Comunicare l’Europa

A pochi giorni dall’avvio del secondo round di #Ventotene, il progetto di social reading su Betwyll dedicato al Manifesto di Ventotene, abbiamo intervistato Massimo Gaudina, Capo Rappresentanza della Commissione Europea a Milano.

#Ventotene tag cloud

Cultura europea, educazione e social media

In un momento in cui i principi ispiratori dell’Unione europea sono poco riconosciuti, o addirittura messi in discussione, che ruolo può avere l’educazione nella costruzione di un solido sentimento europeista tra le nuove generazioni?

Sensibilizzare i giovani ai risultati positivi del progetto europeo è fondamentale. Guardiamo a come è cambiato il nostro continente negli ultimi 70 anni. Grazie all’Unione europea abbiamo beneficiato del periodo di pace più lungo della storia europea, abbiamo raggiunto un alto livello di prosperità economica, abbiamo uno spazio comune dove i cittadini europei possono circolare liberamente e scegliere dove vivere o studiare, abbiamo norme e diritti comuni per più di 500 milioni di abitanti. Abbiamo vinto molte sfide del passato. È importante che i giovani apprezzino quanto fatto finora e si impegnino affinché l’Europa unita sappia affrontare anche le sfide del futuro. In questo contesto l’istruzione ha un ruolo decisivo nello stimolare l’apertura mentale dei giovani, la loro curiosità e lo spirito di cooperazione. Solo così si superano le chiusure e le tendenze al localismo che ignorano la realtà più grande nella quale viviamo.   

In questo contesto, le nuove tecnologie e i social media possono avere un ruolo a supporto della creazione di una cultura europea nelle scuole e nelle istituzioni?

Certamente. Le nuove tecnologie fanno ormai parte della nostra vita quotidiana e offrono strumenti nuovi per educare all’Europa. Penso a Europa=Noi, un percorso multimediale pensato per gli studenti delle scuole primarie e secondarie italiane.  Questo progetto, promosso dalle istituzioni italiane ed europee, permette di scoprire la storia, i valori, le istituzioni e i programmi europei.

I social media sono diventati rapidamente il canale preferito che i giovani usano per informarsi. La Rappresentanza a Milano della Commissione europea ha realizzato dei brevi video pensati per la diffusione tramite social media. Abbiamo utilizzato questi contenuti per la campagna #UEverofalso, grazie alla quale abbiamo informato sulle politiche europee e sfatato i falsi miti sull’Europa.   

La Commissione Europea riconosce e promuove l’educazione ad un uso consapevole dei social media: quali sono i programmi e le iniziative che sta mettendo in atto a riguardo?

Viviamo in una società sempre più connessa in cui i social media hanno un ruolo fondamentale per la scambio di idee e la formazione di opinioni. È un fenomeno che riguarda tutta la società e i giovani in particolare. Dal 2004 la Commissione organizza la Giornata annuale dell’Internet sicuro, che include eventi d’informazione e sensibilizzazione in più di 50 Paesi in Europa e in tutto il mondo sui rischi di essere online. Nel 2007 la Commissione europea ha sottoscritto un accordo con gli operatori di telefonia mobile sulla protezione dei bambini nell’uso dei telefoni cellulari. In base all’accordo, gli operatori hanno garantito agli adulti un controllo sull’accesso ai contenuti dei figli minorenni e hanno lanciato campagne di sensibilizzazione per genitori e bambini. È stata inoltre creata una classificazione dei contenuti commerciali in base a norme nazionali di decenza e appropriatezza ed è stata avviata una lotta contro i contenuti illegali diffusi attraverso i cellulari.

Nel 2009 è stata la volta di Facebook, Google, Microsoft e delle altre principali piattaforme, con cui la Commissione europea ha sottoscritto un accordo per migliorare la sicurezza dei minorenni online. In base all’accordo è stato attivato un tasto per segnalare abusi e i profili dei minorenni vengono classificati come “privati”, rendendo impossibile compiere ricerche in merito a questi profili. L’accordo prevede inoltre un’età minima, 13 anni, per attivare un profilo social.

Nel 2012 la Commissione europea ha lanciato una strategia europea per un’Internet migliore per bambini e ragazzi, all’interno della quale hanno trovato spazio varie iniziative per promuovere un uso responsabile dei social media e una “alfabetizzazione mediatica” per aiutare i cittadini europei a riconoscere le possibile insidie online. A gennaio scorso la Commissione ha inoltre mobilitato un gruppo di esperti contro le fake news allo scopo di  proteggere i cittadini e i valori europei dalle notizie false diffuse in rete. Il loro lavoro sarà cruciale in questo senso.

Un’Europa più vicina

Viviamo in un contesto storico permeato da un clima di diffidenza nei confronti delle istituzioni. Come possiamo aiutare le nuove generazioni a conoscere meglio le istituzioni europee e il loro ruolo di difesa e tutela di valori importanti come la democrazia e la libertà?

Dobbiamo aiutare i giovani a riavere fiducia nelle istituzioni. È indispensabile, quindi, raccontare le tante cose positive che ha fatto e sta facendo l’Unione europea. Penso alla tutela dell’ambiente, ai diritti dei lavoratori e dei consumatori, ai progressi della ricerca europea, alla competitività delle imprese, alla sicurezza alimentare e tanto altro ancora. Bisogna portare all’attenzione del grande pubblico questi risultati. Iniziative come TwLetteratura vanno nella giusta direzione. Dobbiamo però fare autocritica e capire che molto spesso la nostra comunicazione ha privilegiato il racconto dei risultati raggiunti in maniera asettica e impersonale, forse troppo istituzionale. Non abbiamo saputo come suscitare quella connessione con i cittadini, quel pathos e quell’empatia che sono necessari per superare la distanza con i cittadini e stabilire una vera comunicazione, superando le diffidenze. Dobbiamo spiegare che l’Europa è in realtà vicina alle esigenze dei cittadini e che le politiche europee creano opportunità.

Dalla vostra prospettiva, ci sono differenze nel modo in cui i giovani dei vari Stati membri percepiscono e concepiscono l’Europa?

Sì, ci sono delle differenze ma in realtà sono molti di più i punti che i giovani europei hanno in comune. Condividono aspettative simili sul lavoro, sul futuro e sulla voglia di sfruttare appieno le loro potenzialità. La sfida che l’Europa ha davanti è quella di riuscire a tradurre queste aspettative in concrete opportunità. 

Il nostro progetto di social reading dedicato al Manifesto di Ventotene ha fatto leggere e commentare il testo di Spinelli a studenti e lettori provenienti da tutta Italia. Dai loro messaggi abbiamo ricavato la tag cloud in apertura che riporta i termini più ricorrenti. Possiamo essere ottimisti?

Possiamo e dobbiamo essere ottimisti. È proprio conoscendo la storia dell’integrazione europea, i suoi obiettivi e i suoi risultati che possiamo rafforzare il senso di appartenenza all’Europa. Se abbiamo radici solide, possiamo pensare con fiducia al futuro. È importante però che l’Unione europea non sia lontana dai propri cittadini, ma sappia dare risposte positive e concrete alle legittime esigenze degli europei.

Massimo GaudinaMassimo Gaudina è Capo Rappresentanza della Commissione europea a Milano dal 1° settembre 2017. Negli ultimi otto anni è stato capo dell’unità Comunicazione presso il Consiglio europeo della ricerca (CER) a Bruxelles. In tale veste ha pianificato e coordinato la strategia di comunicazione del CER, promuovendone gli inviti a presentare proposte e le storie di successo. Tra il 2007 e il 2009 ha lavorato presso la direzione generale della Comunicazione della Commissione, dove è stato responsabile dei partenariati con gli Stati membri sulle azioni di comunicazione, del progetto “Spazi pubblici europei” (spazi aperti al pubblico negli edifici della Commissione europea dei vari Stati membri, dove i cittadini possono approfondire le loro conoscenze sull’UE) e delle iniziative rivolte ai giovani e alle scuole. Tra il 2004 e il 2007 ha lavorato presso la rappresentanza della Commissione europea a Roma e, tra le mansioni svolte, ha organizzato le celebrazioni per il 50° anniversario dei trattati di Roma e lanciato lo Spazio pubblico europeo presso i locali della rappresentanza. Ha iniziato a lavorare per la Commissione europea nel 1994 come responsabile della comunicazione e prima di allora ha lavorato come giornalista in Italia.

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