#Espero di Mihai Eminescu

Su betwyll e su Twitter, da venerdì 8 a mercoledì 13 luglio, giocheremo con la poesia “#Espero” di Mihai Eminescu.

#Espero Mihai Eminescu

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Sarà #Espero di Mihai Eminescu il protagonista del prossimo esperimento di lettura e commento con il metodo TwLetteratura su betwyll, oltre che su Twitter.

Perché Mihai Eminescu?

#Espero (titolo originale Luceafărul), è il poema più conosciuto del poeta nazionale rumeno Mihai Eminescu. Luceafărul è stato tradotto in italiano per la prima volta nel 2000, con il titolo Espero, dall’italianista Geo Vasile, grazie al quale ci è possibile pubblicare la traduzione italiana su betwyll. Espero fu talvolta reso in italiano, erroneamente, anche come Lucifero. In lingua rumena Luceafărul è il nome popolare del pianeta Venere, inteso come “stella del mattino”. La sua stesura iniziò nel 1873, ma l’autore la rielaborò per molti anni, fino alla pubblicazione nel 1883 nell’Almanahul societăţii studenţeşti Romania-jună a Vienna.

La riscrittura di #Espero viene condotta in collaborazione con la Biblioteca Judeteanã “Antim Ivireanul” Vâlcea e Cristiana Olteanu, partner in “Let’s Culture together” il progetto europeo sviluppato con MitOsts e il bando Tandem Europe.

Le regole del gioco

Per partecipare a #Espero su Twitter, utilizza le regole consuete previste dal metodo TwLetteratura. Leggi il testo rispettando il calendario condiviso e traduci ogni brano con osservazioni e suggestioni personali sotto forma di brevi messaggi di 140 caratteri, a partire da ciò che il testo e i suoi lettori ti comunicano. Ogni tweet può commentare, riassumere, citare o rielaborare il testo. Inserisci l’hashtag #Espero seguito da slash (/) e dal numero in calendario per ciascuna porzione di poesia (es. #Espero/01 corrisponde alla prima porzione del componimento, #Espero/02 alla seconda, ecc.).

Per partecipare a #Espero su betwyll, assicurati di essere registrato come beta tester della webapp di TwLetteratura e di averla scaricata sul tuo device attraverso App Store o Google Play. Fai pratica con il tutorial “Inizio a usare betwyll” e poi comincia a giocare con gli altri utenti: mentre lavoriamo per migliorare le funzionalità della app, ti segnaliamo che su betwyll stessa è disponibile il progetto “Partecipo allo sviluppo di betwyll” per discutere della piattaforma, proporre ulteriori sviluppi e nuovi testi da leggere e commentare insieme.

Nota bene: in questi primi mesi di test, i messaggi pubblicati su betwyll (twyll) non appariranno anche su Twitter; se ti fa piacere, puoi in ogni caso svolgere il gioco con entrambi gli strumenti, pubblicando un tweet per ogni twyll.

Calendario

“Espero” è un componimento poetico lungo che abbiamo pensato di dividere in 6 giornate di riscrittura, secondo il calendario seguente: clicca sulla data della singola giornata per leggere il testo che riscriveremo insieme quel giorno.

  • 1. #Espero/01 | Venerdì 08.07.2016
    C’era una volta come mai,
    Così narran le fiabe,
    Una fanciulla senza pari,
    Di gran ceppo regale.

    Ed era unica ai parenti,
    Stupenda fra le belle,
    Com’è la Vergine fra i santi,
    La luna fra le stelle.

    Dall’ombra delle vôlte altere
    Il suo passo volge
    Alla finestra; appartata
    Lei l’espero attende.

    Guardava all’orizzonte come
    Sui mari sorge e splende,
    Sui sentieri ondeggianti
    Lui guida nere navi.

    Lo vede oggi, lo rivede,
    Così il desio affiora;
    Pur lui, mirandola da tanto,
    Di lei si innamora.

    Quando lei poggia sulle braccia,
    Sognando, le sue tempie,
    D’amor struggente si riempie
    Il cuore nonché l’alma.

    E quanto vivido s’infiammerà
    Suo raggio ogni sera,
    Sull’ombra cupa del palazzo,
    Che lei apparirà.

  • 2. #Espero/02 | Sabato 09.07.2016
    E a passo a passo dietro lei
    Lui filtra nelle stanze,
    Tessendo dei suoi freddi raggi
    Un laccio fiammeggiante.

    E quando si adagia al letto
    La figlia per dormire,
    Le sfiora il petto e le mani,
    Le chiude il dolce ciglio.

    E dallo specchio irraggiando
    Innonda il suo corpo,
    Gli occhi chiusi che palpitan,
    Il suo viso assorto.

    Lei lo guardava sorridente,
    Lui nello specchio avvampa,
    Giacché nel sogno l’inseguiva
    Per irretirvi l’alma.

    E lei nel sonno sospirando,
    Gli parla con gran pena:
    – Oh, tu signor delle mie notti,
    Perché non vieni? Vieni!

    Scendi da me, Espero lieve,
    Sui tuoi raggi slitta,
    Pervadi casa e pensiero,
    Rischiara la mia vita!

    Lui ascoltava abbrividendo,
    Più vivo s’accendea
    E come folgore piombava,
    Nel mare affondando;

    E l’acqua ove è caduto,
    In cerchie s’avvolge
    E dal profondo più occulto
    Un fiero giovin sorge.

    Al par di soglia varca lui
    Il davanzale, lieve,
    E tiene in mano un bordone
    Di canne coronato.

    Parea un giovin voivoda
    Con chiome d’oro molle,
    Un velo livido s’annoda
    Alle ignude spalle.

    E l’ombra del diafan volto
    È cereo candore –
    Un morto bello, dagli occhi
    Viventi di bagliore.

    – Dalla mia sfera venni appena,
    Risponderti al richiamo,
    Il cielo ho per mio padre,
    Per madre, ho il mare,

    Che nella tua stanza venga,
    Guardarti da vicino,
    Col mio azzurro sono sceso
    E nacqui dalle acque.

    Vieni tesoro senza pari,
    Il mondo abbandona;
    Io sono Espero dell’alto
    E tu mi sarai sposa.

    Là nei palazzi corallini,
    Per secoli di fila
    Il mondo dell’oceano, intero,
    Sarà per ubbidirti.

    – Sei bello come solo in sogno
    Un angelo si mostri,
    Ma io mai camminerò
    La via che invochi;

    Straniero il motto, il cospetto,
    Tu brilli senza fiato,
    Ché io son viva, tu sei morto,
    Il tuo occhio, ghiaccio.

  • 3. #Espero/03 | Domenica 10.07.2016
    Passò un giorno, pure tre
    Ed Espero di notte
    Sta risorgendo su di lei
    Raggiante di splendore.

    Onde di lui, nel suo sonno,
    Lei ebbe a ricordare;
    L’anelito le morde il cuor
    Per il signor dell’onde:

    – Scendi da me, Espero lieve
    Sui tuoi raggi slitta,
    Pervadi casa e pensiero,
    Rischiara la mia vita!

    Quando dal cielo la udì,
    Si spense di dolore,
    Il ciel si mette a rotear
    Dov’egli si disperde;

    Purpuree nell’aria fiammate
    Pervadon tutto il mondo,
    E dalle faglie del caos
    Si plasma un fiero volto;

    Sopra le sue nere chiome
    Il serto par che bruci,
    Lui giunge a volo in verità
    Flutto d’ardor solare.

    Dal nero velo si dispiegan
    Marmoree le braccia,
    Avanza assorto, triste, lui,
    E pallido in faccia,

    Sol gli occhi grandi e profondi
    Chimerici risplendon,
    Due aneliti mai sazi
    Di tenebre ricolmi.

    – Dalla mia sfera venni appena
    Per ubbidirti ancora,
    Il sole ho per mio padre,
    Per madre ho la notte;

    Vieni tesoro senza pari,
    E il mondo abbandona;
    Io sono Espero dell’alto
    E tu mi sarai sposa.

    Oh, alle tue bionde chiome
    Io appenda serti astrali,
    Perché nei miei cieli spunti
    Più fiera delle stelle.

    – Sei bello come solo in sogno
    Un demone si mostri,
    Ma io mai inseguirò
    La via che invochi!

    Dal tuo amor mi fanno male
    Del petto i precordi,
    I grandi occhi grevi angoscian,
    Il tuo sguardo arde.

    – Come vorresti ch’io scenda?
    Tu non hai mai compreso
    Che io sono oltre morte,
    Mentre tu sei terrena?

    – Non cerco apposite parole,
    Né so come spiegarmi –
    Benché tu parli chiaramente,
    Non posso indovinarti;

    Ma se tu vuoi fedele e leale
    Io t’abbia sempre caro,
    In terra scendi a trovarmi,
    Sii come me, mortale.

    – Mi chiedi l’immortalità
    In cambio di un bacio.
    Eppure voglio che tu sappia
    Quanto io possa amarti;

    Sì, nascerò con il peccato,
    Subendo un’altra legge;
    Sono legato all’eterno,
    Slegato voglio esser.

    E se ne va… Se ne andò,
    L’amor per la fanciulla,
    Dall’orbita del ciel lo sradicò,
    Parecchio tempo spento.

  • 4. #Espero/04 | Lunedì 11.07.2016
    In questo mentre, Cătălin,
    Infante assai furbo,
    Che empie i calici di vino
    Degli ospiti al convivio,

    Paggio che porta zitto zitto
    Lo strascico regale,
    Abbandonato trovatello,
    Ma dallo sguardo ardito,

    Con due gote, l’imbroglione,
    Peonie vermiglie,
    Lui si insinua furtivo
    Spiando Cătălina.

    – Oh, come bella mi sbocciò!
    E altera! Dà nel cuore;
    Sù Catălin, tocca a te
    Metterti alla ventura.

    E dolcemente, di passaggio
    La prese in un angol;
    – Che vuoi, sta’ buono, Cătălin,
    Mah, bada ai fatti tuoi!

    – Che voglio? Tu non stia più
    Soprappensiero sempre,
    E rida invece e mi dia
    Un bacio, solo uno.

    – Non so neppure che mi chiedi,
    Lasciami con la sorte –
    Oh, per il sommo Espero,
    Mi colse un duol di morte.

    – Se non lo sai, t’insegnerei
    L’amore a poco a poco,
    Ma non sdegnarti, ci vorrebbe
    Del bello e del buono.

    Qual cacciator che mette il laccio
    Nel bosco all’uccello,
    Allorché un braccio porgerò,
    Tu cingimi col braccio;

    E i tuoi occhi stiano fermi
    Nei miei occhi, intenti…
    Se per la vita t’alzerò,
    Sollevati sui piedi;

    Quando ripiego il mio volto,
    In alto il tuo ferma,
    Ci guarderemo con l’ardore
    D’eterna passione.

    E che l’amore pienamente
    Ti sia rivelato,
    Quando baciandoti m’inclino,
    Rispondimi con baci.

    Lei dava ascolto al garzone,
    Stupita e distratta;
    E vereconda e carina,
    Non vuole eppur si lascia,

    Poi sottovoce: – Sin da bambino
    Ti sapevo, lo stesso sei
    Pettegolo e perdigiorno,
    Saresti un par mio…

    Ma Espero, emerso da
    La quiete dell’oblio,
    Dà orizzonte sconfinato
    All’eremo marino.

    E di nascosto abbasso gli occhi,
    Ché il pianto me li affoga,
    Quando le onde lo inseguon
    Verso di lui scorrendo;

    Risplende d’ineffabile amore,
    Per spegnere il mio duolo,
    Solo che sempre più s’innalza.
    Ché giungerlo non possa.

    Pervadon tristi i freddi raggi
    Dal mondo oltreumano,
    Per sempre l’amerò ma sempre
    Se ne terrà lontano…

    Sicché i miei giorni sono
    Deserti come lande,
    Le notti invece – fascino divino –
    Che non posso intender.

    – Tu sei ingenua e come…
    Sù, scappiam pel mondo!
    Di noi le tracce andranno perse
    E ci oblieranno.

    Saremo tutt’e due bravi,
    Saremo lieti e salvi;
    Non più rimpiangerai parenti
    Né astri sognerai.

  • 5. #Espero/05 | Martedì 12.07.2016
    Si mosse Espero. Ai cieli
    Sue ali aggrandivan,
    Correvan vie di milenni
    In altrettanti istanti.

    Un ciel di stelle al di sotto,
    Di sopra un ciel di stelle –
    Sembrava fulmine incessante
    Fra d’esse tumultuando.

    Dal cupo caos dei burroni
    A sé intorno in giro
    Vedea, come al primo giorno,
    Le luci scaturire;

    E scaturendo lo avvolgon
    Come dei mari, a nuoto…
    Lui vola, spirito che anela
    Finché scompare tutto;

    Ché dove giunge non c’è fine,
    Né occhio che conosca,
    Invano il tempo si ingegna
    Di nascere dal vuoto.

    Non vi è nulla, pure c’è
    La sete che l’assorbe
    Nel fondo cupo che pareggia
    L’oblio della morte.

    – Dal peso del brumoso eterno,
    Scioglimi Padre Sacro,
    Ti sia il nome lode eterna
    Per tutto il creato;

    Chiedimi, Padre, ogni prezzo,
    Ma dammi un’altra sorte,
    Giacché tu sei fonte di vita,
    Dispensator di morte;

    Toglimi il nimbo immortale
    E il fuoco degli sguardi
    E dammi in cambio di tutto
    Un attimo d’amore…

    Dal caos sono nato –, Padre,
    Ritornerei nel caos…
    Sono il figlio della quiete,
    Anelo per la quiete…

    – Iperione, tu dall’abisso
    Spunti coll’universo,
    Non chieder segni e miracoli
    Che non han nome e viso;

    Tu vuoi valere quant’un uomo,
    Rassomigliarti a loro?
    Periscan gli umani tutti,
    Ne nasceranno ancora.

    Solo nel vento essi plasmano
    Deserti ideali –
    Quand’onde trovano una tomba,
    Addietro spuntano onde;

    Essi han solo le lor stelle,
    Di buona e mala sorte,
    Noi oltre tempo oltre spazio
    Siamo oltre morte.

    Del grembo dell’eterno ieri
    Vive l’oggi che muore,
    Un sole se si spegne in ciel,
    Ancor s’accende sole.

    Di sorgere per sempre illuso,
    Morte l’incalza e pasce,
    Ché tutti nascon per morire
    E muoion per rinascer.

    Ma tu, Iperione, duri
    Dovunque tramonti…
    Chiedimi altro – i primordi,
    Offrirti la saggezza?

    Vuoi ch’io dia a quella bocca,
    Tal voce che il canto
    Rimuova i monti e le selve
    E l’isole del mare?

    Vuoi forse compiere coi fatti
    Giustizia e valore?
    Il mondo a pezzi ti darei
    A farne il tuo regno.

    Ti do velieri e velieri,
    Eserciti a percorrer
    In lungo e in largo l’orbe,
    Ma morte non consento…

    Per chi vuoi tu morire, sai?
    Rivolgiti e torna
    A quella terra errabonda:
    Vedrai ciò che t’attende.

  • 6. #Espero/06 | Mercoledì 13.07.2016
    Al suo posto destinato
    Risale Iperione
    E come tutti i giorni d’ieri,
    Riversa la sua luce.

    Giacché la sera è al tramonto,
    La notte sta calando;
    La luna sorge piano piano
    Tremante, dalle onde

    E inargenta di faville
    Di fratte i sentieri.
    Sotto il filar di alti tigli
    Due giovani sedean.

    – Accogli la mia fronte al seno,
    Amore, a riposare,
    Ai raggi del sereno occhio
    Inenarrabil dolce;

    Col fascino del freddo lume
    Pervadi i miei pensieri,
    Eterna quiete spandi su
    La notte di tormenti.

    Del tuo raggio vegliami
    A spegnere il mio duolo,
    Ché il mio primo amore sei
    E l’ultimo mio sogno.

    Dall’alto Espero scrutava
    Quant’eran trasognati;
    Appena lui cingea il suo collo,
    Che lei lo abbracciava…

    Odorano argentini fiori,
    Cadono, dolce pioggia,
    Sui capi di quei pargoli
    Con bionde lunghe chiome.

    Ebbra d’amore, lei innalza
    I suoi occhi. Vede
    Il suo Espero. Dimessa,
    Gli affida i desii:

    – Scendi da me, Espero lieve,
    Sul tuo raggio alto,
    Pervadi il bosco, il pensiero.
    Rischiara il mio fato!

    Lui tremola com’altre volte
    Sui boschi e sui colli,
    Guidando solitudini
    Di tumultuose onde.

    Ma più non piomba come allora
    Nei mari dagli alti:
    – Che importa a te, volto di polve,
    Se fossi io od altri,

    Vivendo nell’angusto cerchio
    Vi fa da scorta il fato,
    Mentre nel mio mondo sono
    Eterno freddo alto.

Chi può partecipare

Il gioco è aperto indistintamente a tutti i lettori che desiderano cimentarsi con il testo di Mihai Eminescu e/o sperimentare la webapp betwyll in versione beta.

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