All’università di Harvard continuano le sperimentazioni didattiche su Betwyll: Giorgia Corti ci racconta l’esperienza di social reading proposta ai suoi studenti di italiano.
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Come hai conosciuto i progetti di Betwyll basati sul metodo TwLetteratura e che cosa ti ha spinto a provare a creare sulla app un progetto dedicato solo ai tuoi studenti?
Ho conosciuto Betwyll grazie a una collega (Chiara Trebaiocchi) che aveva sperimentato il metodo con i suoi studenti. La scelta di creare un progetto dedicato solo alla mia classe è stata dettata dalle esigenze del sillabo – dovevo utilizzare la piattaforma per il commento di Io non ho paura di Niccolò Ammaniti – ma soprattutto dalla necessità di un ambiente protetto in cui gli studenti potessero esprimersi con lo stesso agio con cui intervengono in un’abituale lezione di italiano.
Dall’Italia, pensiamo ai giovani americani come totalmente immersi nelle dinamiche dei social network. Come hanno reagito i tuoi studenti davanti a Betwyll: gli è piaciuto o hanno avuto problemi nell’utilizzo?
La risposta degli studenti è stata del tutto positiva, in particolare hanno trovato piacevole la possibilità di leggere i pensieri dei compagni e le loro riscritture del testo – alla fine del progetto era chiaro come tutti avessero un loro stile caratteristico –, ma hanno anche apprezzato la facilità con cui si poteva accedere alla piattaforma, scrivere twyll e inviare feedback. Come insegnante, ho particolarmente apprezzato l’interfaccia di Betwyll: la pagina d’apertura ricca di spazi bianchi, come pure l’impiego di icone e di codici cromatici permettono allo studente non madrelingua di orientarsi senza difficoltà. Non abbiamo avuto alcun problema nell’utilizzo di Betwyll, ma ci auguriamo che in futuro sia possibile scaricare l’app anche su pc.
Hai utilizzato Betwyll per un corso dedicato alla letteratura italiana contemporanea: su quali aspetti del testo ti sei concentrata maggiormente? Per quali aspetti pedagogici ritieni Betwyll particolarmente valido?
Il corso in cui ho inserito il progetto Betwyll ha come obiettivo principale quello di costruire una solida abilità nella lettura di testi letterari, per questo motivo l’aspetto che mi interessava esercitare era primariamente l’analisi del testo. Le indicazioni fornite per la riscrittura spaziavano dall’uso di particolari stili narrativi – come quello fiabesco e quello tipico del racconto giallo – alla manipolazione del testo secondo diversi punti di vista o variazioni di elementi dell’intreccio.
Trattandosi di un corso di lingua italiana, non sono mancati twyll focalizzati sull’uso delle strutture e sull’ampliamento del lessico. Credo che Betwyll sia un progetto molto valido perché impegna gli studenti in uno sforzo che è sì di sintesi ma anche di accuratezza grammaticale e ricerca stilistica con esiti che, talvolta, si avvicinano alla poesia. Io stessa, partecipando al gioco insieme agli studenti, ho sperimentato la difficoltà di misurare l’essenzialità (e la lunghezza) di ogni singola parola in modo da comunicare un messaggio completo e corretto.
Utilizzeresti ancora Betwyll in futuro? Proveresti anche a coinvolgere colleghi e/o a proporre un progetto aperto, per tutta la comunità di Betwyll?
Certamente! Scrivere twyll è stato piacevole e ha arricchito la mia offerta didattica. In futuro, non escludo la possibilità di proporre un progetto aperto a tutta la comunità di Betwyll, magari insieme agli studenti di una classe di italiano. Per loro sarebbe senz’altro una preziosa occasione per interagire con parlanti madrelingua.
Photo credit: Nathan Forget
Giorgia Corti insegna corsi di Lingua italiana come Teaching Assistant nel Department of Romance Languages and Literatures di Harvard. Laureata all’Università di Parma, abilitata all’insegnamento delle materie letterarie nei licei presso l’Università di Bologna, ha lavorato come insegnante di Italiano L2 nelle province di Parma, Reggio Emilia e Padova. Il progetto #iononhopaura è stato proposto nell’ambito del corso Ital 20 – Intermediate Italian: Romance! Mystery? Noir.