I paradigmi del social reading applicati alla didattica accademica: dal 20 febbraio al 31 marzo leggiamo e commentiamo su Betwyll “Un anno sull’altipiano” di Emilio Lussu con gli studenti dell’università di Gent. Alla professoressa Mara Santi, che ha proposto loro il progetto, abbiamo chiesto di raccontarcene genesi e obiettivi.
Social reading, tra didattica accademica e comunicazione culturale
Dal 20 febbraio al 31 marzo insieme agli studenti dell’Università di Gent leggeremo e commenteremo “Un anno sull’Altipiano” di Emilio Lussu utilizzando Betwyll. Com’è nata l’idea di affrontare un classico della letteratura italiana applicando i paradigmi del social reading alla didattica universitaria?
Da un lato c’è una ragione pratica, dall’altro una ragione più legata al modo in cui concepisco e voglio fare didattica.
Dal lato pratico, c’è l’incontro con Hans Caron, che mi ha parlato di TwLetteratura in occasione di alcune attività culturali che si svolgono qui a Gent. Pur non essendo io un utente di Twitter, l’idea della twitteratura e del social reading mi ha entusiasmata e ho pensato che forse avremmo potuto realizzare insieme qualche attività interessante.
Dall’altro lato, i media digitali sono parte della mia formazione poiché ho frequentato un Master post laurea in Media Science and Technology a Pavia e sono stata project manager per diverse software house per circa tre anni, prima di lasciare l’Italia per dedicarmi solo alla carriera accademica. A questo mio interesse pregresso si associa l’intenzione di collegare alla didattica accademica della letteratura una riflessione sulla comunicazione culturale nei media digitali. Ai miei studenti dell’ultimo anno, per esempio, chiedo di scrivere recensioni letterarie da pubblicare su un blog e su una rivista locale. Gli studenti con cui svilupperò l’esperimento di social reading sono del secondo anno, di conseguenza, da studenti di lingua straniera ancora alle prime armi, non hanno un controllo della lingua e della materia che gli consenta produrre testi critico-divulgativi estesi. La possibilità di combinare un testo letterario con le caratteristiche di Twitter (brevità del messaggio e pervasività del mezzo) mi è sembrata quindi un’ottima soluzione per porre anche gli studenti dei primi anni a confronto con la comunicazione culturale nei media digitali.
E poi c’è il metodo. Il metodo TwLetteratura mi è sembrato saldo, ben pensato. Ideato da persone che hanno a cuore la comunicazione, la letteratura e i social media. Non è Twitter che mi interessa, ma TwLetteratura. Non il mezzo in quanto tale, ma la comunità che si appoggia a Twitter e lo usa in modo particolare attraverso TwLetteratura.
Quali sono gli obiettivi didattici specifici che il progetto #LussuUGent si propone, in particolare rispetto all’insegnamento della letteratura in lingua straniera? Nell’applicazione del metodo TwLetteratura gli studenti dovranno seguire indicazioni particolari?
Un primo obiettivo è legato alla lingua. Io non insegno lingua, ma letteratura. Tuttavia, è evidente che per lo studio della letteratura occorre continuare a esercitare la competenza linguistica così come occorre estenderla rispetto al lessico della disciplina. La redazione dei tweet non solo richiede da parte degli studenti attenzione alla grammatica (che deve sempre essere corretta) ma richiede anche attenzione al contesto comunicativo, che è quello di una vera e propria discussione, quindi assai meno passivo ed anonimo di un semplice esercizio di lingua. Gli studenti, inoltre, in questo modo dovrebbero sviluppare maggiore confidenza con il lessico specifico legato allo studio della letteratura.
Il formato specifico di Twitter, infatti, permette di coltivare la capacità di sintesi e spero ciò costringa gli studenti a produttive riflessioni sulla propria accuratezza ed efficacia espressiva. Non dobbiamo dimenticare che gli studenti vengono valutati per ciò che scrivono, ossia la valutazione è sia contenutistica che linguistica. Di conseguenza ci si aspetta che siano incentivati a riflettere con attenzione sul romanzo dovendone cogliere le sfumature, capitolo per capitolo, in pochi tratti. Al progresso nella competenza linguistica – sia complessiva sia specifica del settore di studio – mi auguro quindi si associ anche un progresso nella capacità di ragionare sul testo letterario.
Un ulteriore obiettivo è quello dell’interazione. Una delle conseguenze degli studi letterari spesso e volentieri è l’isolamento. Noi ricercatori lavoriamo frequentemente da soli, così come spesso gli studenti leggono libri e saggi da soli e da soli vengono a fare gli esami, anche se parlare di un libro è il modo migliore per comprenderlo, ed è quello che io consiglio sempre di fare. Con la dinamica di Twitter obbligo gli studenti a interagire e a capire che il rapporto col testo non può finire sul testo ma deve avere un passaggio all’esterno: non si tratta di una comunicazione a due, ma di una comunicazione tra me, il testo e il mondo.
La scelta di Lussu e di “Un anno sull’altipiano”
Nel 2014, in occasione del centenario della Grande Guerra, avevamo proposto alla community di TwLetteratura di riflettere su alcuni nodi cruciali della nostra storia nazionale proprio a partire da Un anno sull’Altipiano, testo scelto da un lato per il suo valore letterario assoluto e dall’altro per la sua marcata antiretorica. La sua scelta da quali motivazioni è stata orientata?
Ho scelto Un anno sull’altipiano perché lo tratto a lezione. Nel mio corso propongo una carrellata sulle rappresentazioni letterarie di quei momenti storici o di quelle condizioni in cui il cittadino di una nazione è costretto a riflettere sul suo essere cittadino e talvolta a prendere decisioni che determinano la sua relazione con la collettività nazionale. In sostanza, il corso si interroga sui modi in cui la letteratura, e più in particolare la narrativa, contribuisce alla formazione dell’identità collettiva di una nazione.
Tra gli altri, tratto il caso degli scrittori volontari di guerra, D’Annunzio e Lussu, in particolare, che sono esempi perfetti di intellettuali che decidono di aderire alla guerra e la combattono sino in fondo senza pentimento. Non c’è una pagina in cui Lussu dica che la guerra è in sé sbagliata: dice che è fatta male, che è combattuta male, ma dice esplicitamente che non è un errore combatterla. Il film Uomini contro, invece, che al libro di Lussu si ispira e che vedremo durante il corso, ribalta questo concetto e fa passare la storia narrata da Lussu come una storia contro la guerra. Il passaggio dal libro al film è il passaggio del Novecento italiano: dall’intellettuale favorevole alla guerra all’intellettuale che poi la rifiuta. Si tratta di un passaggio molto importante secondo me, su cui spesso credo ci siano dei fraintendimenti e su cui volentieri rifletto con i miei studenti.
Il social reading per la produzione e la condivisione di contenuti culturali
Da docente di letteratura italiana all’estero, quali sono secondo lei le potenzialità dei social media come strumenti didattici per le discipline umanistiche, da un lato, e come spazi di produzione e condivisione di contenuti culturali, dall’altro?
Le potenzialità dei social media in ambito didattico, come ho sottolineato nelle altre risposte, sono ampie, anche perchè ogni volta che si applica un nuovo metodo o strumento al testo, rispettandolo, accade sempre qualcosa di sorprendente e quindi utile. Inoltre i social media sono strumenti che dovrebbero risultare familiari agli studenti. Utilizzandoli nella didattica, metto gli studenti nella condizione di sentirsi a proprio agio: quando chiedo loro di scrivere un paper li metto di fronte a una forma di comunicazione di cui devono ancora apprendere tutto o quasi, perché spesso non ne hanno mai prodotto uno prima. Con i social annullo la difficoltà che loro possono trovare nel rapportarsi a uno strumento ignoto: il paper è un oggetto ignoto, il social è un oggetto noto che rende il lavoro concettuale più facile.
Sulla condivisione e produzione di contenuti culturali sono molto d’accordo. I social media sviluppano occasioni di condivisione, è la loro finalità. Il limite è dato dal rumore di fondo e dalla sopravvivenza del messaggio. Un ambiente limitato e circoscrivibile come quello offerto da Betwyll isola la conversazione dal rumore di fondo e consente di non perdere quello che Twitter tende a lasciar svanire. Quindi è molto utile per sviluppare la comunicazione e la riflessione. Devo ancora capire come far sì che tutto questo rimanga a galleggiare, in modo che i miei studenti possano sempre ritrovare e rinnovare non solo il gesto ma anche il contenuto della riflessione sul romanzo. Ho letto dei tweet dei vostri giochi che dovrebbero essere conservati a futura memoria: sono delle perle, è un peccato che si perdano.
Mara Santi è professore associato di letteratura Italiana presso l’università di Gent dove lavora dal 2008, dopo aver collaborato con le università di Basilea (2002-2005) e di Zurigo (2005-2008). Si è laureata e addottorata all’università di Pavia con una tesi sul Notturno di Gabriele D’Annunzio. Si occupa di narrativa italiana moderna e contemporanea, narratologia, filologia e teoria della narrativa breve seriale e in raccolta. In passato la sua attività di ricerca si è concentrata su autori che hanno fortemente inciso sulla cultura italiana tra XIX e XX secolo, in particolare Gabriele D’Annunzio e Italo Svevo.