Dopo il successo di #MandamiTantaVita su Betwyll, abbiamo chiesto a Paolo Di Paolo le sue impressioni sul progetto di social reading dedicato al suo libro. Ecco l’intervista.
Per 34 giorni, dal 19 novembre al 22 dicembre, gli studenti di 15 classi di 6 regioni italiane hanno letto e commentato Mandami tanta vita sulla app Betwyll, producendo oltre 4.000 twyll (nell’immagine, le parole ricorrenti nei commenti). Ti aspettavi un coinvolgimento di questo tipo?
No, non me l’aspettavo. La reazione mi ha sorpreso, e mi ha sorpreso anche verificare come per porzioni di testo che io stesso avrei creduto poco “commentabili” c’erano invece osservazioni numerose, acute, spiazzanti. È strano, devo dire: è come radiografare in presa diretta – nella comoda e insieme scomoda posizione dell’autore – i pensieri di chi ti legge. Il più delle volte ti dici che non avresti saputo immaginarli. Il bello è proprio questo.
Il social reading come esperienza di realtà aumentata
Il social reading sfrutta le dinamiche del social networking per attivare una comunità di persone attorno a un contenuto culturale. Quali sono gli aspetti più interessanti di questa pratica per uno scrittore che ha appena visto uno dei suoi libri esserne protagonista?
Per uno scrittore, come dicevo, è l’occasione utile a uscire dalla propria officina per entrare nel cantiere emotivo e intellettuale del lettore. Ma in generale credo che un’esperienza di lettura “capillare” e condivisa come quella proposta su Betwyll offra in sostanza una piccola esperienza di realtà aumentata. Anziché limitarsi a sottolineare, a mettere un’orecchia a una certa pagina, qui il lettore mette su un tavolo comune le proprie impressioni in presa diretta. Dunque il ragionamento sul libro si completa via via che il libro scorre, non è un “a posteriori”, è un “mentre” imprevedibile e spesso illuminante.
La collaborazione con Feltrinelli è stata fondamentale per poter pubblicare il testo del libro su Betwyll. Crediamo che operazioni di questo tipo non rappresentino una minaccia per il mondo editoriale, ma anzi siano un’opportunità innovativa per promuovere i libri, coinvolgere i lettori e far conoscere gli autori. Qual è il tuo punto di vista?
Credo (o spero!) che alcuni fra i lettori che hanno partecipato possano poi avere voglia di acquistare il libro. Dunque si tratta di una specie di “giro di prova” molto stimolante. È chiaro anche che sia per i classici sia per i contemporanei può spingere alla ricerca e all’approfondimento di altre opere dell’autore.
Ed ora qualche anticipazione…
A quali progetti stai lavorando in questo periodo? Puoi anticiparci qualcosa?
Sto lavorando a due libri-conversazione a cui tengo molto, con due protagonisti della cultura italiana. È un genere con il quale ho in sostanza esordito e mi ha dato l’occasione di sperimentare le infinite possibilità del dialogo (come forma di scambio, certo, ma anche di interpretazione critica, di passaggio di esperienza…). Poi arriverà nel corso del 2019, presumibilmente dopo l’estate, anche il nuovo romanzo. L’ultimo, Una storia quasi solo d’amore, è del 2016. È arrivato il momento di tornare alla narrativa.
Paolo Di Paolo è nato nel 1983 a Roma. È autore fra l’altro di Ogni viaggio è un romanzo (2007), Raccontami la notte in cui sono nato (2008), Dove eravate tutti (2011; Premio Mondello, Premio Vittorini). Mandami tanta vita, oltre a essere stato finalista al Premio Strega 2013, ha vinto il Premio Salerno Libro d’Europa e il Premio Fiesole Narrativa Under 40.
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