Tribook è una startup che permette ai lettori di incontrare i librai indipendenti: un vantaggio per chi cerca e chi vende libri. La fondatrice Michela Gualtieri ce la racconta.
Alcune settimane fa Amazon ha aperto a Seattle la sua prima libreria. Nel frattempo, in Italia, un giovane team di innovatori sta mettendo a punto un progetto che vuole soccorrere le librerie messe in difficoltà dall’e-commerce. Cosa è Tribook, come nasce e come si svilupperà?
Tribook è la piattaforma web che mette in comunicazione lettori e librai indipendenti. Nasce quasi un anno fa come e-commerce di prossimità, che consentiva di acquistare online i libri disponibili nelle librerie della città e, eventualmente, di farsi consegnare l’acquisto a casa da un corriere in bicicletta. Ma la nostra ambizione è sempre stata quella di raccogliere intorno ai librai una community di lettori, quella che chiamiamo la tribù, che scelgono di comprare i libri dal libraio di fiducia.
Per questo la nostra piattaforma si è evoluta: non più solo un e-commerce ma il luogo in cui le voci di librai e lettori dialogano. La prima novità è il rilievo dato ai consigli di lettura e alle recensioni che i nostri librai lasciano sul sito: grazie alla loro competenza e passione sono capaci di orientare il lettore all’interno della grande offerta editoriale. Prossimamente intendiamo aprire la piattaforma anche ai commenti e alle recensioni dei lettori.
La categoria dei librai viene spesso dipinta in modo omologante: eppure, ogni lettore sa che nessuna libreria è davvero uguale a un’altra e che comprare un libro significa anche e soprattutto interagire con persone esperte, piene di passione per il proprio mestiere. Dove state sperimentando il vostro modello? E quali sono le prime evidenze empiriche?
Stiamo sperimentando il modello a Milano e i nostri librai stanno riscontrando tutti i vantaggi che derivano dall’avere a disposizione un nuovo canale di vendita: acquisizione di nuovi clienti, aumento della risonanza delle loro iniziative. Il primo motivo che disincentiva all’acquisto in libreria, abbiamo scoperto, è l’assenza di tempo per recarsi in negozio. Tribook offre una soluzione a questo problema, che a volte è vissuto con vero senso di colpa dagli amanti delle librerie fisiche, che riconoscono come l’atmosfera che si respira in questi luoghi sia unica e non paragonabile alla massificazione delle librerie di catena o alla totale impersonalità dell’acquisto online./p>
Quali sono i libri di Tribook? Che cosa caratterizza l’offerta del vostro servizio rispetto alle librerie online, alla grande distribuzione organizzata e alle librerie delle grandi case editrici? Che cosa state implementando per caratterizzare la vostra offerta e la customer experience del lettore che sceglie Tribook?
Noi siamo l’unico e-commerce del libro dal volto umano, che ti presenta e ti fa conoscere chi c’è dall’altra parte del “filo” teso nella rete di Internet e preparerà il pacco per te. Il nostro catalogo è frutto della somma delle scelte di assortimento compiute dai singoli librai: per questo è un catalogo vasto ma ragionato, risultato di una vera opera di ricerca e curatela. Stiamo inoltre studiando servizi sempre più personalizzati per i nostri utenti, che verranno lanciati nei prossimi mesi.
Da ottobre Tribook è uno dei team di Progetto IC, il bando di innovazione culturale ideato da Fondazione Cariplo in collaborazione con Fondazione Fitzcarraldo e Make a Cube che nel 2014 ha visto tra i suoi protagonisti proprio TwLetteratura. Quali sono le difficoltà, i rischi e le opportunità di intraprendere un progetto come questo? Cosa vi spinge a creare il nuovo?
Le difficoltà sono quelle legate a ogni avventura imprenditoriale: portare avanti un progetto personale comporta impegno, sforzo e fatica, oltre alla necessità di mettersi ogni giorno in discussione, con il rischio di fare un buco nell’acqua. Sicuramente il settore culturale, e quello editoriale in particolare, non è particolarmente recettivo all’innovazione, ma per fortuna esistono realtà che sono pronte a riconoscere il valore dei nuovi progetti e a investirci soldi, competenze e conoscenze. Per noi rientrare tra i finalisti di Progetto IC è stata un’importante opportunità di sviluppo: ci ha dato occasione di incontrare professionisti esperti, che non erano alla ricerca del nuovo Mark Zuckerberg ma di persone con idee concrete, realizzabili, capaci di generare ricadute positive all’interno del sistema culturale.
Quest’ultimo penso che sia l’aspetto più entusiasmante: non puntare soltanto a tenere in piedi la propria impresa e renderla profittevole, ma pensare anche a generare un impatto positivo, un’onda d’urto di nuove opportunità.
Foto: byronv2 – Edinburgh Bookshop (Creative Commons).
Michela Gualtieri (@parlodilibri) – Fondatrice di Tribook, è una professionista dell’editoria. All’interno di Tribook si occupa di amministrazione, gestione del brand, comunicazione e pubbliche relazioni.
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