Grazie alla collaborazione con FRidA – il Forum della ricerca dell’Università di Torino – abbiamo coinvolto nel progetto Eutopia Dystopia un team multidisciplinare di ricercatori, che incontreremo al Polo del ‘900 il 22 novembre. Tutti i dettagli in questa intervista.
Eutopia Dystopia è ambientato in uno scenario futuro distopico in cui, a causa di uno shock energetico, si è perso l’accesso a ogni memoria digitale. Per arricchire e rendere scientificamente verosimile la parte finzionale del progetto, l’artista Inga Gerner Nielsen ha voluto avvalersi della collaborazione di alcuni esperti del mondo accademico. Grazie a voi è stato possibile coinvolgere un team multidisciplinare di ricercatori che stanno collaborando all’elaborazione di questo scenario futuro. Potete presentarceli e raccontarci quali aspetti hanno guidato la vostra scelta?
Di fronte a grandi tematiche e argomenti di attualità, come la riflessione sulle sfide e sul futuro dell’Europa stimolata da questa performance, FRidA cerca di avere un approccio il più possibile multidisciplinare. Questo perché la realtà è complessa di per sé e va mostrata come tale quando si fa comunicazione. Trattandosi di Europa è stato naturale coinvolgere in primis Umberto Morelli, presidente del Centro Studi sull’Europa di UniTo insieme alla collega Marinella Belluati, docente di comunicazione europea. Lo scenario immaginato dall’artista ci ha indirizzato verso esperti che potevano fornire riflessioni su parole chiave come energia, memoria, big data, eredità transgenerazionale e identità europea. Di qui abbiamo deciso di coinvolgere Magda Fontana, esperta in economia della complessità con un focus sul mercato energetico e uno sulle reti della conoscenza in Europa e Stati Uniti; Angela Condello, filosofa del diritto e coordinatrice del progetto “I work, therefore I am (European)”, e Tiziana Andina, esperta di ontologia dell’arte e del sociale con un focus sulla transgenerazionalità. Trattandosi poi di uno scenario immaginato nel futuro – e dato che andare incontro al futuro implica necessariamente far fronte alla crisi climatica in atto – era indispensabile il contributo di Elisa Palazzi, climatologa attivamente impegnata a raccontare la situazione attuale e gli scenari futuri, soprattutto ai giovani.
Il coinvolgimento dei ricercatori nel progetto avrà il suo culmine proprio la sera di apertura della performance Your Past Belongs To Them Now, il 22 novembre. In quest’occasione, il Polo del ‘900 di Torino ospiterà un’edizione speciale di Parla con FRidA. Potete anticiparci qualcosa dell’evento e raccontarci com’è nato questo format?
Prenderemo spunto dalle questioni che emergono dalla performance per riflettere sulla salute dell’Unione Europea, sulle principali minacce alla sua coesione, su cosa vuol dire sentirsi europei oggi, e in che modo potrebbe evolvere la situazione in futuro. Il format nasce dalla volontà di portare FRidA e il suo sguardo multidisciplinare, cifra del progetto, nel mondo reale. Parla con FRidA è pensato come un salotto (il riferimento al divano televisivo di Serena Dandini è assolutamente voluto) dall’atmosfera piacevole e informale dove si chiacchiera di temi importanti e attuali. Se è vero che le tecnologie digitali oggi si sono imposte come i mezzi principali attraverso cui le persone non soltanto si informano e comunicano, ma costruiscono relazioni e condividono esperienze, l’incontro dal vivo acquista nuovo valore perché diventa occasione preziosa per confrontarsi di persona – e direttamente con gli esperti – su questioni complesse e per condividere anche eventuali preoccupazioni e paure.
FRiDA è il Forum della Ricerca di Ateneo dell’Università di Torino. Quali sono i suoi obiettivi e le sue principali attività?
FRidA è il primo portale in Italia dove ricercatrici e ricercatori raccontano in prima persona gli sviluppi del loro lavoro, supportati da una redazione impegnata a promuovere la multidisciplinarietà e sperimentare diversi format: dai Racconti di Ricerca ai podcast (come Prof fantastici e dove trovarli), passando per le Proposte di Lettura e gli eventi rivolti ai cittadini, tra cui il già citato Parla con FRidA. Il tentativo è di proporre un modo nuovo di comunicare gli sviluppi della conoscenza, mostrando la ricerca come un processo continuo e partecipato fatto di formulazione di problemi, ipotesi ed esperimenti, risultati ma anche di criticità ed errori. Lo scopo è valorizzare, condividere e promuovere la partecipazione del territorio sui temi della ricerca scientifica, tecnologica e umanistica. In sostanza FRidA si pone come laboratorio di comunicazione per i ricercatori e allo stesso tempo come risorsa per tutti: cittadini, scuole, istituzioni, imprese e media, perché ciascuno possa prendere parte al progresso scientifico e tecnologico.
Quali sono secondo voi le sfide maggiori della comunicazione della ricerca in Italia in questo momento?
Grazie a diverse azioni intraprese in ambito di Terza Missione, scienziati e ricercatori stanno sempre più uscendo dalle torri d’avorio dell’accademia, e cittadini, enti e istituzioni hanno sempre più occasioni per incontrarli. Si diffonde così la percezione di una ricerca utile e affascinante. Questo però non sempre va di pari passo con la fiducia nel processo scientifico e nei suoi risultati. Quando si parla di questioni controverse – che toccano corde emotive, interessi economici e/o che vengono “inquinate” da notizie errate o fuorvianti – viene a mancare la capacità di giudizio critico, si creano tifoserie e capita che i dati e i fatti scientifici vengano messi sullo stesso piano delle opinioni, complice anche un sistema mediatico che cavalca lo scontro, anche violento. Il tutto viene amplificato dal contesto del Web, che rende la conoscenza da una parte più accessibile e democratica, dall’altra più manipolabile da chi ha interessi di varia natura. A volte poi, anche all’interno della comunità scientifica c’è chi, forte del successo nel proprio campo, si spinge a esprimere opinioni, non supportate da studi scientifici adeguati, anche al di fuori di questo. La sfida della comunicazione della ricerca è allora quella di usare opportunamente i suoi mezzi per consolidare la credibilità della ricerca scientifica e l’autorevolezza della figura del ricercatore, ma anche il suo lato umano, senza mai perdere l’atteggiamento di dialogo e apertura nei confronti dei suoi fruitori.
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Eutopia Dystopia è un progetto biennale realizzato con il sostegno della Compagnia di San Paolo nell’ambito del “Bando CivICa, progetti di Cultura e Innovazione Civica”.
Si ringrazia FRidA – Forum della Ricerca di Ateneo per il coinvolgimento nella promozione del progetto e nell’attività di ricerca.
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