#TwContare, il progetto di social reading ideato da Stefania Bassi e dedicato al film Il diritto di contare, si è da poco concluso. Oggi intervistiamo le tre professoresse che l’hanno aiutata nella progettazione e che ci sveleranno un piccolo segreto.
#TwContare è stato un progetto didattico in Creative Commons con il metodo TwLetteratura, ideato da Stefania Bassi e pensato per avvicinare tante studentesse alle materie STEM in occasione del Mese delle STEM, un’iniziativa lanciata nel 2016 dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca in collaborazione con il Dipartimento per le pari opportunità.
Dall’8 al 23 marzo abbiamo giocato insieme su Twitter e Betwyll con il film Il diritto di contare di Theodore Melfi. Oggi intervistiamo le tre professoresse Claudia Crescente, Mariangela Redaelli e Paola Lisimberti, che hanno coadiuvato Stefania Bassi nella realizzazione. E che ci sveleranno un segreto a proposito di @TwDorothyV, @TwMaryJ e @TwKatherineJ.

Come è nata l’idea del progetto #TwContare e come avete partecipato alla sua ideazione? In particolare, perché un film: aggiunge qualcosa alla narrazione scritta o era soprattutto voglia di sperimentare?
Claudia Crescente: Sono stata coinvolta nel progetto #TwContare da Stefania e mi è subito sembrata una grande idea: suggerisco spesso ai miei studenti dei film (attinenti o no alle tematiche che trattiamo in classe) ma questo mi era sfuggito e invece era particolarmente significativo per il tipo di scuola in cui insegno (un liceo scientifico) e per l’utenza a cui rivolgerlo (una classe in cui la componente femminile è significativa). Il film secondo me rappresenta una valida alternativa alla narrazione scritta (non la sostituisce, è semplicemente un’altra cosa): vedi i tuoi protagonisti in carne ed ossa, ne senti le voci, te ne innamori.
Mariangela Redaelli: Durante le vacanze di Natale, Stefania Bassi mi ha interpellata per sondare la mia disponibilità rispetto a un progetto da lanciare per il mese delle STEM. La proposta rientrava nella ricchezza dell’offerta che caratterizza la community, ma aveva in sé il sapore della novità: lavorare a partire dalla visione di un film, anziché da un libro come era nella tradizione. Da subito non ho avuto alcuna perplessità, in quanto includere i film negli strumenti che ritengo più adeguati per lo studio, la conoscenza e lo sviluppo di riflessioni critiche personali da parte dei ragazzi fa parte della mia didattica e del mio stile. Semmai mi faceva pensare il fatto che i miei alunni sarebbero stati più giovani rispetto agli altri partecipanti, provenienti da scuole superiori. La consapevolezza, però, che questo potesse costituire un ulteriore stimolo di crescita per i miei ragazzi, che ormai guardano al loro prossimo cammino scolastico, mi ha presto convinta della bontà dell’iniziativa. La scelta del film, come ho già detto, non ritengo sia un ripiego rispetto alla narrazione scritta, ma un differente strumento che è importante affiancare al testo scritto proprio perché completa e arricchisce il testo grazie alle immagini, alla colonna sonora, alle battute dei personaggi, al coinvolgimento anche emotivo che riesce a creare. Là dove di un film esiste anche la narrazione scritta, diventa interessante operare dei confronti rispetto alle diverse modalità di espressione.
Paola Lisimberti: Ho conosciuto Stefania Bassi in occasione di un evento al MIUR dedicato al Social Media Education. L’entusiasmo di Stefania è contagioso: quando mi ha proposto di partecipare al progetto #TwContare per il mese delle STEM ho subito accettato. Avevo già partecipato con una classe a un percorso di TwLetteratura, ma leggere un film anziché un testo è stata una proposta molto stimolante. In primo luogo perché nella scuola non sempre trova lo spazio giusto l’educazione al linguaggio del cinema. In secondo luogo, il film proposto è strepitoso e gli studenti della classe che ha partecipato al progetto lo conoscevano già per averlo visto durante un’assemblea di Istituto lo scorso anno. Devo dire che è stata la voglia di sperimentare a guidarmi, come sempre del resto. Dico spesso che “la didattica è ricerca, non ricetta” e il nostro sapere didattico, di insegnanti che quotidianamente si impegnano nelle classi, si arricchisce proprio dalla condivisione delle nostre esperienze con quelle degli altri. Lavorare con colleghe di altre scuole d’Italia ha rappresentato per me uno stimolo forte a partecipare.

#TwContare si è svolto su Twitter e anche su Betwyll. Per quelle di voi che hanno sperimentato entrambi i social, quali differenze avete notato? Come li hanno utilizzati i vostri studenti?
Claudia Crescente: Ho purtroppo usato poco Betwyll, ma ho visto che il suo impiego, la sua vocazione è essenzialmente diversa da Twitter: con Betwyll si può ricreare l’atmosfera protetta e “concentrata” di un’aula, non ci sono le distrazioni e i rumori di fondo di Twitter, che invece si presta bene a un tipo di condivisione più ampio e libero. Poter inserire delle immagini come allegato dei twyll potrebbe essere uno sviluppo prossimo? I miei studenti hanno sperimentato la app: se sulle prime sono rimasti un po’ spiazzati dalla pulizia dell’ambiente, poi in realtà hanno riconosciuto il valore della chiarezza e della facilità nell’uso dello strumento.
Mariangela Readaelli: Nonostante le mie buone intenzioni, non mi è stato possibile lavorare sulla piattaforma, innanzitutto perché star dietro all’account di un personaggio e gestire due classi su Twitter è stato un impegno consistente in un periodo in cui la vita scolastica era ricca già di suo.
Paola Lisimberti: Non conoscevo Betwyll, ma ho scaricato l’app, seguita a ruota da una studentessa. Lo abbiamo usato poco rispetto a Twitter, ma ho potuto apprezzare alcune caratteristiche che ne aiuterebbero l’accesso in classe. Con Betwyll si entra in un contesto che, pur digitale, facilita la concentrazione dell’utente (approccio fondamentale per la scrittura). L’interfaccia elegante non presenta le consuete distrazioni di quegli schermi ai quali gli studenti sono abituati. Non saprei pensare a un ambiente migliore per educare all’uso del digitale in aula.

Per #TwContare, ognuna di voi ha gestito, con le sue studentesse, uno degli account ufficiali delle tre protagoniste del film: è giunto il momento di svelarsi, non credete? Ci raccontate com’è andata la gestione di questi account e se le studentesse l’hanno vissuta in modo diverso rispetto al gestire un account personale?
Claudia Crescente: Sì, sveliamoci! Scherzo! Le mie studentesse sulle prime erano un po’ intimorite dal ruolo, ma poi ci hanno preso gusto e hanno interpretato Mary in maniera molto personale, mettendo in evidenza, secondo me, le caratteristiche del personaggio (il coraggio, ma anche la sfrontatezza, la seduzione, l’intelligenza, la complicità). Per assicurarmi che non ci fossero sbavature nelle pubblicazioni mi facevo mandare via WhatsApp lo screenshot del tweet a cui rispondere e della loro ipotetica risposta, davo l’OK e via. Purtroppo abbiamo visto che non era possibile entrare su Betwyll con l’account dei diversi personaggi… Anche l’esperienza con il protagonista maschile è stata interessante: i ragazzi si sono alternati giornalmente, con lo stesso metodo e hanno animato @TwAlHarrison forse in maniera un po’ più prudente, quasi timorosa: credo però che questo dipenda dal fatto che almeno in questa mia classe i ragazzi hanno molto meno confidenza con i social rispetto alle loro compagne.
Mariangela Redaelli: Questa era la novità! I miei ragazzi di terza media avevano già partecipato a numerose proposte di TwLetteratura e sempre con interesse. Questa volta, però, la proposta si rivolgeva in particolare alle ragazze e si richiedeva loro di entrare in un personaggio, pensare come lui, provare emozioni, sensazioni, reazioni. Misurare il proprio essere con quello di una delle tre protagoniste. Tra l’altro gestire SEGRETAMENTE l’account, senza rivelare a nessuno questo ruolo, ha aggiunto quel “non so che”: c’era un’altra classe della scuola che partecipava al progetto sotto la mia guida, ma ci eravamo raccomandati di mantenere anche con loro il massimo riserbo. Il nostro personaggio era Katherine. Ci siamo accorti di quante sfaccettature presentava la personalità di questa donna straordinaria, di una competenza matematica geniale ma anche di una semplicità e umiltà straordinarie. Mai una volta in lei ha avuto il sopravvento la voglia di affermazione personale, tutto era sempre e solo un mettere le sue doti a disposizione del bene comune. Mai ha avuto una reazione di opposizione rispetto a ciò che la circondava, pur sempre nella consapevolezza del suo valore, non facile da trovare in altri. Devo dire che gestire questo account è stata una lezione di vita! Le ragazze hanno ricevuto e cercato di trasmettere ai compagni e ai partecipanti gli insegnamenti di cui questa donna era portatrice. Le mie alunne mi hanno confessato che non è stato semplice: normalmente la produzione di tweet si limita a una sintesi, un commento, una citazione, una riflessione personale; in questo caso lo sforzo era innanzitutto quello di studiare il personaggio ed entrare dentro di lui, rispettandolo.
Paola Lisimberti: Noi siamo Dorothy! Ed è stato così che abbiamo partecipato, pensando a lei, cosa avrebbe fatto, come avrebbe risposto, le espressioni parlanti del suo volto. Una classe a prevalente presenza femminile ha accolto con entusiasmo la sfida, ma i ragazzi non sono stati a guardare e hanno animato il profilo della classe. I tempi della didattica sono stati organizzati insieme: tra verifiche e spiegazioni, abbiamo inserito la visione del film e la scrittura dei tweet (che saranno raccolti e riletti da me per una valutazione, cosa che non ha generato troppo entusiasmo). La classe coinvolta, la terza C del Liceo Scientifico, segue il Nuovo Ordinamento, ma ci sono studentesse appassionate di programmazione, quindi si è creata una bella sintonia con il personaggio di Dorothy.
Lo scopo di #TwContare era quello di avvicinare le studentesse alle materie STEM. Quale credete sia stato il risultato maggiore che avete ottenuto, sotto questo profilo? Immedesimarsi tramite una lettura partecipata, come avvenuto su Twitter e Betwyll, è diverso dal semplice studio o analisi di un problema che richiede di trovare una soluzione?
Claudia Crescente: Sicuramente il grado di coinvolgimento in un’attività del genere è maggiore rispetto anche a quello raggiunto da una discussione – se pur accesa – in classe. Gli studenti hanno “rivissuto” le situazioni e dovendo esprimersi sui social si sono immedesimati nei protagonisti delle vicende. In più grazie alla mia collega di storia, Elvira Valleri, che studia da anni la storia delle donne, hanno avuto la possibilità di approfondire dal punto di vista storico e sociale la vicenda emblematica raccontata da film. Sono convinta che le ragazze abbiano ora uno stimolo in più per realizzare i loro sogni (che, trattandosi di studentesse di un liceo scientifico, sono molto legati a professioni STEM).
Mariangela Redaelli: L’opportunità offerta da questo progetto è stata valida anche sotto questo aspetto: capire meglio cosa sono le STEM. Più in generale, dare valore a ciò che si studia. Un’obiezione che spesso ci si sente rivolgere dai ragazzi è “a cosa mi serve quello che studio?”. Vedere nel film competenze specifiche concretamente usate per il raggiungimento di obiettivi ha contribuito a dare sicuramente un senso allo studio di tutti i giorni, nel caso specifico delle materie scientifiche. I miei studenti hanno imparato a distinguere meglio la specificità della matematica rispetto alla programmazione o all’ingegneria. Hanno capito quanto quel coding, a cui tante volte ci siamo accostati in altri momenti, sia importante. Da questo lavoro ha tratto giovamento anche lo studio della storia: abbiamo inserito il film nel periodo della Guerra Fredda di cui ci ha dato un valido spaccato, abbiamo conosciuto la figura di M.L. King e delle conquiste dei diritti dell’uomo, abbiamo affrontato il cammino per raggiungere la parità tra uomo e donna nella nostra società. Anche il presente è stato chiamato in causa; una ragazzina di colore, presente nella classe e che ha gestito l’account con le compagne, ha rivisto in Katherine i problemi che anche lei ha dovuto affrontare; l’esperienza della protagonista del film che emerge nonostante le numerose avversità è un invito a costruire relazioni di rispetto per gli uni e a puntare sul miglioramento delle proprie qualità per gli altri.
Paola Lisimberti: Il film è un generatore di emozioni. E le emozioni sono un veicolo potente dell’apprendimento. Questo percorso ha impegnato attivamente le studentesse attraverso la scrittura del tweet e questa operazione di “traduzione” del film in parole ha permesso loro di entrare nelle dinamiche interne della Storia, che in questo caso è anche la macrostoria della sfida USA-URSS. La lettura e la scrittura partecipate e collettive hanno consentito alle ragazze di fare squadra: dalla finzione filmica alla realtà della classe, lavorare insieme per il raggiungimento dell’obiettivo è la testimonianza che Katherine, Mary e Dorothy hanno lasciato alle nostre studentesse. E anche ai nostri studenti.
Mariangela Redaelli: sposata e con due splendide figlie. Laureata in Filologia Italiana, sceglie l’insegnamento ed è attualmente docente di Lettere nella scuola secondaria di primo grado “Filippo Turati” di Cantù (Como), dopo una più che ventennale esperienza nei Licei. Innamorata della vita e della famiglia, crede nella scuola come veicolo educativo e ritiene che il docente debba trasmettere il sapere, ma non possa rinunciare all’aspetto formativo della sua professione. Convinta che il segreto del buon insegnamento sia la passione: “appassionarsi per appassionare” perché tutto passa attraverso la relazione con l’altro e mettendo in gioco se stessi l’altro incontra la persona che è in noi e si diventa credibili. Legata alle tradizioni, ma aperta alle novità, ha abbracciato con entusiasmo l’esperienza di Twitteratura, proponendola ai propri alunni, nella ricerca continua di una didattica innovativa e sempre più stimolante. Ha partecipato a #TwContare con le sue classi II D e III D.
Paola Lisimberti: Ho il privilegio di insegnare, ormai dal secolo scorso. Uno studente mi ha detto: “Lei sa mettersi in gioco”, non saprei ricordare complimento migliore. Mi piace comunicare e sperimentare con gli studenti, scoprire talenti, ascoltare e risolvere problemi. Ho arricchito la mia professionalità con letture ed esperienze come la progettazione PON FSE e FESR e la formazione degli adulti. Sono stata Digital Champion ed ora sono Animatore Digitale: credo nel cambiamento e la modernità non mi fa paura. Ha partecipato a #TwContare con la classe III C del Liceo Scientifico “Ludovico Pepe” di Ostuni (Brindisi).
Claudia Crescente: è professoressa di materie letterarie e latino al Liceo Scientifico “Niccolò Rodorico” di Firenze. Nel 2017 ha partecipato al progetto #ioleggoperché2017 insieme a TwLetteratura. Ha partecipato a #TwContare con la sua classe V A.
Vuoi sapere di più su TwLetteratura? Iscriviti alla newsletter e scarica Betwyll, la app di TwLetteratura da App Store o Google Play.