Un’intervista ad Alessandro Bollo, direttore del Polo del ‘900, il centro culturale torinese che dal 22 al 24 novembre ospiterà la performance di Eutopia Dystopia.
Eutopia Dystopia è un progetto che combina social reading e performance immersiva per stimolare una riflessione collettiva attorno al tema dell’identità europea. Il progetto è stato sostenuto da Compagnia di San Paolo nell’ambito del Bando CivICa: quali sono gli aspetti di innovazione civica più interessanti di questo progetto dal tuo punto di vista?
Uno degli aspetti più interessanti del Bando CivICa riguarda l’intenzione di stimolare le istituzioni culturali a pensarsi e agire come ecosistema che può intervenire in modo diretto e rilevante nella generazione di impatti civici. Di impatti, cioè, che contribuiscano a migliorare la qualità della cittadinanza, a rafforzare la partecipazione attiva, il pensiero critico, la cura del patrimonio e dei beni comuni e a migliorare, in ultima istanza, il vivere insieme alle altre persone. Il bando richiede, inoltre, innovazione, ovvero sperimentazione di modelli, approcci, linguaggi che partano dall’ascolto e dall’individuazione di bisogni civici espliciti o latenti e che li traducano in percorsi di capacitazione individuali e collettivi, anche fornendo soluzioni replicabili e scalabili in altri territori e altri contesti. Alcune esperienze particolarmente significative sono la dimostrazione di come l’arte e la cultura possano essere davvero adatte per questo tipo di finalità perché aiutano a eliminare pre-concetti, a superare situazioni non confortevoli e a gestire le molte dissonanze cognitive che i tempi attuali ci obbligano a vivere.
La performance Your Past Belongs to Them Now è una performance site-specific che si svolgerà al Polo del ‘900. Abbiamo scelto questo luogo per il suo ruolo di custode e promotore del patrimonio culturale e della memoria del secolo scorso, pur non essendo uno spazio tipicamente pensato per le arti performative. Perché è importante che gli enti culturali di nuova generazione raccolgano queste sfide?
In realtà il Polo del ‘900 si configura come uno spazio “ibrido”, pensato per mettere in relazione linguaggi diversi con il patrimonio di contenuti, esperienze e competenze degli importanti istituti che si occupano del pensiero del secolo scorso e che nel Polo operano e progettano sperimentando inusuali modelli di collaborazione e di integrazione. L’aspetto intrigante della questione è, infatti, quello di far “reagire” la prospettiva peculiare di un drammaturgo, di uno scrittore, di un graphic novelist, di un performer, di un artista visivo o di uno scienziato con i patrimoni culturali presenti, anche provocando inedite forme di dialogo e confronto con gli archivisti e i bibliotecari e le loro specifiche posture interpretative. Spesso, infatti, si generano produzioni di senso e letture inaspettate e arricchenti per tutti i soggetti coinvolti. È quello che ci aspettiamo anche da Your Past Belongs to Them Now in cui la prospettiva distopica della perdita della memoria e della riattivazione sensoriale coglie in pieno, ancorché metaforicamente, una delle sfide principali della nostra istituzione: quella di riallenare al pensiero critico e alla capacità di utilizzare la memoria come dispositivo di interpretazione e di orientamento che sia in grado di fornire categorie di comprensione della contemporaneità.
A livello europeo quali sono le strategie di audience engagement che si sono rivelate più efficaci per gli enti culturali che operano in questo momento storico?
È una domanda difficile, perché le strade e gli approcci che si stanno sperimentando sono tanti e piuttosto eterogenei. Molte organizzazioni culturali (penso ai musei, alle biblioteche, ma anche ai teatri e agli spazi culturali) si stanno cimentando in tecniche di attivazione che variano dalle forme più blande dei “pubblici collaborativi”, al digital engagement ad approcci di vera e propria co-creazione in cui persone e comunità vengono coinvolte negli aspetti più significativi della produzione culturale. Rispetto a questo ultimo punto stanno crescendo, ad esempio, le esperienze di Young Board, ovvero di gruppi di ragazzi che vengono “internalizzati” all’interno delle strutture partecipando attivamente alla vita culturale dell’ente collaborando nella programmazione, nell’animazione e nella comunicazione.
Nel caso del Polo del ‘900, ad esempio, stiamo portando avanti da tre anni l’esperienza del 900 giovani insieme al Centro Studi P. Gobetti. Si tratta di un gruppo di trenta ragazzi che affianca la Fondazione Polo del ‘900 nelle sue diverse attività: un po’ “amici critici”, un po’ co-progettisti, un po’ ambasciatori, ma soprattutto partecipanti attivi e veri protagonisti del Festival 900 G-Days, interamente ideato e gestito autonomamente dai ragazzi e che si svolge in primavera con cadenza annuale.
L’altro ambito di sperimentazione nell’ambito dell’audience engagement riguarda il mondo del gaming applicato ai processi e alle esperienze culturali. Gli archivi, da questo punto di vista, si candidano a diventare dispositivi di sperimentazione particolarmente promettenti perché sono miniere di informazioni e potenziali narrazioni il cui valore può venire “estratto” – oltre alla modalità classiche della ricerca archivistica – anche attraverso processi di story-doing tipici di alcuni videogiochi. Anche se in forma ancora molto embrionale, si stanno facendo strada, ad esempio, le prime esperienza di escape games a contenuto storico e culturale realizzate in sinergia con archivi, musei e biblioteche. Questi giochi si declinano principalmente nella forma delle escape rooms (luoghi fisici da cui si deve uscire in un arco di tempo fissato superando, attraverso la collaborazione, una serie di prove) e delle escape decks (carte da gioco che consentono sviluppi narrativi attraverso la soluzione di prove ed enigmi).
Queste nuove forme di partecipazione culturale si danno come obiettivo ultimo la crescita della società civile. Seguendo lo spunto di Eutopia Dystopia, da “attivista culturale” come ti immagini il cittadino del 2039?
Impegnato con tutte le sue forze e capacità – da solo e collettivamente – ad affrontare gli effetti del cambiamento climatico che in quel periodo saranno, ahimè, drammatici e speriamo non totalmente irreversibili.
Alessandro Bollo è direttore della Fondazione Polo del ‘900 di Torino. Precedentemente è stato co-fondatore e responsabile Ricerca e Consulenza della Fondazione Fitzcarraldo per venti anni. Dal 2011 ha collaborato alla candidatura di Matera a Capitale Europea della Cultura per il 2019 facendo parte del comitato tecnico e coordinando la redazione del dossier finale di candidatura. È docente a contratto presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e in diversi corsi e master a livello nazionale e internazionale occupandosi di economia e di politiche della cultura, di progettazione e management culturale.
Eutopia Dystopia è un progetto biennale realizzato con il sostegno della Compagnia di San Paolo nell’ambito del “Bando CivICa, progetti di Cultura e Innovazione Civica”. Si ringrazia FRidA – Forum della Ricerca di Ateneo per il coinvolgimento nella promozione del progetto e nell’attività di ricerca.
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