Informazione è visione?

Per quali ragioni è nato il data journalism? Lo abbiamo chiesto a Clara Attene, co-fondatrice di Viz & Chips.

Corso data journalism - Viz & Chips

Viz & Chips è una giovane startup torinese cresciuta presso Talent Garden, uno dei principali fulcri di innovazione della città. Alla vigilia di un corso sul data journalism che Viz & Chips terrà nei prossimi giorni, abbiamo chiesto a una delle sue fondatrici, Clara Attene, di raccontarci cosa significa costruire una nuova impresa nel settore del giornalismo.

Visto dall’esterno, il giornalismo sembra un Giano bifronte: mentre i media cambiano ed evolvono, lo stereotipo del giornalista pare fermo alle immagini con penna e taccuino dei vecchi film americani. Cosa è esattamente il data journalism e perché è necessaria questa etichetta?

Credo che oggi convivano due, o forse più, modelli di giornalismo: ciò che li differenzia sono gli strumenti che si utilizzano per raccontare la notizia, non la natura dell’informazione che si dà. Il data journalism è nato fondamentalmente per due ragioni: la prima è che i dati, un elemento base dell’informazione, sono aumentati in modo esponenziale; la seconda è che, contemporaneamente, è stata creata una serie di software che ci permettono di trovare, analizzare e verificare grandi masse di dati e dunque di trovare nuove storie, raccontate anche attraverso la visualizzazione.

Alcuni anni fa, quando le infografiche fecero la loro comparsa sulla carta stampata e sul web, molti pensarono che si trattasse solo della moda del momento. A distanza di tempo, invece, possiamo dire che oggi sono uno strumento consolidato. Come discriminare ciò che vale davvero?

Un buon lavoro di data visualization dovrebbe parlare da solo: grafica, colori, testi e numeri devono fornire a colpo d’occhio l’informazione più importante e tutti i dettagli che la arricchiscono, esattamente come succede con un buon articolo. L’efficacia è garantita solo se contemporaneamente si è curato sia la sostanza sia l’aspetto estetico, che indubbiamente ha un ruolo fondamentale nel catturare l’attenzione.

Poche settimane fa ha fatto notizia l’abbandono della carta stampata da parte di “The Independent”: fra l’istantaneità del web e dei social network e l’approfondimento argomentato di testate come “The Economist” o “Internazionale”, è rimasto uno spazio per i quotidiani? E questo spazio è prevalentemente testuale o visivo?

Penso che i quotidiani tenderanno, come già sta succedendo, a “settimanalizzarsi”, cioè a puntare più sull’analisi e l’approfondimento. Non credo che si possa scegliere tra testuale o visivo, anche perché gli strumenti per creare i contenuti spingono chiaramente e sempre di più verso nuove forme di multimedialità. Quello che mi aspetto è un mix di diversi linguaggi frutto della sperimentazione di tool nuovi e già conosciuti.

Avviare una nuova attività imprenditoriale in un settore in crisi è una scelta coraggiosa. Cosa vi ha spinti in questa direzione? Quali sono le energie e i limiti, i rischi e le opportunità di chi segue la strada che avete scelto? Al di là della retorica delle startup, vorrei che dessi un consiglio a un giovane del liceo che oggi sogna di fare il tuo mestiere.

Rispetto a una situazione di crisi, avviare un’attività è un modo per provare a esplorare una strada diversa. Quello che ci accomuna – siamo in sei, due giornaliste, due sviluppatori, un grafico e uno statistico – e che ci motiva è l’interesse a sperimentare. Da subito abbiamo realizzato di avere una buona affinità personale e un modo di lavorare simile, elementi che ci hanno spinto a fare gruppo. In fatto di rischi e opportunità, visto che siamo quasi tutti liberi professionisti, conoscevamo già le incognite dell’attività imprenditoriale, ma, oltre a cercare di muoverci con i piedi di piombo, crediamo che il cambiamento sia sempre una fonte di stimoli. Il nostro ‘compito’ è adattarci nel modo più proficuo ed efficiente.

Per chi vuole fare il giornalista, penso sia importante tenere in mente una cosa: quello che serve è essere capaci di raccontare, di spiegare; il mezzo con cui lo si fa, è relativo. Rispetto al “saper scrivere bene”, ci sono stati molti cambiamenti e altri ne arriveranno: se siete disposti a cogliere queste novità, fatevi avanti.

Clara AtteneClara Attene (@ClaraAttene) – Giornalista e appassionata di informatica, è co-fondatrice di Viz&Chips, un team nato nel 2014 che produce infografiche e data visualization. Dopo una lunga collaborazione con “IlSole24Ore”, oggi scrive di economia e tecnologia per diverse testate italiane e straniere e insegna giornalismo online presso l’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino e il Master in giornalismo “Giorgio Bocca” a Torino.

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