300 parole per una storia

300 parole. Tante bastano per raccontare storie appassionanti, che non è detto abbiano bisogno di migliaia di pagine. In 300 parole Camilla Cortese racconta la sua città, Verona, su Verona In.

300 parole

300 parole: questa la lunghezza massima dei racconti che scrivi per un esperimento di micro-narrativa su una testata online di Verona. Come è nata l’iniziativa?

Lavorando anche come giornalista, sognavo da tempo uno spazio libero su una testata, una rubrica dove proporre però qualcosa di diverso. Nonostante sappia di polveroso soltanto a dirlo, ho sempre avuto in mente il feuilleton ottocentesco, il suo grande successo, la fiducia e l’affermazione data agli scrittori di allora… erano altri tempi, ovviamente. A colloquio con Giorgio Montolli, editore, direttore, mente e cuore di questo piccolo, longevo, povero, indipendente ed eroico periodico locale on-line – Verona In – è nata fulminea l’idea. Gli dissi: “Hai già il vignettista, dammi un altro spazio creativo, lo riempio con un micro racconto a settimana e a fine anno li pubblico tutti in una raccolta”. Lui sorrise e disse: “Una striscia di narrativa? Mi intriga!”.

Letteratura lunga o letteratura breve? Un chiodo fisso che continua a riproporsi e che sempre si riproporrà. Se avessi scelto pezzi più lunghi di 300 parole, pensi che il progetto avrebbe funzionato ugualmente?

Non credo, è nato pensando al mezzo che l’avrebbe diffuso e ai tempi di fruizione tipici della lettura on-line, che è rapida, avviene nelle brevi pause della vita quotidiana e non è portata all’approfondimento. Aggiungo però, che non per questo si deve conferire meno dignità alla letteratura breve (l’ho esplorata anche nel mio secondo romanzo, per l’appunto breve, e ho ricevuto alcune critiche), garantisco che il lavoro di cesello linguistico, di costruzione di una trama compiuta e di concentrazione delle emozioni fatto in questa circostanza è altissimo, proviene anch’esso da momenti puri di ispirazione profonda, quasi ipnotica. Inoltre, la letteratura breve ha il merito di avvicinare alla lettura chi ne è poco propenso: questo fine pop/pedagogico è nobilissimo.

Ti sei ispirata al distributore di racconti alla fermata del bus di Grenoble: di cosa si tratta? Qui però non c’è un bus ma un giornale online…

…un giornale online che può essere letto alla fermata del bus, o a bordo del bus, o dovunque! C’è un colosso editoriale che fagocita il mercato italiano in barba all’antitrust, negli autogrill espongono titoli imbarazzanti e i piccoli editori non possono permettersi la distribuzione nelle librerie; è necessario continuare a diffondere la cultura. C’è il terrificante analfabetismo di ritorno ma c’è anche fame di cultura, le fiere della micro editoria e i festival della letteratura fanno il tutto esaurito. Ben vengano allora un giornale on-line con opinionisti di livello, una città con criticità culturali come Verona, un esperimento forse improbabile e trecento parole ispirate che fluttuano nella rete. Ben venga l’idea di Grenoble l’anno scorso (è stato fatto con diverse modalità in altre città, anche italiane) di un distributore automatico di brevi racconti gratuiti, stampati come uno scontrino e pensati per combattere l’appiattimento, per arrivare rapidamente al pubblico intrattenendolo con un po’ di sana letteratura.

Twitter permette di scrivere 140 caratteri alla volta, voi 300 parole: qual è il vantaggio della sintesi, quando si deve raccontare una storia?

Se chi scrive possiede un buon lessico (cosa non scontata), il vantaggio della sintesi è regalare un’emozione potente con poche parole, lasciando il lettore di stucco, trasognato ad elaborare l’immagine, utilizzando magari lo stesso tempo che impiegherebbe per leggere il medesimo concetto scritto e descritto, srotolato e stiracchiato in pagine e pagine. Se vuole, se ha il tempo e la propensione, il lettore diventa parte attiva del viaggio, non deve impigrirsi sui sedili del treno ma spalare carbone nella locomotiva, innescando le sue emozioni. È faticoso, forse, ma aiuta a conoscere se stessi. Inutile nascondere che anche lo scrittore vive un momento di gloria nell’essere percepito brillante e, nel mio caso, nel godere dell’esercizio stilistico e della ricerca della parola perfetta… è arte!

Foto: Giovanni Tufo – Leggere (Creative Commons).

300 paroleCamilla Cortese (@CamillaCortese) – Nasce nel 1982 a Verona. Odia i numeri, ma parlano più in fretta delle lettere, quindi… quattro lingue, due lauree, di cui una in Giornalismo, otto redazioni, sette lavori, un licenziamento. Oggi è consulente di comunicazione per aziende e professionisti, giornalista freelance e autrice di narrativa. Non ha mai abbandonato la sua città, scrive, scrive, scrive e poi ha un cavaliere, una casa, due gatti, trenta piante, milioni di parole in testa e due romanzi (uno edito con la casa editrice EKT Edikit), il terzo romanzo in cantiere ma con calma, che “le cose belle sono lente”.

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