet, oltre a retweet e citazioni, c’era chi reagiva mandando immagini, chi commentava come fosse una serie televisiva, chi metteva in dubbio la ricostruzione storica degli autori, e così via. Le interazioni che mi hanno colpito di più sono state quelle che toccavano il nocciolo centrale dell’interesse “esistenziale” alla base di questa piccola operazione: quelle in cui si esprimeva la propria vicinanza umana a Benjamin e quelle in cui si accostava la sua esperienza a quello che sarebbe potuto succedergli oggi. È circolato per esempio un retweet dalla parte finale con il commento: “Walter Benjamin muore come un profugo dei giorni nostri”.
“In alcuni dei suoi scritti più importanti Benjamin sviluppò una peculiare poetica del frammento e della citazione: l’idea del racconto in tweet della sua vita è – senza pretese teoriche o altre forzature (no, non ci stiamo chiedendo se Benjamin avrebbe usato Twitter) – un omaggio a quella forma di scrittura e di pensiero. E, prima di tutto, a Walter Benjamin stesso”. Twitter, e quindi micro narrazioni e micro scritture, anche come forma di conoscenza? Ma bastano 140 caratteri per impossessarsi, anche solo per un minuto, del pensiero di Benjamin?
Quello di Walter Benjamin è uno dei sistemi di pensiero più complessi, onnicomprensivi e affascinanti, anche in virtù della sua potenza lirica e stilistica. Costringere il suo pensiero in 140 caratteri sarebbe stato fuorviante e inevitabilmente troppo semplificante, banalizzante. Per questo mi sono concentrato sulle notizie biografiche. La speranza era che succedesse al lettore dei tweet quello che è successo anche a me: ho cominciato a leggere le vere e proprie opere di Benjamin perché ero incuriosito dalla sua vita e dalla sua figura, in cui mi ero imbattuto qua e là. Questa biografia di Eiland e Jennings integra con ottimo equilibrio le due cose, la vita e le opere, mostrando quanto, nel caso di Benjamin più che in tanti altri, siano felicemente (felicemente?) inscindibili.
A questo link si può trovare lo Storify finale con tutti i tweet della riscrittura.
Foto: Doyle Saylor – Walter-Benjamin (Creative Commons).
Il lavoro culturale (@lavoroculturale) – #UnaBiografiaCritica è un’iniziativa di Lorenzo Alunni e de Il lavoro culturale. Lorenzo Alunni, autore dei tweet, è ricercatore in antropologia, co-coordinatore della sezione letteraria di Lavoro culturale (Milleuna) e uno degli organizzatori di CaLibro Festival, a Città di Castello. Il lavoro culturale è un sito di approfondimento culturale, politico e artistico nato cinque anni fa da un gruppo di giovani studiosi. Molti di loro si sono incontrati nei corridoi e nelle aule dell’Università di Siena, con successive aggiunte da tutta Italia. L’interazione fra l’autore dei tweet e il resto della redazione è stato uno dei punti interessanti del progetto: la revisione dei tweet, le consultazioni sulla forma del progetto, la costruzione dello Storify finale (da parte di Massimiliano Coviello), le interazioni e così via. Qui si può sostenere Il lavoro culturale, cosa buona e giusta.