Peer Fortunato a #BeNordic

Peer fortunato di Hans Christian Andersen è il libro che riscriveremo insieme sabato 19 marzo, a Milano, in occasione di #BeNordic, il festival dedicato alle emozioni e alle atmosfere del Nord Europa.

Peer fortunato

Alcuni mesi fa, grazie a Hans Caron, la comunità di TwLetterature si è dedicata alla riscrittura su Twitter de La piccola fiammiferaia, famosa fiaba di Hans Christian Andersen: un’esperienza intensa che ha coinvolto diverse decine di lettori.

Sabato 19 marzo, in occasione di #BeNordic, il festival che gli uffici del turismo di Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia dedicano alle emozioni e alle atmosfere del Nord Europa, torneremo a giocare con l’autore danese, esplorando uno dei suoi testi meno noti.

Il protagonista del gioco sarà infatti Peer Fortunato, ultima opera di Andersen: un testo al confine fra fiaba, racconto lungo e scritto autobiografico, apparso in Italia solo nel 2005 nella traduzione di José Maria Ferrer, pubblicata da Iperborea.

Quale sarà il futuro di Peer, il bambino “nato con una mela d’oro in mano”? Il suo successo è un segno del destino o il frutto di un intenso lavoro? E il viaggio di 30 miglia che compierà due volte per esplorare e conoscere il mondo in casa del suo precettore dove lo porterà?

Lo scopriremo con un workshop di twitteratura su carta e in digitale a Milano, in piazza Gae Aulenti alle ore 14, e online con una giornata intera di gioco – sabato 19 marzo – in cui la comunità di TwLetteratura leggerà e commenterà i brani del libro qui sotto.

L’hashtag per partecipare al gioco è #BeNordic. Questo evento è realizzato in collaborazione con VisitDenmark, ufficio del turismo danese in Italia, e con Iperborea, casa editrice milanese specializzata nella letteratura nord-europea.

20.03.2016 – Ecco il tweetbook di #BeNordic dedicato a Peer fortunato, grazie a tutti gli utenti che hanno partecipato al gioco, dal vivo e su Twitter!



Capitolo IX – La nonna fa visita a Peer

La nonna, già, lei aveva il terrore della ferrovia; viaggiare in treno era come tentare Dio. Nulla l’avrebbe convinta a fare un viaggio a vapore e poi era vecchia e non avrebbe fatto nessun viaggio, se non per andare su da Nostro Signore.

Questo lo disse a maggio – ma in giugno la povera vecchia fece tutta sola le trenta lunghe miglia verso la città sconosciuta e gente estranea per andare da Peer. Era un grande avvenimento, la cosa più straziante che potesse accadere alla mamma e alla nonna.

Il cuculo aveva cantato: «cucù» senza fine, quando Peer gli aveva chiesto per la seconda volta «Quanti anni vivrò?» La salute e l’umore erano buoni! Il sole splendeva luminoso sull’avvenire. […] Molti pensieri gli correvano per la testa e nel cuore. Ma:

«chi del doman può dir la sorte».

Era nel giardino, che si estendeva fino alla palude. Era una sera di luna. Le sue guance bruciavano, il suo sangue bruciava, l’aria portava una piacevole frescura. Sopra la palude era sospesa una nebbia che saliva e scendeva, lo faceva pensare alla danza delle fanciulle degli elfi. E gli venne in mente l’antica ballata del cavaliere Oluf, che cavalcava portando inviti alle sue nozze, ma fu fermato dalle fanciulle degli elfi; esse lo attrassero nelle loro danze e nei loro giochi ed egli ne morì. Era un canto popolare, un’antica ballata: il chiaro di luna e le nebbie sopra la palude ne ricreavano l’immagine nella sera.

Peer sedeva come in sogno e guardava. […] Davanti, nella nebbia, si stagliava inconfondibile una figura di donna, e l’una divenne tre, e le tre molte, fanciulle fluttuanti che danzavano mano nella mano. L’aria le portò verso la siepe dov’era Peer; gli facevno cenni col capo; parlavano ed era come il tintinnare di campanelle d’argento; entrarono nel giardino danzando attorno a lui, lo rinchiusero nel loro cerchio. Senza un pensiero, lui danzò con loro, ma non la loro danza; turbinava come nell’indimenticabile danza dei vampiri, ma non era a quello che pensava, in realtà non pensava più, completamente sopraffatto da tutto lo splendore che si vedeva attorno.

[…] Una delle fanciulle degli elfi gli si avvicinò; gli era certo benigna, a suo modo, aveva preso l’aspetto che gli era più grato, quello della figlia del farmacista; era quasi sul punto di credere che fosse lei, ma presto vide che sul retro era cava, solo e unicamente una bella facciata, un mezzo guscio, vuoto dentro.

“Un’ora qui è cent’anni fuori”, gli disse. “Tu sei già stato qui per un’ora intera. Tutti quelli che conosci e a cui vuoi bene là fuori sono morti! Rimani con noi! – E poi sei obbligato a rimanere, altrimenti le pareti ti schicceranno e il sangue ti sprizzerà dalla fronte!”

E le pareti si mossero, mentre l’aria lì dentro diventò come in un forno rovente. La voce gli tornò.

“Oh Signore, Nostro Signore! Mi hai abbandonato?” gridò nella più profonda angoscia.

E improvvisamente la nonna gli fu vicina. Lo prese nelle sue braccia, lo baciò in fronte, lo baciò sulle labbra […] La nonna gli sedeva vicina, accanto al letto nella cameretta di Herr Gabriel. La febbre era sparita, la salute e la vita ritornate.


Capitolo X – Peer torna in città

Tutta casa Gabriel accompagnò Peer al treno. “Non si può dire, che lei parta senza sans adieu!” disse la signora e lo baciò nel bel mezzo della stazione.

“Non me ne vergogno!” proclamò. “Quando non lo si fa di nascosto, si può fare qualsiasi cosa!”

Si udì il fischio di partenza; il giovane Madsen e Primus gridarono evviva, la «robetta di casa» vi si unì, Madame si asciugava gli occhi e sventolava il fazzoletto; Herr Gabriel non disse che una parola: “Vale!”

Villaggi e cittadine volavano via. Chissà se chi vi abitava era felice come Peer? Egli ci pensava, si sentiva fortunato, pensava all’invisibile mela d’oro che la nonna aveva visto nella sua mano quand’era bambino. Pensava al suo fortunato ritrovamento nel rigagnolo e più d’ogni altra cosa alla sua voce riacquistata e alle conoscenze di cui si era arricchito. Era diventato un altro! Si sentiva dentro un canto di gioia; gli occorreva tutta la sua padronanza di sé per non mettersi a cantarlo nel vagone.

Ora apparvero le torri della città, spuntarono le case, il treno entrò in stazione. Ecco la mamma e la nonna, e anche, tutta ben rilegata, la signora Hof nata Frandsen, consorte del rilegatore di corte Hof; lei non dimenticava i suoi amici, né nel bisogno né negli agi.

[…] La mamma e la nonna non riuscivano quasi a parlare a Peer, ma se lo rimiravano e i loro occhi brillavano di felicità; poi lui dovette prendere la carrozza per andare alla sua nuova casa dal maestro di canto. Tutti ridevano e piangevano.

“Ma che bel ragazzo!” disse la nonna.

“Ha ancora l’espressione buona di prima che partisse!” commentò la mamma. “La manterrà anche sul cammino del teatro!”

La carrozza si fermò davanti alla porta del maestro di canto; il signore non c’era, ma il suo vecchio servitore aprì e condusse Peer nella sua stanza, dove alle pareti c’erano ritratti di compositori e sulla stufa splendeva bianchissimo un busto di gesso.

Il vecchio, un po’ tardo, ma la fedeltà in persona, gli mostrò i cassetti del comò, i ganci per appendere gli abiti e stava dichiarandosi a disposizione per lustrare stivali, quando il maestro di canto arrivò e strinse calorosamente la mano a Peer dandogli il benvenuto.

“Ecco l’appartamento!” disse. “Dovrai accontentarti! Potrai usare il mio pianoforte in sala. Domani sentiremo come va la voce. Questo è il nostro castellano, il nostro maggiordomo!” e fece cenno al vecchio servitore. “Tutto è in ordine, Carl Maria Weber, lì sulla stufa, è stato imbiancato in onore del tuo arrivo! Era indegnamente annerito. Ehi, ma quello non è Weber, è Mozart! Da dove salta fuori?”

“Ma è il vecchio Weber!” rispose il servo, “l’ho portato io stesso dallo stuccatore e sono andato a riprenderlo stamattina!”

“Questo è un busto di Mozart e non di Weber!”

“Il signore mi scusi!” insistette il servo. “È davvero il vecchio Weber che è stato ripulito! Il signore non lo riconosce, perché è imbiancato!”

Poteva anche farselo confermare dallo stuccatore – dove gli fu detto che Weber si era rotto e che gli avevano dato Mozart in cambio, tanto, su una stufa, era lo stesso.

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