Paola Lisimberti è una delle tante insegnanti che sperimentano il metodo TwLetteratura in classe. Il 5 giugno a #FuturaBrindisi ha coinvolto alcuni colleghi in un workshop per far scoprire loro le potenzialità didattiche di Betwyll.
Hai scoperto il metodo TwLetteratura partecipando attivamente a diversi progetti, tra cui #TwContare (dedicato al mese delle STEM). Ci puoi raccontare come hai aderito e, soprattutto, come hai “fatto aderire” i tuoi studenti? Hai avuto bisogno di un particolare incentivo oppure l’uso dei social li rendeva già ben disposti?
Ho scoperto il metodo TwLetteratura con il progetto #MattiaTw lo scorso anno. Mi ha conquistata subito per originalità, sostenibilità, duttilità: originale in quanto propone un approccio diverso alla lettura; sostenibile perché perfettamente integrabile nelle programmazioni di italiano; duttile perché può essere declinato in diversi contesti classe. Quest’anno ho partecipato, con maggiore consapevolezza, al progetto proposto da Stefania Bassi – #TwContare – che presentava la grande novità di lavorare sul film Il diritto di contare. Ho aderito proprio per sperimentare la “lettura” del film: nella scuola italiana non ha ancora trovato posto una adeguata educazione al linguaggio del cinema (lo stesso possiamo dire per il fumetto e per la musica). L’ho proposto a una classe terza composta da 14 ragazze e 7 ragazzi: ho detto “Mi ha scritto Stefania Bassi e mi propone…”, e il titolo del film ha fatto il resto. La classe lo conosceva bene per averlo visto durante un’assemblea di Istituto. Elemento trainante sono state proprio le ragazze, attirate dall’uso del social.
Quale credi che sia il vantaggio principale dell’utilizzo in classe di Betwyll per uno studente e per un insegnante?
Credo che i vantaggi siano diversi e tutti significativi nella pratica didattica. Betwyll rappresenta una sorta di “locus amoenus”, uno spazio/tempo digitale abitato dalla fantasia degli autori, animato dai protagonisti delle loro storie. Si tratta di uno strumento digitale ideale per educare gli studenti e le studentesse all’uso del social: le proposte possono essere declinate anche in funzione di percorsi transdisciplinari (penso alla lettura del Manifesto di Ventotene). Essere parte di una comunità di lettori e scrittori, la necessità di corrispondere a delle regole con un cronoprogramma educano sia lo studente sia l’insegnante.
Durante #FuturaBrindisi, evento promosso dal MIUR nella tua città per stimolare le buone pratiche didattiche digitali, hai presentato ai tuoi colleghi Betwyll e la TwLetteratura come metodo didattico innovativo. Ci puoi raccontare come hai lavorato?
Nell’ambito di “Sail to the future”, la tre giorni di eventi dedicata alla Scuola Digitale e al PNSD tenutasi recentemente a Brindisi, ho tenuto un workshop dal titolo “Come portare il social network in classe e costruire percorsi significativi di cittadinanza digitale”. Dopo una parte teorica introduttiva, ho parlato delle mie esperienze esponendo alcuni risultati raggiunti e ho dedicato a TwLetteratura e a Betwyll la fase del laboratorio proponendo ai presenti di twyllare su carta uno dei canti di #TwInferno. Il metodo TwLetteratura e la sua declinazione nel lavoro quotidiano in classe, anche sul piano della programmazione e della verifica e valutazione delle competenze acquisite, ha destato molto interesse.
Come hanno reagito i colleghi alla tua proposta di twyllare alcuni canti dell’Inferno di Dante Alighieri?
Che dire? Fuori la temperatura saliva verso i trenta gradi, qualcuno aveva già scaricato l’app, qualcuno l’ha scaricata al momento, ho distribuito i fogli per la scrittura dei twyll e sono cominciate le domande. Ho proposto il canto V e ho raccontato come gli studenti sceglievano le terzine da commentare. I colleghi sono stati collaborativi e si sono cimentati, consapevoli che la pratica e la conoscenza approfondita di uno strumento sono la condizione necessaria per portarlo in classe e sperimentarlo. E poi con Dante è stato un po’ come “vincere facile”: la nostra cittadinanza non può non passare dalla Commedia e la divina scrittura dantesca vive e risplende anche nel mondo digitale.
Paola Lisimberti: Ho il privilegio di insegnare, ormai dal secolo scorso. Uno studente mi ha detto: “Lei sa mettersi in gioco”, non saprei ricordare complimento migliore. Mi piace comunicare e sperimentare con gli studenti, scoprire talenti, ascoltare e risolvere problemi. Ho arricchito la mia professionalità con letture ed esperienze come la progettazione PON FSE e FESR e la formazione degli adulti. Sono stata Digital Champion ed ora sono Animatore Digitale: credo nel cambiamento e la modernità non mi fa paura. Insegno al Liceo Scientifico “Ludovico Pepe” di Ostuni (Brindisi).
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