Pavese a New York: con i miei studenti ho sperimentato l’uso di Betwyll per leggere e commentare Cesare Pavese, un modo innovativo per studiare l’italiano.
Studiare italiano twyllando Pavese, con feedback immediati del professore. Su questo ho basato il mio esperimento con gli studenti dei miei due corsi di Italiano durante il semestre primaverile 2018. Hunter è un college, cioè un’università undergraduate che corrisponde grossomodo al primo livello di laurea italiano (anche se, negli USA, la si frequenta dai 18 ai 22 anni). Il college è parte della City University of New York e si trova nell’Upper East Side di Manhattan, poco lontano da Central Park, in una delle zone più newyorkesi per antonomasia, taxi gialli compresi.
L’insegnamento della lingua straniera
In quanto dottorando, la borsa di studio dell’università mi paga le tasse e uno stipendio, in cambio del quale insegno almeno una classe a semestre. Io sono uno studente della Specializzazione in Italiano nel Dipartimento di Letterature Comparate e, in quanto madrelingua italiano, insegno grammatica. Ci sono quattro livelli di corsi: 101 (principiante), 102 (principiante avanzato), 201 (intermedio) e 202 (intermedio avanzato). Durante il mio semestre primaverile, ho insegnato Italiano 101 a 21 studenti e Italiano 201 a 23 studenti, tutti americani. Studiare almeno una lingua straniera è un requisito obbligatorio: gli studenti scelgono italiano per riscoprire le origini della famiglia o perché simile allo spagnolo, molto diffuso.
Betwyll: leggere La luna e i falò e imparare l’italiano
Per gli studenti americani, l’italiano è difficile: ha suoni diversi e tantissime regole (ed eccezioni) da memorizzare. Per questo come insegnanti siamo incoraggiati a usare metodologie che li coinvolgano a parlare per mettere in pratica la lingua. Così, ho deciso di utilizzare Betwyll e per incentivarli ho stabilito che avrei valutato il loro lavoro fino a 10 punti extra-credit, che avrei cioè aggiunto al loro voto finale (dato dai voti degli esami, dei compiti e della partecipazione in classe).
Rispetto a quanto solitamente previsto dal metodo TwLetteratura, gli studenti dovevano leggere soltanto l’inizio del I capitolo de La luna e i falò di Cesare Pavese. Ho poi stabilito, per ognuno dei due progetti, quattro prompt (compiti), che pubblicavo ogni domenica lasciando agli studenti una settimana per completarli: ho usato domande mirate, su grammatica o contenuto, in base ai due programmi delle classi. Ho mantenuto in inglese le istruzioni, mentre i quattro prompts erano in italiano con la precisazione che – se necessario – potevano consultare dizionari e traduttori, anche online, ma che dovevano twyllare solamente in italiano.
Il progetto e le due classi
Nel corso Italiano 101, ho dato agli studenti questi quattro prompts:
- LA FAMIGLIA: Il protagonista parla della sua famiglia. Come si chiamano il suo papà, la sua mamma e le sue sorelle? Lui è stato adottato: come si chiamano in italiano il padre adottivo (stepfather), la mamma adottiva (stepmother) e le sorelle adottive?
- SINGOLARE E PLURALE: riscrivi la seguente frase, trasformando le parole singolari in maiuscolo in plurali e le parole plurali in maiuscolo in singolari. “Ma intorno GLI ALBERI e LA TERRA erano cambiati; LE MACCHIE dei NOCCIOLI sparita, RIDOTTA una stoppia di MELIGA”;
- CULTURA ITALIANA: il protagonista scrive “ci rubavamo la polenta”. Che cosa è la polenta? Scrivi nel tuo twyll una definizione;
- PREPOSIZIONI SEMPLICI E ARTICOLATE: “Io venni su con le ragazze, ci rubavamo la polenta, dormivamo sullo stesso saccone, Angiolina la maggiore aveva un anno più di me; e soltanto a dieci anni, nell’inverno quando morì la Virgilia, seppi per caso che non ero suo fratello”. Quante preposizioni (semplici e articolate) ci sono in questa frase? Scrivi nel tuo twyll l’elenco di tutte le preposizioni.
Con il primo prompt, ho testato sia la comprensione del libro (con le domande sui nomi dei personaggi) sia dei termini per definire i membri della famiglia; il secondo e il quarto sono focalizzati sulla grammatica; il terzo sulla cultura italiana.
Nel corso di Italiano 201, ho dato agli studenti questi quattro prompts:
- GEOGRAFIA: In questo capitolo, ci sono molti nomi di città: Canelli, Barbaresco, Alba. In quale regione dell’Italia e in quale provincia si trovano? Si trovano a Nord, a Sud, a Est, a Ovest o al Centro dell’Italia? Come si chiama la città capoluogo della provincia dove si trovano Alba e Canelli?
- LA CITTÀ E LA CAMPAGNA: Secondo te, la storia è ambientata in città o in campagna? Elenca almeno 4 parole che ti fanno capire se si tratta di città oppure di campagna;
- COSA FARESTI TU? “L’altr’anno, quando tornai la prima volta in paese, venni quasi di nascosto a rivedere i noccioli”. Immagina di essere il protagonista: torni dopo tanti anni a vedere il luogo dove hai vissuto da piccolo. Che cosa faresti? Che cosa penseresti? Rispondi usando il condizionale.
- COSA SI FA? “Su queste colline quarant’anni fa c’erano dei dannati che per vedere uno scudo d’argento si caricavano un bastardo dell’ospedale, oltre ai figli che avevano già”. Pavese descrive qui la situazione dei figli adottivi in Italia negli anni ’20. Cosa si fa oggi, negli Stati Uniti, per adottare un bambino? Rispondi usando SI + VERBO.
Con il primo prompt, ho fatto riflettere sulla geografia di zone meno conosciute; con il secondo, ho testato la comprensione del testo associandola al contrasto città/campagna, centrale in Pavese e in uno dei capitoli del libro di testo; il terzo chiedeva di mettere in pratica il condizionale per parlare di se stessi; il quarto chiedeva di paragonare Italia degli anni ’20 e USA di oggi rispetto al tema dell’adozione dei figli, esprimendosi con la costruzione impersonale del verbo.
Come è andata
Il progetto non era obbligatorio: l’ho proposto a tutti gli studenti con la speranza – largamente confermata – che partecipassero, soprattutto quelli con maggiori difficoltà. Nella classe di Italiano 101 i partecipanti sono stati 15 su 21, per un totale di 72 twylls; nella casse di Italiano 201 i partecipanti sono stati 21 su 23, con 92 twylls.
La partecipazione è stata buona: domande mirate consentono di avere risposte chiare, facili da valutare. Anche gli studenti che di solito in classe rimangono più silenziosi si sono dovuti esprimere in prima persona: ho potuto così valutarne meglio l’apprendimento della lingua. Per alcuni dei prompt (come quello geografico), gli studenti hanno applicato il principio del “learning by doing” (imparare facendo, mettendo in pratica) caro alla pedagogia statunitense. Inoltre, ho potuto focalizzarmi sia sulla grammatica sia su aspetti testuali o culturali, spesso sovrapponendoli. Infine, ho stabilito la tempistica del progetto, lasciando agli studenti un arco di tempo abbastanza lungo per prepararsi adeguatamente a trovare le informazioni richieste e ad elaborarle in italiano: l’uso di Betwyll mi ha permesso di dare loro feedback immediati, praticamente in tempo reale in base alle notifiche ricevute, che gli studenti hanno recepito rispondendo ai miei commenti con altri twyll dove correggevano gli errori o le imprecisioni segnalati.

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